Struggente il selfie che è a corredo di questo articolo: è l’ultimo scattato insieme prima del ritorno di Svetlana in Ucraina. Già, perchè mentre molte persone stanno fuggendo dal paese in guerra lei, che quando è scoppiata si trovava da due giorni in Italia, dal marito Aldo Marchisio, sindaco di Pino d’Asti, ha scelto di tornare su. Perchè? Perchè non può lasciare sole la madre e la nonna, entrambe anziane, senza patente e con bisogno di cibo e cure.
Avevamo già raccontato il suo arrivo in Italia con il figlio: arrivati da turisti, dopo due giorni si sono ritrovati profughi. Il figlio ha raggiunto l’Islanda dove ha già ottenuto un permesso di soggiorno da rifugiato.
Svetlana, invece, armata di un coraggio cento volte più grande del suo peso, ha affrontato il ritorno nella sua Novomirgorod, nel centro del Paese.
«L’ho accompagnata in questo viaggio terribile – commenta il marito Aldo – Da Malpensa in aereo a Budapest, poi di lì in treno verso il confine, altro tratto in taxi e poi a piedi verso l’ultima stazione per rientrare in Ucraina». Lì, dopo un giorno e una notte passati in piedi, si sono salutati. Aldo è tornato a Pino, lei ha ancora viaggiato un giorno cambiando altri treni e recuperando la sua auto con la quale ha raggiunto casa.
«Là i russi non sono ancora arrivati, ma scarseggiano cibo, medicine, internet va a singhiozzo. La paura è tanta, temono i bombardamenti e vige il coprifuoco dalle 20 alle 6 del mattino successivo: luci spente, finestre coperte, illuminazione pubblica disattivata. Non si può uscire, ci sono drappelli, anche di giorno, di miliziani che controllano le strade. L’aria che si respira – dice ancora Aldo – è di attesa di qualcosa nel giro di pochi giorni. E non è qualcosa di buono».
Nel suo viaggio a ritroso, Svetlana ha trovato treni pieni zeppi di persone e non tutte cercavano di uscire dal paese. Anzi.
«Sono persone che arrivano dalle zone più colpite dalla guerra – ha spiegato Svetlana – i più disperati che non emigrano perchè non hanno amici o parenti che possano accoglierli. Così vagano da una città all’altra, fra quelle ancora risparmiate dalle bombe, sperando di trovare rifugio. E soprattutto lavoro. Perchè ora il problema grande è che in tantissimi hanno perso il lavoro e non hanno più soldi per vivere. Girano disperati da una città all’altra bivaccando nelle stazioni».
Una scelta sofferta, quella di lasciare un posto sicuro come l’Italia per tornare nel paese sotto le bombe.
«Io non ho paura di andare a casa mia – ha detto Svetlana salutando – Ho paura di non riuscire a tornare in Italia. Se Putin dovesse vincere, non potremo più muoverci liberamente, anzi.».
Per questo quel selfie alla frontiera è struggente oltre misura.
Galleria
Prezioso regalo
- Redazione