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I modelli idrogeologici per salvare le città
Attualità

I modelli idrogeologici per salvare le città

Dopo venti anni dal tragico evento del 1994 sono state realizzate molte delle opere di mitigazione previste e il livello di conoscenza della pericolosità di fenomeni naturali, quali alluvioni, frane,

Dopo venti anni dal tragico evento del 1994 sono state realizzate molte delle opere di mitigazione previste e il livello di conoscenza della pericolosità di fenomeni naturali, quali alluvioni, frane, valanghe ed altri è notevolmente aumentato ed è in continua e progressiva evoluzione anche grazie alla maggiore informazione e alla sensibilizzazione delle popolazioni colpite. Tuttavia non sempre l'informazione tecnica specialistica trova facilmente spazio nel dibattito pubblico.

Per questo abbiamo sentito Paolo Arnaud, ingegnere idraulico astigiano, uno dei maggiori esperti sul campo che la Regione possa vantare.
«Oggi – spiega l'ingegner Arnaud – disponiamo di strumenti di valutazione della pericolosità idraulica assai più sofisticati che non nel 1994. Il progresso nel campo della modellistica idrologica consente di valutare nei modelli di calcolo i diversi fattori di carattere morfologico, geologico, dell'uso del suolo e di saturazione dello stesso per eventi meteorici pregressi, per cui la riproduzione numerica del processo afflussi-deflussi risulta assai più aderente alla realtà; l'evoluzione dei modelli idraulici numerici consente di simulare assai correttamente il deflusso di piena, e la propagazione della stessa verso valle; il progresso nella qualità del rilievo topografico consente di meglio descrivere la morfologia degli alvei e delle interferenze al deflusso, pertanto i risultati della modellistica idraulica sono notevolmente più aderenti alla realtà. Grazie a questi progressi i recenti e modelli idrologici e idraulici effettuati sui bacini e corsi d'acqua colpiti dall'alluvione del 1994, costruiti e calibrati nell'ambito degli studi idraulici per l'Adeguamento dei Piani Regolatori al P.A.I. hanno consentito di individuare con buona precisione le aree di maggior pericolosità, e di classificare meglio il territorio a rischio nell'ambito delle previsioni di piano».

Certo bisogna subito sgombrare il campo dall'idea che tutti gli eventi siano prevedibili. Ma specie i centri più colpiti dall'alluvione del 1994, Asti e Canelli, ora dispongono di questi studi, che hanno consentito di individuare i criteri di mitigazione del rischio da adottare nei Piani Regolatori attraverso i "Cronoprogrammi " di interventi o di norme da osservare in caso di edificazione.
«Nell'ambito degli studi geologici e idraulici ? ha continuato Arnaud – sono state indagati tutti i corsi d'acqua, per individuare le aree a rischio di esondazione, fin dal 1996, per quanto riguarda il Comune di Asti compresi i corsi d'acqua non interessati dall'evento alluvionale, ma che, in caso di piena, tuttavia possono produrre seri danni come il Versa e il Rilate. A seguito di queste analisi, anche negli anni precedenti l'entrata in vigore del P.A.I., si sono individuate delle misure di salvaguardia e degli interventi di mitigazione del rischio, che a livello comunale sono stati prescritti in campo urbanistico nei "Cronoprogrammi" di interventi.

Così è nato il per la Città di Asti il Cronoprogramma, redatto in tre fasi, dal 1999 al 2003, che ha individuato gli interventi di mitigazione del rischio soprattutto sui corsi d'acqua non oggetto di interventi da parte di Enti sovracomunali ma realizzabili a livello comunale: ne sono un esempio gli interventi individuati sul torrente Versa e sul rio Rilate. Per i corsi d'acqua per i quali non erano disponibili né rilievi topografici né modelli idraulici, furono date delle prescrizioni relativi ai necessari approfondimenti di carattere geologico e idraulico, propedeutici all'utilizzo urbanistico del territorio».

Lodovico Pavese

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