NellAlto Astigiano è una modalità di impiego dei richiedenti asilo politico già sperimentata con ottimi risultati. Ora approda anche nel capoluogo con un progetto congiunto presentato ieri
NellAlto Astigiano è una modalità di impiego dei richiedenti asilo politico già sperimentata con ottimi risultati. Ora approda anche nel capoluogo con un progetto congiunto presentato ieri (lunedì) dal sindaco Brignolo, a nome del Comune di Asti capofila e coordinatore delliniziativa. Per iniziare, saranno 25 i profughi che, se si offriranno, potranno svolgere lavori di pubblica utilità a titolo totalmente volontaristico. Quello di far passare il tempo fra un colloquio ed un altro alle commissioni che devono accettare o respingere le richieste di asilo politico, è il principale problema dei tanti profughi, la maggior parte dei quali molto giovani, riferito a chi si occupa di loro e alle autorità che, di tanto in tanto, fanno loro visita.
In fuga dai loro Paesi, molti di loro hanno completato i cicli di studi superiori e hanno conseguito lauree mentre altri erano già entrati nel mondo del lavoro nella loro patria o in altre nazioni verso le quali erano migrati prima degli sconvolgimenti politici ed economici che li hanno spinti a fuggire in Europa. «Un peccato tenere tante professionalità inattive – ha detto il sindaco Brignolo – La formula del tirocinio di formazione consente loro di potersi muovere e fare qualcosa, imparando e perfezionando qualche mestiere. Inoltre hanno stimoli in più per uscire dalle strutture di accoglienza e per imparare meglio litaliano, favorendo così un percorso di integrazione più diretta. Per il Comune e gli altri enti coinvolti significa offrire servizi e lavori che, altrimenti, non potrebbero permettersi di pagare. Sia chiaro – ha sottolineato ancora Brignolo – che nessuno vuole sfruttare questi ragazzi e nessuno li obbligherà mai a fare qualcosa per la città se loro non lo hanno volontariamente deciso. Ma sono stati loro stessi a chiedere di poter fare qualcosa, per restituire anche un po di quellaccoglienza ricevuta in Italia».
Per questa fase iniziale del progetto sono state previste 25 richieste di adesione volontaria da parte dei profughi: 10 per Comune e Asp e 5 per lAtc, lAgenzia che gestisce le case popolari di Asti e provincia. I ragazzi non percepiranno alcun compenso per il lavoro che presteranno e agli enti costerà solo lassicurazione obbligatoria in caso di infortuni, la dotazione di dispositivi di sicurezza e un corso di formazione. «Non solo è uniniziativa che ricadrà su tutta la collettività, ma consentirà a questi ragazzi di avvicinarsi di più alle comunità locali» ha detto Paolo Boccardo, consigliere Atc accompagnato dal direttore Alessandro Lovera che anticipa che i 5 profughi assegnati allagenzia verranno divisi in due squadre per piccole manutenzioni edili dei tanti condomini popolari, tinteggiature di palizzate e ringhiere, risistemazione di giardini e aree verdi.
Prevalentemente occupati in lavori di manutenzione delle aree verdi e del decoro saranno quelli in carico al Comune di Asti mentre lAsp pensa di impiegarli nelligiene urbana, soprattutto nello spazzamento. «I profughi non ruberanno il lavoro a nessuno perchè quello che andranno a fare è in aggiunta alle mansioni dei dipendenti e ai capitolati di appalto delle cooperative che lavorano per Comune, Atc e Asp» hanno chiarito il sindaco e lassessore Piero Vercelli che ha già avviato fra i gestori che si occupano dei 400 profughi nellAstigiano una ricerca di adesioni al progetto di volontariato.
Daniela Peira