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Moncalvo, ultimatum per il Giudice di pace
Attualità

Moncalvo, ultimatum per il Giudice di pace

La sede moncalvese del Giudice di Pace potrebbe essere vicina alla chiusura. Nei giorni scorsi una riunione degli amministratori dei paesi limitrofi ha discusso le difficoltà che seguirebbero a tale decisione, arrivata dal livello nazionale

L’ultima parola non è ancora stata scritta ma potrebbe esserlo a breve. La molto probabile cancellazione dell’ufficio del Giudice di pace potrebbe essere più vicina una volta che sarà aggiornata l’assemblea dei sindaci dei 19 paesi, tra Astigiano e Casalese, che fanno riferimento alla sede posta al primo piazzo del Palazzo Civico. Nella stessa sede, nell’aula consigliare, si è tenuto nei giorni scorsi un incontro che ha visto la presenza di amministratori in rappresentanza di soli dieci centri convocati dalla giudice titolare dell’ufficio aleramico, la casalese Gabriella Falda, con l’intervento anche del presidente del Tribunale di Casale Monferrato, Antonio Morozzo.
Incontro nel quale la maggioranza ha espresso tutte le difficoltà organizzative ed ancor più economiche di fronte ai dettami previsti dal decreto del 7 settembre 2012 che nel determinare la soppressione di 674 sedi a livello nazionale lasciava anche quale unica forma di sopravvivenza dell’ufficio in quei centri in cui gli enti territoriali (quindi Comuni ma anche Unioni collinari o Comunità montane) si sarebbero accollate le spese.

Tutti i costi sostenuti dall’ufficio con la sola eccezione dei compensi del magistrato e la formazione del personale, che verrebbero mantenute dal Ministero. Ulteriori istruzioni in merito sono state fornite a fine febbraio e da qui la convocazione dell’incontro per valutare l’eventuale fattibilità del "salvataggio" della sede di Moncalvo che ha competenza su 19 paesi per circa 16 mila abitanti. I numeri dell’effettiva operatività non sono stati resi noti neppure in questa sede, comunque inferiori rispetto agli scorsi anni. "La presenza dell’ufficio a Moncalvo non ha una grandissima portata ma dà risalto al Comune e può essere un incentivo per il territorio" l’indiretta risposta del presidente Morozzo.

Si sa però che gran parte del lavoro è dovuta dal Consorzio dei Comuni per l’Acquedotto del Monferrato con un centinaio di procedimenti avviati per morosità degli utenti. Aspetto essenziale rimarcato da Aldo Fara, primo cittadino di Moncalvo, ma anche dai colleghi di Penango, Sergio Razzano, e di Odalengo Piccolo, Gabriella Paletti, sono essenzialmente economici. "Spiace che il territorio rischi di perdere un ulteriore servizio con i potenziali utenti costretti a recarsi nelle sedi di Casale, Asti oppure Vercelli. Ma le richieste avanzate dal Ministero risultano inattuabili tanto più con gli stretti vincoli imposti già dagli organismi centrali" precisa Fara.

Secondo le disposizioni ministeriali i Comuni dovrebbero farsi carico del personale che nella pianta organica della sede moncalvese indica due impiegati, anche se attualmente ne è presente una sola con funzione di cancelliere destinata al trasferimento. "I costi dell’ufficio, in termini di utenze, ci sono noti in quanto già ora ce li accolliamo: 8-10 mila euro annui di cui solo 6 ci vengono rimborsati" prosegue il sindaco Fara "per il personale si tratterebbe di stimare altri 80 mila euro, peraltro da assumere in una condizione dove i nostri Comuni non hanno possibilità di farlo, se non nei ruoli eventualmente scoperti e senza sforare la percentuale a bilancio". Per paesi piccoli e con organici ridotti all’osso difficile trovare all’interno di essi personale idoneo da indirizzare al Giudice di pace. Un tentativo si farà con gli amministratori che si aggiorneranno a breve, contando anche sulla presenza di tutti i paesi interessati.

Maurizio Sala

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