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Giorno del Ricordo 2023
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«Il giorno del Ricordo ripercorre pagine molto dolorose della storia dell’Italia»

Celebrata la ricorrenza in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata. A portare la testimonianza anche Ernesta Mosso, cugina dell’astigiano Luigi Biora, catturato nel 1945 e poi ucciso

«Come rappresentanti dello Stato abbiamo voluto organizzare un evento che serva a ripercorrere, a vantaggio delle nuove generazioni, pagine molto dolorose del passato dell’Italia, ancora oggi trascurate dai libri di storia».
Così il Prefetto Claudio Ventrice è intervenuto, ieri mattina (venerdì) nel salone consiliare della Provincia, alla cerimonia svoltasi in occasione del Giorno del Ricordo. Istituita dalla legge 92 del 2004, la ricorrenza è volta a ricordare la tragedia delle vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre di Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
Ad organizzarla la Prefettura in collaborazione con la Provincia, l’Ufficio scolastico territoriale e l’Israt.
All’evento, condotto dal giornalista Beppe Rovera, hanno preso parte le massime autorità provinciali, insieme ad alcuni componenti della consulta provinciale degli studenti e ad una rappresentanza di alunni degli istituti superiori Castigliano, Giobert e Penna.

Le parole del Prefetto

«Riaffiora oggi una memoria straziante, dilaniante, sottaciuta per oltre 60 anni”, ha esordito Rovera. “Parliamo di 20mila Italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe dalle milizie del maresciallo Tito alla fine della seconda guerra mondiale, e dell’esodo forzato di oltre 300mila nostri connazionali dalle ex province italiane. Storie di ferocia, di innocenti sepolti vivi e di vittime mai identificate».
Dopo il saluto del presidente della Provincia, e sindaco, Maurizio Rasero, il Prefetto Claudio Ventrice ha ricordato, nel suo intervento, le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che anni fa ha definito «crimine orribile» i massacri delle foibe perpetrati dalle forze comuniste legate a Tito.
«Come rappresentanti dello Stato – ha sottolineato ancora il Prefetto Ventrice – abbiamo voluto organizzare un evento che serva a ripercorrere, a vantaggio delle nuove generazioni, pagine molto dolorose del passato dell’Italia, ancora oggi trascurate dai libri di storia».
Ventrice ha poi sottolineato l’importanza di mantenere vivo il ricordo di tutte le vittime delle persecuzioni, affinché le loro sofferenze «servano a farci riflettere sulla necessità di continuare a lottare contro ogni forma di intolleranza», esprimendo l’auspicio che «il ricordo, anche il più doloroso, possa diventare seme di pace e di crescita civile».

La testimonianza di Ernesta Mosso

Presente in sala anche la signora Ernesta Mosso, cugina di uno dei 20mila italiani vittime della tragedia delle foibe: l’astigiano Luigi Biora, originario di Moncucco Torinese, catturato nel 1945 dagli uomini di Tito e poi ucciso, al quale nel 2012 è stata conferita la Medaglia commemorativa quale riconoscimento del sacrificio offerto alla patria.
«Sono l’ultima rappresentante della famiglia – ha spiegato la signora Mosso – e sento il dovere di ricordare il caro Luigi in occasione di appuntamenti come questo. Mio cugino è stato definito disperso, ma successivamente abbiamo avuto la certezza che era stato gettato nelle foibe. Non abbiamo nemmeno potuto seppellirlo e non abbiamo mai saputo nulla di più. Nel mio cuore serbo ancora il ricordo dell’ultima, piccola, foto che ci aveva mandato prima di essere ucciso, su cui aveva scritto: “Arrivederci a presto”».

I contributi di Mario Renosio e Andrea Rocco

La cerimonia è proseguita con i contributi di Mario Renosio, direttore scientifico dell’Israt, e di Andrea Rocco, responsabile della rete museale e curatore scientifico della Fondazione Asti Musei. Nello specifico, Renosio ha proposto un approfondimento che, partendo dal contesto di riferimento, ha analizzato le complesse vicende del confine orientale, descrivendo l’evoluzione storica di una situazione che ha avuto esito solo nel 1975 con la stipula del Trattato di Osimo. Andrea Rocco, appartenente ad una famiglia di esuli, ha invece ripercorso le vicende del padre e dei nonni, che nel 1947 lasciarono Rovigno d’Istria.
Grande interesse è stato manifestato dai ragazzi, che hanno dato vita ad un vivace dibattito con i relatori.

Fotogallery a cura di Maria Grazia Billi

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