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I mille interrogativi sul futuro Assedio di Canelli

In molti si chiedono: «Come si chiamerà la manifestazione e chi la organizzerà?»
La notizia, proclamata in forma teatrale in occasione di Canelli città del Vino, del via libera all’organizzazione dell’Assedio 2026 ha incassato il plauso di tutta la cittadinanza. Da anni si attendeva quello, che senza ombra di dubbio, è l’evento più amato dalla comunità locale. 

Ci sarebbe, in verità, un problema di marchio, perché, oggetto di mille polemiche, “Assedio anno 1613” è stato registrato dal Regimento Croce Bianca. C’è stato per caso qualche accordo? «Non ne sappiamo nulla, nessuno ci ha contattato – ha risposto il presidente Valerio Iaboc – Noi siamo sempre disponibili a collaborare con tutti, ma penso che faranno come per la Stracanelli: lo chiameranno “Circondiamo Canelli” o qualcosa di simile. I giochi di parole pagano fino ad un certo punto. Per fare una manifestazione che porta in città 40 mila persone ci vuole ben altro».

E’ anche una questione logistica: «L’Assedio è una cosa seria, un evento realizzato da una macchina complessa. Noi abbiamo in magazzino 700 vestiti, le stoffe utili a realizzarne tanti altri, i progetti di sicurezza, una coreografia che coinvolge la città e tanto altro. E’ assurdo pensare di mettere in un campo dieci figuranti armati di archibugi, spade e picche e credere che sia l’Assedio di Canelli. Essendo stato interrotto nel 2017 per rimetterlo in piedi ci vorranno almeno due anni e tante risorse economiche».

«E’ stata una “boutade” detta per coprire il fiasco di Canelli Città del Vino – taglia corto dalla minoranza Annalisa Conti (foto) – Negli anni scorsi sono stati venduti molti più calici e domenica non c’era nessuno in giro. Possiamo dire che è stata una “notte bianca” carina. Per l’Assedio abbiamo assistito ad una “sceneggiata”. Non abbiamo compreso cosa vogliano fare. Titoloni sui giornali e poi sugli stessi, pochi giorni dopo, la smentita: “non lo organizzerà il Comune ma un gruppo di volenterosi”. Bisogna essere seri, ci sono una tradizione ed un’immagine da rispettare».

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