Stati Uniti e i dazi: l’Astigiano teme ripercussioni negative
Continua il braccio di ferro tra Stati Uniti e Cina per la guerra dei dazi mentre l’Europa schiva, almeno per un altro mese, le imposte per l’export di acciaio e alluminio. Una politica economica aggressiva e mirata al protezionismo, quella decisa dal presidente Donald Trump, che inevitabilmente preoccupa i Ventotto dell’Unione, Italia in testa. Sì, perché anche se il provvedimento interessa, per il momento, solo l’acciaio e l’alluminio c’è chi tema che in futuro potrebbe estendersi anche ad altri settori, come quello dell’agroalimentare, il cui valore delle importazioni “made in Italy” ha toccato i 4 miliardi di euro, con una crescita, del 2017, del 6%.
Esportato soprattutto il vino
E il primo, tra i prodotti esportati negli States, guarda caso, è proprio il vino. Anche il tessuto produttivo astigiano segue quindi con la dovuta attenzione l’evolversi della crisi internazionale auspicando una rapida soluzione conciliatoria tra l’Unione Europea e l’America di Trump. In ballo, interessi economici importanti, che superano i sei zeri e che rischiano di essere compromessi, se non nell’immediato, quanto meno nel prossimo futuro.«Nel caso venissero approvati questi dazi è verosimile che a cascata anche altri settori connessi all’esportazione ne risentirebbero, perché coinvolti in un’ “escalation” di misure e contro-misure protezionistiche – osserva Marco Reggio presidente di Coldiretti Asti – Sicuramente i dazi cinesi che vanno a colpire le esportazioni americane di vino avvantaggerà le nostre etichette. Potrebbe aprirsi un periodo interessante per un mercato, come quello cinese, dalla crescita esponenziale e molto interessato ai vini rossi. Restano benefici estemporanei, che rischiano di non portare, alla lunga, a risultati concreti.
Difendere il “made in Italy”
Il rovescio della medaglia, data la crisi tra Usa e Cina, potrebbe essere un afflusso incontrollato di prodotti stranieri sui mercati europei. Su questo sarà opportuno vigilare per difendere il “Made in Italy”. Non a caso da tempo come confederazione ci facciamo portavoci di una petizione a favore dell’etichettatura e della tracciabilità dei prodotti a livello europeo». Stesse considerazioni anche da Dino Scanavino, astigiano e presidente nazionale di CIA: «I dazi voluti dall’amministrazione Trump ci paiono come mere manovre di politica internazionale, più che dettate da necessità economiche. Siamo preoccupati perché l’Europa rischia, dal nostro punto di vista, di rimanere investita in questa politica di dazi e così anche il settore dell’agroalimentare. Serve urgentemente un Governo autorevole che possa avere voce in capito nella contrattazione internazionale e tuteli gli interessi economici dei nostri produttori». La preoccupazione, inevitabilmente, dilaga anche nel comparto produttivo rappresentato dai Consorzi. «Stiamo monitorando la situazione – spiega Filippo Mobrici Presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato – C’è preoccupazione nel comparto anche se per il momento non avvertiamo segnali preoccupanti che ci arrivano da Oltre Oceano. I nostri prodotti stanno conoscendo un periodo fortunato sul mercato americano. La Barbera d’Asti comincia ad essere riconosciuta ed apprezzata così come gli altri vitigni minori. Sarebbe un vero peccato assistere ad un arresto di questa crescita a causa di una politica protezionistica che danneggerebbe entrambe le parti».
Commenti dagli USA
Nel frattempo, da New York, Andrea Faccio referente del settore vino per Confagricoltura Asti e in America da alcune settimane per lavoro assicura: «Al momento gli importatori e i distributori statunitensi, lobby piuttosto influente nel Paese, si dicono tranquilli e relativamente poco allarmati dalla politica del loro presidente. Il vino italiano, e in generale quello europeo, non dovrebbe essere oggetto di dazi. Gli Usa, inoltre, producono ancora una quantità inferiore a quella consumata. Il vino sarà tra le ultime merci toccata da eventuali provvedimenti. Più a rischio altri prodotti come salumi e formaggi e in generale per il settore dell’allevamento, filiera importante anche per l’economia astigiana. Al momento, lo ribadisco, negli States non sembra che la politica di dazi contro l’Europa coinvolgerà il settore agroalimentare». E se da bravi italiani vogliamo guardare al bicchiere mezzo pieno c’è già chi consiglia di cavalcare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti nel mercato cinese, in cui spopolano i vini rossi di primo prezzo o di fascia alta ma anche i vini dolci e leggeri. Una tipologia di prodotto per la quale l’Astigiano, e il Piemonte in generale, può proporsi con importanti e storiche etichette.
Lucia Pignari