Cerca
Close this search box.
coris sito
Attualità
Cultura

Il Covid zittisce i cori astigiani

Non solo per l’impossibilità di provare da un anno a questa parte, ma anche perchè sono composti da molti anziani che non torneranno più a cantare

Lo spettacolo e la cultura, anche quelli amatoriali, sono in sofferenza da un anno e fra le varie “anime” di questo mondo ce n’è una dalla forte connotazione sociale. Parliamo dei cori, una realtà che nella sola provincia di Asti raccoglie oltre 500 persone comprese le compagini alpine. Senza contare i tantissimi cori parrocchiali di ogni dimensione.
Da un anno non c’è un solo coro che abbia ripreso a fare le prove con l’unica eccezione di qualche sporadico evento nell’estate, all’aperto, approfittando di una tregua della pandemia. E questo si sta rivelando una “pandemia sociale” per la maggior parte dei coristi.
Il perché lo spiega Marco Rosso, di Corsione, consigliere per la provincia di Asti dell’Associazione Cori Piemontesi.

Marco Rosso

«La maggior parte dei cori è composta da persone anziane per le quali cantare insieme è non solo un’occasione culturale, ma soprattutto sociale e anche una terapia antinvecchiamento. Come sappiamo tutti sono anche le persone più esposte al contagio e questo ha fatto sì che interrompessimo ogni tipo di prova».
Provare un canto è un esercizio vocale in cui è fondamentale la vicinanza fisica dei coristi. E, se ci si pensa bene, un coro è un classico esempio di assembramento improponibile in questo momento di emergenza sanitaria.
«Si è anche pensato ad un’alternativa “digitale” con prove in streaming – prosegue Rosso – ma servono strumenti tecnologici di una certa qualità per arrivare ad una qualche utilità musicale e, soprattutto, vista l’età della maggior parte dei coristi, è una tecnica alla portata di pochissimi». Così stop alle prove che, per tantissimi coristi, si è trasformato in un addio al coro. «Un po’ perché sono invecchiati di un altro anno, un po’ perché purtroppo si sono ammalati o, peggio, sono mancati, un po’ perché non troveranno più la voglia di impegnare il proprio tempo nelle prove, il risultato sarà una perdita importantissima per i nostri cori. Si prospettano delle fusioni per poter continuare a cantare quando si potrà». Un patrimonio di persone, musica, tradizione popolare e socialità che ne uscirà sicuramente con le ossa rotte. «Ma non sconfitto – conclude Rosso – perchè la nostra coralità che sta soffrendo il distanziamento è pronta e compatta nello spirito per la ripresa seppure in scenari molto diversi da quelli ai quali siamo abituati».

 

Creano anche un piccolo indotto economico

Lo stop della coralità piemontese, non è solo una questione sociale, musicale e culturale, ma anche economica. Pur essendo tutti i coristi dei volontari che cantano per puro spirito di divertimento, il loro insieme forma una “massa critica” che riesce a muovere anche una micro economia da rispettare.
Intanto perché molti cori investono parte delle offerte che ricevono in micro progetti solidali locali, soprattutto nei piccoli paesi. E poi perché ogni volta che si spostano per fare un concerto, i cori si portano dietro un bel numero di persone, fra accompagnatori e simpatizzanti che si trasformano in visitatori e turisti pronti a spendere nel luogo in cui si tiene l’evento. Il tutto si moltiplica quando si tengono i raduni di più cori, un tipo di evento molto diffuso e praticato prima della pandemia.

 

I primi concerti avranno la Siae pagata dall’ACP

In questi giorni, proprio per venire incontro al settore, l’Associazione Cori Piemontesi ha intensificato le riunioni con tutte le sezioni regionali e ha raccolto le problematiche di tutti i cori legati al rischio di perdere una consistente parte di coristi. Dal suo canto, l’ACP ha già messo in pista il progetto “Concerti della rinascita” che prevede, al primo concerto del 2021, quando si terrà, un rimborso di 100 euro e il pagamento della Siae a tutti i cori iscritti.

Riunione in videoconferenza di tutti i consiglieri ACP

 

Il mancato compleanno del Coro Amici della Montagna

Il 2021 era l’anno del 70esimo compleanno del coro più longevo dell’astigiano e il secondo del Piemonte, il coro “Amici della Montagna Cai Asti”. Il programma dei festeggiamenti era stato predisposto nei particolari, presentato da me che sono il direttore da vent’anni e condiviso da tutto il direttivo; l’organizzazione sarebbe partita proprio nei primi mesi del 2020 così da essere ben preparati per l’appuntamento del 2021. Poi, la catastrofe! E’ arrivato lui, il coronavirus a scombinare i piani. Sospesi i concerti, sospese le prove, questo ormai da un anno e questo per tutte le corali. Cantare con le mascherine a un metro e mezzo di distanza uno dall’altro è una cosa ridicola che va contro il principio del canto corale e che in ogni caso rappresenta sempre una percentuale di rischio soprattutto per il fatto che il coro è composto prevalentemente da anziani ultraottantenni. Cosa capiterà quando potremo riprendere le prove? Pur non avendo la sfera magica a disposizione non è difficile intuire che alcune delle persone più anziane potrebbero non avere più la possibilità di tornare a cantare e a fare concerti e i più giovani potrebbero non aver maturato il giusto attaccamento al coro e potrebbero ritenersi liberi dall’impegno. Il rischio di una riduzione di elementi c’è e visto che questa situazione appartiene a molte formazioni vocali non è escluso che per rimanere in vita si finisca di andare verso una fusione di corali, sperando di poter ancora mantenere viva l’identità di “coro anziano”.

 

 

 

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Scopri inoltre:

Edizione digitale