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«I ragazzi "iper connessi" non sanno più gestire un colloquio faccia a faccia»
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«I ragazzi "iper connessi" non sanno più gestire un colloquio faccia a faccia»

Non solo truffe, estorsioni e diffamazione. L'uso improprio da parte dei ragazzi di quel rivoluzionario e utile strumento quale è il web può anche provocare conseguenze a livello psicologico e

Non solo truffe, estorsioni e diffamazione. L'uso improprio da parte dei ragazzi di quel rivoluzionario e utile strumento quale è il web può anche provocare conseguenze a livello psicologico e relazionale. Ma mentre nel primo caso i giovani conoscono "nome e cognome" dei pericoli, riguardo al secondo dimostrano poca consapevolezza.
E' quanto emerge dall'analisi dei primi dati del sondaggio promosso dall'Unicef provinciale nelle scuole astigiane di ogni ordine e grado, inserito nell'ambito del progetto "Attenzione a non cadere nella rete" e attuato in collaborazione con l'Istituto di ricerca e di individual psicologia "Adler" di Torino.
«I questionari compilati che abbiamo raccolto – spiega Gloria Fasano, psicoterapeuta, membro dell'istituto "Adler" e presidente provinciale dell'Unicef – sono 5mila, contenenti 60 domande differenziate a seconda dell'età. Per quanto riguarda le scuole dell'infanzia erano compilati dai genitori, mentre in tutti gli altri casi, dalle elementari alle superiori, dai ragazzi in classe. Ora all'istituto "Adler", incaricato di elaborare i risultati, abbiamo cominciato ad analizzare le risposte. Certo, sono risultati parziali, ma comunque utili a rilevare alcune tendenze. O, come si dice nel gergo statistico, alcune mode».
Le domande erano variegate, e chiedevano ad esempio quali mezzi tecnologici vengono utilizzati e se prevedono anche la navigazione su internet o programmi di chat e messaggistica.

I primi risultati
«Quello che si può già dire – afferma Fasano – è che le conseguenze di un uso improprio del web non sono più solo pericoli per così dire "concreti", come truffe ed estorsioni, che i ragazzi dimostrano di conoscere bene. L'uso esagerato da parte dei ragazzi dei social network e della messaggistica per comunicare, di cui alcuni genitori cominciano a lamentarsi, provoca infatti un analfabetismo relazionale di cui sono peraltro inconsapevoli. La conseguenza è che non sanno più affrontare una comunicazione faccia a faccia, sia essa formale o informale. Non conoscono le regole base per una comunicazione di primo approccio, dal rispetto dei tempi del dialogo all'uso del tono corretto, fino all'utilizzo della gestualità opportuna. Inoltre, abituati a comunicazioni stringate e superficiali, non sono più in grado di esprimere sentimenti profondi, di parlare di sé e delle proprie emozioni. Una situazione che può portare alla nascita di vere e proprie patologie che sfociano nel cyberbullismo e nello stalking».
Gli psicoterapeuti hanno anche cominciato ad analizzare le risposte date dai ragazzi sul perché si collegano spesso ad internet. «Da questo punto di vista – sottolinea – è emerso che postare messaggi sui social network è legato al fatto che hanno bisogno di essere riconosciuti, perché, come dicono loro, "se non sei conosciuto non sei nessuno". Ma mentre in passato essere famosi a scuola era legato al saper fare qualcosa, ora è questione di pura visibilità. Da questo punto di vista riconoscono che i contatti sui social network non sono amicizie, ma li ritengono comunque fondamentali per essere noti». Al proposito si è formata una "spaccatura" a livello di piattaforma usata: i ragazzini delle scuole medie continuano a prediligere Facebook, quelli delle superiori stanno migrando su Istagram per soddisfare una esigenza tipica della loro età, ovvero quella di far parte di un gruppo che però non sia troppo di massa (come è ormai Facebook), in modo da non rischiare di diventare conformisti.
Gli altri bisogni espressi dai ragazzi sono poi quello di rimanere sempre in contatto con gli amici sui social per condividere opinioni e per non venire esclusi da eventi e iniziative (come le feste) – di cui ormai si viene a conoscenza solo più tramite il web e non più di persona – e per evitare il senso della noia.

Il convegno
Una volta elaborati, tutti i risultati verranno illustrati nel corso di un convegno promosso dall'Unicef, ad ingresso libero e gratuito, in programma venerdì 20 novembre dalle 8.30 alle 16.30 al Teatro Alfieri. Previsti numerosi interventi sul tema da parte di esperti qualificati. Tra questi, Mauro Ozenda, consulente informatico ("Cittadini digitali: come proteggere e tutelare la propria identità digitale e reputazione on line"); Monica Senor, avvocato del Foro di Torino ("Minori in rete: opportunità e rischi da un punti di vista legale"); Lino Grandi, psicoterapueta e direttore scientifico istituto Adler (Lectio magistralis dal titolo "Bisogno di riconoscimento, validazione dell'immagine di sé e costruzione dell'identità"); Francesca Di Summa (psicoanalista, presidente dell'istituto di psicologia individuale Adler ("Preadolescenza ai tempi di internet: genitori davanti al baratro del vuoto"). A seguire interverranno Gloria Fasano, che presenterà i risultati della ricerca; Piero Baldovino, presidente dell'associazione nazionale "Mani colorate" promotrice del progetto "Informi@moci" (vedi box accanto); ed Ezio Cardinale, Sovrintendente della Polizia postale.

Elisa Ferrando

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