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Attualità

«Il contagio da Covid 19 sia certificato come “infortunio sul lavoro” per le Oss delle case di riposo»

Il ritardo nel fare i tamponi a tappeto sui lavoratori delle strutture ha fatto in modo che alcuni siano a casa in mutua e altri in infortunio pur avendo contratto lo stesso virus

Problema diffuso su tutto il territorio

Portacomaro, Cinaglio, Rocchetta Tanaro, Moncalvo: sono solo alcune delle case di riposo assurte alle notizie di cronache per i primi casi di contagio e per situazioni di forti criticità dovute alle assenze per malattie degli operatori socio sanitari, per numero di ricovero (e purtroppo anche di decessi) degli anziani ospiti.

Ma dai sindacati arriva una dichiarazione poco confortante: quegli stessi problemi rilevati per alcune case di risposo, sono invece diffuse in quasi tutte le Rsa che soffrono per questioni connesse alla gestione del contagio.

A spiegare bene è la Cisl Fp Alessandria-Asti, attraverso la voce del segretario generale Sergio Melis e di quello provinciale Alessandro Delfino.

La denuncia più forte riguarda il ritardo nel rilevamento della positività Covid delle lavoratrici, dei lavoratori e degli ospiti delle strutture sociosanitarie.

«Il ritardo nei tamponi discrimina lavoratori e lavoratrici»

«Questo ritardo sta provocando una situazione di discrimine immotivato tra lavoratori sottoposti a tampone e quelli no, con la conseguenza del mancato riconoscimento dell’infortunio per questi ultimi. Infatti – proseguono i due sindacalisti Cisl – come specificato nell’ultima circolare Inail, il contagio da Covid 19 è riconosciuto come infortunio sul lavoro solo se il risultato del tampone è positivo. Dunque tutti quei lavoratori contagiati a cui non è ancora stato fatto il tampone e dunque non sono stati “certificati” positivi (e nella nostra provincia sono tantissimi) stanno utilizzando lo stato di malattia Inps per essere retribuiti sebbene non sia questo l’istituto contrattualmente e normativamente corretto».

Per questo motivo Cisl Fp Alessandria Asti chiede nuovamente i tamponi per tutti i lavoratori del settore in modo da garantire un trattamento equo e uguale per tutti in caso di positività.

Un invito a pensare alla “Fase 2”

«Occorre poi anche ragionare nella prospettiva della ripresa conseguente al calo della fase acuta dell’emergenza. Sarà necessario prevedere una fase di sanificazione generalizzata, appositi istituti di tutela e sostegno del reddito per eventuali situazioni di sofferenza e un vero cambiamento per quanto riguarda il nostro modo di tutelare la salute».

I sindacati unitari scrivono a Prefetto e Commissario Asl

Che le case di riposo siano delle “sorvegliate speciali” anche sindacalmente lo dimostra un altro appello arrivato questa volta dalle tre confederazioni: FP Cgil, Cisl FP e Uil FPL di Asti che chiedono al Prefetto e al Commissario Asl di intervenire per garantire la salvaguardia dei pazienti e del personale delle case di riposo del territorio provinciale.

«Sull’esempio di alcuni interventi già effettuati –scrivono i sindacalisti – ad esempio presso le case di riposo di Tonco e Portacomaro, vengano estese a tappeto gli interventi di pulizia e sanificazione straordinari, tamponi e monitoraggio da parte di personale sanitario, medici e infermieri. A questo – concludono – si aggiunta la ricerca di tutte le possibili modalità per il reperimento di personale, soprattutto di Oss visi i numerosi casi di positività riscontrati nelle varie case di riposo». (foto di repertorio)

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