Con l'ennesimo naufragio a pochi giorni dal Natale e il parto di una giovane donna nigeriana su una nave della Guardia Costiera, i media sono tornati ad occuparsi degli sbarchi degli immigrati in
Con l'ennesimo naufragio a pochi giorni dal Natale e il parto di una giovane donna nigeriana su una nave della Guardia Costiera, i media sono tornati ad occuparsi degli sbarchi degli immigrati in fuga da mezzo mondo e in arrivo dalla Libia. Mentre fino all'anno scorso vi era una "stagione" degli sbarchi, nel 2014 questo periodo dura ininterrottamente da marzo. Lo conferma il dottor Paolo Ponta, vice prefetto vicario (ora con le funzioni di reggente della Prefettura di Asti) che si è occupato fin da subito di questa che, da emergenza, si è trasformata ben presto in normale amministrazione. Asti, in questo fenomeno e in questa movimentazione umana di proporzioni gigantesche, ha avuto un ruolo di primo piano sull'organizzazione delle persone che venivano destinate sul suo suolo: gruppi di 25 persone ogni 400 arrivi in Piemonte.
Alla data data del 30 novembre erano 530 i profughi giunti ad Asti; di questi, ne sono rimasti 185; ad accoglierli sono state soprattutto strutture diocesane che hanno messo a disposizione comunità, ex canoniche ristrutturate, ostelli per pellegrini o immobili in disuso come Villa Quaglina a San Marzanotto, trasformata in pochi giorni in un "hub" dei profughi, ovvero un centro di prima accoglienza dalla quale poi ripartivano identificati, visitati, rifocillati e rivestiti. La gestione della loro quotidianità è affidata alla Caritas Diocesana, al Consorzio Coala, all'associazione Albero della Vita, a quella Basso Monferrato Astigiano, alla cooperativa Senape e alla Cooperativa Leone Rosso, queste ultime due realtà non astigiane ma provenienti da Casale e da Aosta.
Quotidianità che è fatta non solo di letti, cibo e vestiti, ma anche di check up medici (con grande collaborazione e aiuto da parte di Croce Rossa Italiana e Asl) e poi di regolarizzazione della loro identità e prenotazione ai colloqui con la Commissione Territoriale che deve accettare o respingere la loro richiesta di status di profugo. Nell'attesa vengono offerte assistenza legale, psicologica, sanitaria, corsi di alfabetizzazione: un "pacchetto" importante, che lo Stato ripaga con una diaria di 30 euro al giorno a profugo ma che, con la scadenza di domani, 31 dicembre, si avvia ad un futuro molto incerto. Dal 1° gennaio, infatti, Mare Nostrum non sarà più attivo. E dunque, cosa sarà dei profughi oggi accolti nelle strutture?
«Abbiamo ottenuto rassicurazioni sul prosieguo del finanziamento dell'assistenza a queste persone ? risponde il dottor Ponta ? La proroga varrà fino a che non sarà riconosciuto lo status di ognuno di loro da parte della Commissione Territoriale di Torino. Potranno essere riconosciuti "rifugiati" veri e propri ? spiega il vice prefetto vicario ? oppure "aventi diritto alla protezione sussidiaria"». Le Commissioni sono state potenziate per dare risposte più celeri, ma certo si parla ancora di almeno sei mesi/un anno prima di riuscire a smaltire tutti i colloqui. E, soprattutto, i profughi continuano ad arrivare, incessantemente. Solo qualche giorno fa, alla vigilia di Natale, ne sono arrivati altri sei. Un momento di passaggio comune a tutti i profughi è quello in cui subentra la noia dell'attesa della definizione del loro status.
Uomini giovani e adulti abituati a lavorare come bestie e a non risparmiarsi per mantenere la famiglia che improvvisamente non hanno nulla da fare per giorni, settimane, mesi. «Fra i primi atti del nuovo anno ? interviene su questo ancora il dottor Ponta ? vi sarà la proposta di protocolli d'intesa con le amministrazioni e gli enti pubblici per l'impiego dei profughi in attesa di giudizio da parte della commissione, in lavori volontari socialmente utili. Non costeranno nulla alle casse pubbliche, se non la copertura assicurativa, e sarà per gli immigrati un modo per imparare nuovi mestieri, per impiegare utilmente il tempo e per restituire un po' di quella solidarietà che l'Astigiano, con il suo invidiato modello di accoglienza diffusa, ha saputo esprimere».
E, in momenti di forti tagli ai bilanci pubblici, la presenza di questi migranti diventa una importante risorsa per il territorio. Una "grande avventura" quella degli arrivi dei profughi, che ha cambiato la loro vita ma ha anche cambiato gli astigiani che hanno voluto misurarsi con questo fenomeno e hanno imparato il senso dell'accoglienza.
Daniela Peira