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Il benvenuto in città nel nome di Venanzio Malfatto

Inaugurata ufficialmente la rotonda di ingresso nella zona ovest intitolata allo storico astigiano

Dopo una “partenza falsa” durante il periodo del lockdown, sabato scorso la rotonda Venanzio Malfatto ha vissuto la sua inaugurazione ufficiale.
La rotonda è la prima che si incontra quando si arriva nell’area urbana di Asti, da corso Torino, angolo con corso Ivrea e corso XXV Aprile. Quella con la fontana di vetro al centro.
Un luogo simbolico, all’ingresso di quella città che Malfatto ha immortalato in numerosi libri prevalentemente fotografici per restituire alle generazioni la storia del luogo in cui vivono o vivranno.
Presenti alla piccola cerimonia la moglie, Sofia Giannandrea e i figli Maurizio con Gabriella e Claudio con Monica. La sua famiglia, quella che lo ha visto passare anni chino sopra libri, documenti storici, giornali locali di ogni epoca, per dare una storia ad ogni via, piazza, palazzo, personaggio di Asti.
Il sindaco Rasero ha ribadito la linea della sua amministrazione nell’intitolare vie, piazze e rotonde: «Pur riconoscendo la grandezza e l’importanza di personaggi di fama mondiale, preferiamo fissare nei luoghi il ricordo di personaggi astigiani, in modo che la memoria di ciò che hanno fatto per la nostra città non venga dimenticato».
La proposta è arrivata dal regista Livio Musso, anch’esso grande appassionato di storia locale il quale, presente all’inaugurazione, ha tratteggiato la vita di Malfatto.
«Insegnante prima in alcuni paesi della provincia e poi alla scuola media Brofferio, Venanzio Malfatto ha avuto l’intuito di tramandare la memoria di una città che cambiava, e anche velocemente. Rimangono pietre miliari i suoi libri sulle cartoline, sulla storia del Palio, sulle vie e sulle piazze con la raccolta della biografia di ogni “intestatario”. Malfatto non era solo un ricercatore di storia locale di primo livello – ha proseguito Livio Musso – ma era così convinto dell’importanza del lavoro che stava facendo per le generazioni future, che ha sempre lavorato molto anche alla divulgazione del risultato delle sue ricerche».
Molto tenero il ricordo di Maurizio che ha ammesso: «Finchè è stato vivo, per noi era solo papà. Solo dopo ci siamo resi conto dell’importanza del lavoro che lo aveva assorbito per tutta la vita e ne siamo molto orgogliosi. Il nostro ricordo, in casa, è il ticchettio senza fine della Lettera 35 sulla quale scriveva i testi che poi mia madre correggeva scrupolosamente. Tenendo conto che tutte le ricerche che ha fatto ai suoi tempi, non potevano contare nè sulle informazioni on line, nè su foto digitali, nè sui testi scritti a computer.
Ripensandoci ora, la straordinarietà del suo lavoro risiede anche negli strumenti con i quali ha portato avanti la sua grandisima passione».
Venanzio Malfatto era nato nel 1930 e ci ha lasciati nel 2007.

(Foto Ago)

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