Anche il secondo Asti Pride, che si è svolto sabato pomeriggio, 16 luglio, per le vie del centro storico, è stato un momento di rivendicazione dei diritti civili e contro ogni discriminazione che ancora colpisce la comunità LGBTQI. Un corteo multicolore che si è incamminato dai giardini pubblici di corso alla Vittoria alle 17 per poi attraversare il centro di Asti tra piazza Alfieri, corso Alfieri, piazza San Secondo, piazza statuto, via Cavour, corso Einaudi, corso Savona fino a piazzale Traghetto dove si sono tenuti i discorsi finali.
In testa alla sfilata, la madrina Vladimir Luxuria che è stata molto disponibile con tutti coloro che le hanno chiesto un selfie in ricordo della giornata, e l’attore Paolo Camilli, protagonista venerdì sera allo spazio Kor dello spettacolo “L’amico di tutti” e a sua volta testimonial del Pride di Asti.
Al loro fianco Patrizio Onori, presidente dell’associazione Asti Pride, Arianna Franco (Nuovi Diritti Cgil Asti), Oriella Bolla (Agedo) e gli altri volontari che hanno lavorato sei mesi per giungere all’atteso evento. Nessun politico ha presto parte ufficialmente al corteo, perché nessun partito è stato invitato dagli organizzatori.
Da segnalare, però, la presenza in forma privata, prima dell’avvio del corteo, del sindaco Maurizio Rasero e la partecipazione a tutta la sfilata degli assessori comunali Giovanni Boccia e Paride Candelaresi, ma anche dei consiglieri comunali Elisabetta Lombardi, Michele Miravalle, Roberto Vercelli, Mario Malandrone, Vittoria Briccarello (tra gli organizzatori del Pride) e Mauro Bosia.
Il corteo, animato anche da alcuni carri, è stato seguito dagli astigiani che, memori del primo Pride, già sapevano che sarebbe stato colorato, divertente, molto pop, ma senza alcun tipo di volgarità gratuite come invece si aspettavano che ci fossero i detrattori della manifestazione. Tutto è andato liscio, non ci sono stati problemi né al corteo, né all’arrivo vicino al campo da Rugby del Tanaro.
Così le migliaia di persone che hanno preso parte al Pride, giovani, anziani, famiglie tradizionali e arcobaleno, coppie LGBTQI e anche molti bambini, hanno lanciato un messaggio inequivocabile: i diritti civili devono essere garantiti a tutti indipendentemente dall’orientamento sessuale, ma occorre subito intervenire per fermare ogni prevaricazione e violenza, verbale o fisica, di stampo omofobico.
Concetto ribadito anche da Vladimir Luxuria poco prima di incamminarsi lungo le strade del centro storico in testa al corteo quando ha spiegato perché sia importante organizzare dei Pride anche in città di provincia e nel solo nelle metropoli: «Ho organizzato il primo Pride a Roma nel 1994 – ricorda – e all’epoca ci si chiedeva se fossi riusciti a farlo perché i Pride venivano organizzati a Parigi, Londra e New York e non si pensava che fosse possibile farlo anche a Roma. Lo abbiamo realizzato ed è stato un grande successo. Ma perché i Pride devono avvenire solo nelle grandi città? Io penso che sia ancora più importante farli nelle cittadine più piccole perché dobbiamo assicurare anche al ragazzo adolescente che vive nella provincia di Asti di non sentirsi obbligato a lasciare il proprio paese per il proprio orientamento sessuale. Ogni piccola cittadina deve dimostrare di dare piena cittadinanza a ogni suo singolo concittadino».
Messaggio poi rimarcato da Paolo Camilli che ha aggiunto come sia l’empatia il segreto per essere l’amico di tutti e quindi per poter accettare chiunque, indipendentemente dall’orientamento sessuale.
Patrizio Onori, al termine del corteo, è stato molto più diretto nello spiegare la situazione in cui vive la comunità LGBTQI, anche ad Asti, facendo nomi e cognomi dei politici, nazionali e locali, accusati di essere “nemici”: «Da questa città e dalle altre che ospitano i Pride deve rinascere la Resistenza perché quella che stiamo vivendo e una vera e propria guerra dove ci sono aggrediti e aggressori – commenta Onori – Una guerra che ha lasciato e continua a lasciare morti e feriti sul campo e che ha come principale arma l’odio che si esprime nelle forme più bieche e indegne».
Il presidente di Asti Pride ha quindi contestato le posizioni politiche di Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Maurizio Gasparri e Simone Pillon che, per vari motivi, sono contro la concessione di maggiori diritti per i cittadini che appartengono alla comunità LGBTQI (dal DDL Zan, al matrimonio paritario fino all’adozione per le coppie omogenitoriali). Ma il presidente di Asti Pride ha chiamato in causa due politici astigiani: il sindaco Maurizio Rasero e l’ex vicesindaco, oggi assessore alla Sicurezza, Marcello Coppo.
«Coppo ha avuto il coraggio di sostenere, alcuni mesi fa, che l’identità di genere è un capriccio – ha spiegato Onori dal camion del Pride – Rasero, invece, ha tentato tutti i modi per mettere i bastoni fra le ruote al percorso che abbiamo fatto oggi. Rasero ha usato il Patrocinio del 2019 solo per farsi selfie e alimentare i propri profili su Facebook».
Sul camion del Pride hanno poi preso la parola gli altri organizzatori, ma anche una giovane afghana che ha spiegato la sua diretta esperienza tra diritti negati e soprusi subiti.
[foto Billi e Ago]