“Giorgio Galvagno non può fare il presidente del Gruppo Cassa di risparmio di Asti perché incompatibile essendo padre di un consigliere comunale”: l’attacco arriva dal Movimento 5 Stelle che ha presentato con il consigliere comunale Massimo Cerruti tre segnalazioni al Servizio ispettivo di Bankitalia, alla Fondazione CrAsti (che detiene il pacchetto di maggioranza e che ha indicato Galvagno alla presidenza) e alla Banca di Asti chiedendo in sostanza di verificare la posizione dell’ex sindaco e parlamentare di Asti.
In una conferenza stampa Cerruti e il consulente legale del M5S Alberto Pasta, hanno illustrato i motivi della segnalazione. “Da anni denunciamo il sistema di potere che perpetua se stesso e impedisce a nuove energie e risorse di emergere. Controllare la Cassa di risparmio vuol dire detenere le leve dello sviluppo del territorio, ostaggio di vecchie logiche di partito”. Cerruti spiega di aver segnalato “gravissime irregolarità nella nomina di Galvagno” e di averlo fatto “a tutela dell’Istituto di credito, dei suoi correntisti, dipendenti e azionisti”.
La questione starebbe nel decreto 169 del 23 novembre 2020, a firma dell’allora ministro Gualtieri, che determina il regolamento in materia di requisiti e criteri di idoneità che devono avere gli amministratori di istituti di credito. Il punto è l’art. 13 il quale stabilisce tra le altre che non devono ricorrere le condizioni per cui il componente del Cda sia, al momento dell’elezione, padre di un amministratore pubblico, come ad esempio un consigliere comunale. “E Giorgio Galvagno il 27 aprile scorso, al momento della sua riconferma alla presidenza, rientrava in questa casistica dato che è padre di Marco Galvagno, eletto nelle liste di “Forza Italia con Asti nel cuore” il 28 giugno dello scorso anno” ha spiegato Pasta.
L’incompatibilità, in realtà, si concretizza nel caso in cui il componente del Cda bancario sia un “consigliere indipendente” cioè, secondo Pasta, senza incarichi esecutivi, come è un presidente del Cda. ”La direttiva Ue recepita dal decreto del governo italiano non lascia dubbi – sostiene Pasta – Da anni denunciamo l’occupazione della Banca da parte della Fondazione. Ora si arriva a nominare un presidente in aperto contrasto con la normativa: la stessa norma prevede che gli organi competenti ora valutino se la situazione è sanabile e come, può anche darsi che l’incompatibilità sia già stata risolta, ma secondo noi la Banca deve avere un presidente che non rimanga impigliato in simili vicende”. Conclude Cerruti: “La Banca è da anni governata dallo stesso sistema di potere e i risultati si vedono: il territorio è in forte ritardo, mancano nuove occasioni di sviluppo”.