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Attualità

Interrogazione di Noi per Asti:
«Su Palazzo Alfieri nessuna strategia»

«Quello che mi fa più impressione è che sono 20 anni che se ne parla; 20 anni durante i quali abbiamo pagato qualcuno che ha fatto o rifatto dei lavori. Io mi chiedo quale privato accetterebbe di

«Quello che mi fa più impressione è che sono 20 anni che se ne parla; 20 anni durante i quali abbiamo pagato qualcuno che ha fatto o rifatto dei lavori. Io mi chiedo quale privato accetterebbe di ristrutturare casa per 20 anni. Neanche Palazzo Alfieri fosse stato Versailles si sarebbero dovuti protrarre così a lungo i lavori di ristrutturazione». L'avvocato Federico Garrone, neo consigliere comunale del gruppo Noi per Asti, commenta così il motivo per cui ha presentato al sindaco e all'assessore alla cultura un'interrogazione sulla casa natale di Vittorio Alfieri. «Per tre volte ci è stato detto che stava per essere aperto, ma poi non è successo – continua il consigliere di minoranza – Abbiamo ristrutturato il fuori, e ora? Come sarà gestito? Quanto costerà? Come sarà promosso, considerando che abbiamo 7/8 musei aperti, anzi mini musei, affidati ad associazioni diverse che, magari, seguono logiche gestionali differenti?».

Il consigliere di Noi per Asti, nella sua interpellanza, ha lanciato la provocazione di dare ospitalità temporanea al museo alfieriano in uno dei tanti contenitori vuoti della città, fino a quando non sarà riaperta al pubblico la casa originale. «E' stata una provocazione, ma il problema degli edifici abbandonati, o di cui non sappiamo che fare, esiste, anche se non vedo grosse soluzioni a riguardo. Durante la scorsa campagna elettorale tutti, da destra a sinistra, annunciavano che bisognava intervenire al più presto, così come su Casa Alfieri. Ora sono passati quattro anni, e l'ospedale è ancora lì, come gli altri contenitori vuoti». Per Garrone, Palazzo Alfieri non deve diventare un «sepolcro imbiancato», ma essere una location viva, perché deve stare economicamente sul mercato «in un momento in cui i soldi sono pochi e quei pochi che abbiamo, dobbiamo spenderli bene».

r.s.

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