Laboratorio a Montafia
Ci volevano la pace delle colline e la grande passione di un ragazzo per le chitarre&co per far rinascere strumenti musicali sui quali il tempo ha lasciato i segni.
Montafia può ben essere orgogliosa di avere fra i suoi concittadini uno dei pochissimi restauratori formati ad arte per realizzare restauri su strumenti a pizzico.
Ha appena 27 anni
Un piccolo laboratorio come liuteria e un’età, 27 anni, spesa in buona parte per specializzarsi e poi affinare una vera e propria arte. Questa la storia di Antonio Marchese che, con un diploma in tasca da perito informatico all’Artom di Asti, ha scelto di seguire la sua passione per gli strumenti musicali, soprattutto la chitarra. Da ragazzino il suo sogno era quello di diventare un musicista professionista ma quando si è reso conto che quella non sarebbe stata la sua vita, ha voluto inseguire una strada che lo portasse comunque a vivere nel mondo musicale attraverso la costruzione, la cura e il restauro degli strumenti a pizzico.
Sei anni di studio
Ha frequentato per 4 anni la Civica Scuola di Liuteria di Milano (nel Museo della quale è esposta una perfetta riproduzione di una ghironda realizzata da Marchese) e poi altri due anni di corso di restauro, il tirocinio nella bottega di un maestro, Enrico Bottelli di Voghera e il grande salto di poche settimane fa: un laboratorio tutto suo a Montafia dove costruire le chitarre che portano la sua inconfondibile firma.
Perchè Antonio, di mestieri in realtà ne fa due in unoi: costruisce chitarre classiche nuove e restaura quelle moderne e quelle antiche (insieme a mandolini, arpe, mandole). Con qualche incursione anche nelle chitarre elettriche.
Strumenti “su misura”
C’è molto di artistico nelle sue giornate in laboratorio, soprattutto quando realizza chitarre nuove “su misura”. «Le persone pensano che una stessa chitarra vada bene a chiunque – spiega Marchese – invece varia se è destinata ad uomo o una donna, ad un ragazzino o un adulto fino ad adattarla alla lunghezza di braccia e dita del proprietario».
E per essere ancora più preparato alle richieste dei suoi clienti, il giovane liutaio di Montafia sta prendendo lezioni di chitarra classica da un insegnante. «Questo mi serve per comprendere meglio quando i clienti mi parlano di impugnature, di sonorità, di maneggevolezza dello strumento».
Legni anche dai boschi intorno a casa
Grandissima e meticolosa la ricerca dei materiali che vengono usati sia per i nuovi strumenti che per i restauri, con una sezione di laboratorio dedicata all’invecchiamento e alla stabilizzazione del legno. «E qualche volta, il legno arriva anche dai boschi che mi circondano».
Per realizzare una chitarra classica nuova, partendo da zero, ci vuole circa un mese: una grande quantità di ore di lavoro che vengono siglate con la sua etichetta interna e la “rosetta” sul foro di risonanza della cassa armonica. Quella coroncina realizzata con un micromosaico di legni di essenze diverse è la sua firma.
Fra gli esemplari più originali cui sta lavorando vi è una mandola del ‘700, unica al mondo.
“Anamnesi” di uno strumento
«Ogni volta che ricevo uno strumento da restaurare realizzo una serie di foto e di indagini preliminari che raggruppo in una relazione – spiega Marchese – La stessa relazione conterrà tutte le fasi di avanzamento del restauro fino al risultato finale. Quella relazione accompagnerà sempre lo strumento».
Indagini preliminari che comprendono, ad esempio foto ai raggi Uv per ricercare particolari materiali usati in restauri precedenti oppure foto in tecnica RT con fonti luminose diverse. Marchese è stato il primo ad utilizzare questa tecnica fotografica su strumenti da restaurare. E, per conoscere lo stato della cassa armonica, ricorre ad un endoscopio con telecamerina per “guardare senza toccare”.
Per ulteriori info liuteriamarchese@gmail.com