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«I tagli alla Sanità astigianaun’assurdità che non accetteremo»
Attualità

«I tagli alla Sanità astigiana
un’assurdità che non accetteremo»

Gli astigiani non staranno zitti e non chineranno la testa davanti alla riforma della Sanità (leggi tagli su servizi d’eccellenza e una cinquantina di posti letto in meno) che la Giunta regionale

Gli astigiani non staranno zitti e non chineranno la testa davanti alla riforma della Sanità (leggi tagli su servizi d’eccellenza e una cinquantina di posti letto in meno) che la Giunta regionale di Chiamparino ha deliberato per cercare di ottimizzare i costi del settore. La volontà di reagire è emersa chiaramente durante le oltre 4 ore di Consiglio comunale aperto di mercoledì sera durante il quale sono stati tanti gli interventi, tecnici e politici, utili a spiegare i motivi per cui il taglio alla Sanità astigiana non solo è illogico ma creerebbe un effetto domino devastante sulla salute dei cittadini. «Si tratta di una delibera che lede il diritto alla salute e non ci accontenteremo di avere piccoli ritocchi – ha spiegato Brunella Cartasegna, rappresentante del Comitato dei cittadini a difesa dell’ospedale – Per questo abbiamo già raccolto migliaia di firme, tra cui quella del vescovo Ravinale. E’ chiaro che non ci fermeremo qui».

Sandro Longu, dipendente Asl al reparto di Pneumologia del Massaia, ha parlato in rappresentanza del neo comitato dei lavoratori della sanità astigiana. «Ad Asti l’incidenza di posti letto è la più bassa che c’è e quindi chiediamo che ci venga presentato un Piano sanitario per capire dove sono le spese, considerando che da anni abbiamo una Sanità che succhia risorse nel Torinese». Per Beppe Barolo, commissario vicario dell’UDC, «ancora una volta Asti deve soccombere a logiche regionali irricevibili e per questo occorre una mobilitazione di piazza come mai è avvenuta». Il dottor Claudio Lanfranco (Lilt) ha esordito citando la Bibbia: «Signore abbi pietà di loro perché non sanno quello che fanno. In questa delibera si capisce che i costi non possono essere ridotti in questo modo. Si riducono i posti letto nella città del Piemonte che già ne ha meno – ha poi aggiunto spiegando tutto ciò che Asti rischia di perdere – Vogliamo una risposta tecnica e non un mercanteggiamento».

Anche la dottoressa Maria Luisa Amerio (Dietologia Asl) ha messo in evidenza quella che sarà la ricaduta negativa sulla salute dei cittadini. «Un ulteriore ridimensionamento trasformerà gli astigiani in cittadini di serie B e il Piano porterà ad un declassamento dell’ospedale che, ricordiamolo, è una struttura nuova. Ci spieghino dov’è il risparmio a non considerare gli investimenti fatti: chi farà i servizi territoriali o a domicilio attualmente esistenti? Verranno da Alessandria? Non credo proprio».
Roberto Marasso, medico di famiglia, ha ricordato che «qualunque tentativo di ridurre ulteriormente i posti letto o i servizi sanitari sarebbe un disastro per le famiglie considerato che già molti parenti di anziani o ammalati sono costretti a diventare piccoli infermieri. Questa delibera è una provocazione è dev’essere combattuta». Il fatto che la salute non abbia colorazioni politiche l’ha detto Sergio Didier, segretario provinciale della CISL.

«Come sindacato siamo d’accordo ad individuare gli sprechi e combatterli, ma l’ospedale di Asti non è tra questi. Adesso chiediamo un confronto  serio atto a cancellare le parti che vanno cancellate». Valerio Tomaselli (dell’associazione sindacale ANAAO) ha posto una questione non di poco conto: «Se si tolgono i servizi ad Asti non necessariamente i pazienti andranno ad Alessandria perché potranno anche decidere di farsi curare in Lombardia o in strutture private». La ricaduta negativa di ulteriori tagli è stata evidenziata da Barbara Tinello (Funzione Pubblica CGIL) che ha ricordato come, negli anni, «è già stato ridotto e riorganizzato ciò che poteva essere ridotto. Oggi non c’è più nulla da tagliare e forse sarebbe il caso di aprire un tavolo di crisi per il sistema sociale». Al Consiglio aperto è stata sottolineata, in maniera critica, non solo l’assenza in aula dell’assessore regionale Saitta ma anche del direttore generale dell’Asl AT, Galante e del consigliere regionale PD, Ferrero.

Presente, invece, il consigliere regionale del PD Angela Motta che ha spiegato alcuni inquietanti aspetti relativi alla delibera votata in Giunta. «L’assessore Ferrero era a Roma quando è stata approvata quella delibera mentre io l’ho letta sullo Spiffero – ha spiegato confermando quanto già dichiarato altrove, ovvero che la decisione è stata presa senza consultare gli unici due rappresentanti astigiani in Regione – Se mi chiedete quale sia la logica di questo Piano posso rispondervi che la logica non c’è». Il consigliere ha anche ricordato che la riforma è stata fatta affidandosi alla consulenza dell’Agenas e che, a redigerla, sarebbero stati un tedesco, uno svedese e un italiano. «Il mio ruolo in maggioranza è quello di acquisire tutte le informazioni possibili per dire alla Giunta quali siano le illogicità della delibera» ha poi aggiunto Angela Motta.

Davide Bono, consigliere regionale del M5S, ha invece evidenziato la grossa carenza che c’è stata non confrontandosi con il territorio: «La Giunta Chiamparino ha deciso di presentare una delibera che non passa dal Consiglio regionale; Asti ha un ospedale nuovo, Biella pure, e vengono panalizzati rispetto a strutture vecchie. All’epoca di Cota abbiamo contestato la logica ragionieristica dell’allora assessore Monferino ma Saitta sta facendo la stessa cosa». Alla fine del Consiglio è stato votato, all’unanimità, un ordine del giorno nel quale i consiglieri chiedono al sindaco Brignolo di presentare celermente ricorso al TAR contro la delibera ma anche di sostenere la raccolta firme dei cittadini affinché, insieme ad altri territori, si possa promuovere un referendum abrogativo regionale.

Altra richiesta fatta è quella di convocare al tavolo di discussione sulla Sanità, che affiancherà le istituzioni locali nella trattativa regionale sul Piano sanitario, oltre agli enti locali, l’Ordine dei Medici, i Comitati di cittadini che si sono costituiti in difesa dell’ospedale e le associazioni di volontariato che quotidianamente si adoperano presso le nostre strutture sanitarie. L’amministrazione comunale ha anche deciso di organizzare una decina di pullman che da Asti porteranno cittadini, politici e rappresentanti delle associazioni a protestare a Torino davanti al Consiglio regionale. «Questa delibera è figlia di un’applicazione ragionieristica e dell’idea che i tecnici siano meglio dei politici – ha commentato il sindaco Fabrizio Brignolo – Non illudiamoci che i conti complessivi cambino ma dobbiamo cercare di far capire che possiamo ottenere gli stessi risultati tenendo ad Asti quasi tutto quello che c’è».

Riccardo Santagati

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