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Attualità
Protesta contadina

I trattori tornano in piazza: «In un anno non è cambiato nulla»

L’associazione Agricoltori Autonomi sta facendo di nuovo riunioni fra gli agricoltori in vista di una nuova mobilitazione a gennaio.

A gennaio gli agricoltori tornano in piazza a protestare a bordo dei loro trattori.
E’ passato poco meno di un anno da quando migliaia di coltivatori europei, italiani e piemontesi, avevano levato alta la loro voce con presidi e cortei nelle città con i loro mezzi di lavoro, per rivendicare una politica di sostegno al comparto in grande sofferenza. Tante visite dei politici ai presidi, tante promesse, tanti ordini del giorno di solidarietà, ma, dopo un anno, torneranno a protestare.
«Di concreto non è stato fatto quasi nulla – spiega Gabriele Ponzano, portavoce dell’associazione Agricoltori Autonomi – Qualche piccolo aggiustamento sulla Pac, ma stiamo parlando di inezie».
Entrando nel dettaglio dello “scollamento” quotidiano fra quello che le leggi consentono e quello che la lavorazione della terra impone.
«Qualche esempio? In Piemonte, tanto per restare sul locale, il gasolio agricolo a prezzo agevolato che viene ritirato dopo il mese di novembre di ogni anno viene sottratto al totale del fabbisogno dell’anno successivo. Ma un’annata come questa, che ha ritardato di un mese e mezzo le lavorazioni autunnali, mette in ginocchio le aziende agricole che hanno preparato i terreni da novembre in poi intaccando pesantemente la disponibilità futura del 2025. E se non possiamo agire sul clima e sull’andamento delle stagioni, questo ostacolo di pura burocrazia potrebbe essere risolto in pochissimo tempo».
Altro esempio? «Abbiamo un calendario annuale anche per lo spandimento dei liquami sui terreni. Con il clima di quest’anno erano autorizzati quando ha sempre piovuto e chiusi quando finalmente si poteva andare in campo. Siamo sempre lì, una questione di norme e regolamenti che non tengono conto dell’estrema flessibilità del tempo e delle lavorazioni che gli agricoltori decidono di giorno in giorno, a volte anche la mattina per il pomeriggio».
Ma se questa continua battaglia con la burocrazia logora, è un altro il punto fondamentale che non ha trovato alcuna risposta durante quest’anno.
«Non è stato fatto nulla per l’adeguamento dei prezzi che abbiamo chiesto per la nostra sopravvivenza. Non c’è stata alcun adeguamento dei costi di produzione molto più alti di quanto ci vengono riconosciuti – spiega ancora Ponzano – E questa non è cosa di poco conto. Perchè noi, sia chiaro, non siamo qui a chiedere un aumento dei prezzi per guadagnare di più ed arricchirci; la gente deve sapere che chiediamo prezzi più alti per sopravvivere, perchè non possiamo permetterci, come nessuna azienda al mondo peraltro, di vendere a prezzi inferiori ai costi di produzione».
Con un messaggio anche ai consumatori che riguarda i prodotti e i cibi che importiamo dall’estero.
«Da noi in Italia ed Europa dobbiamo coltivare in modalità sempre più green e sostenibili ma queste garanzie non esistono per la gran parte dei prodotti importati che contengono, tanto per dirne qualcuna, carne contenenti estrogeni ed antibiotici o soia Ogm. Senza parlare dei trattamenti con molecole da noi vietate e all’estero invece consentite. Chiediamo – sottolinea Ponzano – di essere trattati alla pari e l’anno scorso, oltre alle proteste, abbiamo anche avanzato proposte. Mai accolte».
Nei giorni scorsi è stato fatta una riunione a Rocchetta Tanaro e per gennaio è prevista un’altra manifestazione nazionale in vista, anche, delle nuove norme sulla Pac europea che dovranno essere approvate in primavera.

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