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Il Movicentro di Asti riaprirà ospitando un nuovo ristorante orientale

L’Asp ha trovato un imprenditore disposto ad accollarsi lavori per 50.000 euro, ma scoppia la querelle sulla destinazione sociale “mancata”

Se non ci saranno i piatti tipici del nostro territorio, come già capitava in passato in un precedente ristorante “self service”, aperto in quei locali, ci saranno i profumi dell’involtino primavera o i sapori del sushi ad accogliere coloro che transiteranno nel Movicentro. Chiuso a tempo indeterminato dal 31 marzo 2023, il Movicentro sarà finalmente riaperto e al suo interno ospiterà un nuovo ristorante, questa volta cinese o comunque orientale. L’Asp sta predisponendo il contratto e l’imprenditore che ha preso in affitto i locali (665 mq di spazio commerciale più ulteriori 50 mq di magazzino) si accollerà lavori straordinari per circa 50.000 euro a fronte di un canone mensile di circa 1.400 euro.

L’imprenditore della ristorazione cinese, già titolare di altri locali in Liguria, è stato l’unico a rispondere alla seconda manifestazione di interesse pubblicata dall’Asp nel tentativo di trovare una nuova destinazione d’uso a quegli spazi. In passato c’erano stati contatti con il Politecnico di Torino che sembrava interessato ad aprire, nell’edificio, un suo dipartimento, ma alla fine non si è giunti ad un accordo. Per l’amministrazione comunale era necessario che l’Asp trovasse qualcuno che affittasse i locali del piano superiore, prima di riaprire la struttura oggetto di atti vandalici e dove più volte le forze dell’ordine sono dovute intervenire per controlli straordinari. Non a caso l’assessore alla Sicurezza Luigi Giacomini ha anche annunciato alcuni lavori per l’installazione di nuove telecamere anticrimine nell’immobile che saranno collegate alla sala operativa della polizia municipale.

Ma senza l’investimento di un privato, disponibile ad affittare lo spazio commerciale, il Movicentro sarebbe rimasto chiuso. Certo, l’annuncio che sarà aperto l’ennesimo ristorante cinese non è stato accolto con grande entusiasmo da parte di chi pensava che quell’area potesse diventare una vetrina di prodotti tipici del territorio, oppure un luogo a vocazione sociale. «Peccato che tutti coloro che ora contestano l’arrivo del nuovo ristorante non hanno mai risposto alle manifestazioni di interesse, né si sono mai proposti per suggerire altre destinazioni d’uso» commenta il presidente dell’Asp Fabrizio Imerito.

«Qualsiasi idea che risolva il problema dell’attraversamento e riapra il Movicentro va bene, considerato che dopo la chiusura della sala d’aspetto e poi dell’edificio ci sono state tante criticità – commenta il consigliere comunale di Ambiente Asti Mario Malandrone – Però avrei preferito qualcosa come lo Zac di Ivrea, uno spazio destinato ai giovani, come le “case di quartiere”. Ma per fare questo occorre che gli assessori si chiedano se ci sia questa necessità, come in effetti c’è. Occorre una visione di quella zona, magari mettere insieme cooperative sociali, servizi educativi e altri soggetti. Comunque non dimentichiamo che il Comune possiede il 55% dell’Asp e quindi una regia sull’operazione avrebbe dovuto averla».

Anche per la consigliera Vittoria Briccarello di Uniti si può, lo Zac di Ivrea avrebbe potuto ispirare il rilancio del Movicentro: «Lo Zac è uno spazio dentro una stazione dove ragazzi, collettivi studenteschi e culturali hanno ottenuto dal Comune di Ivrea la gestione dei locali che vengono tenuti benissimo e ospitano realtà culturali. C’è un circolo e c’è una parte di ristorazione che funziona non solo per i passanti, ma anche per chi lo frequenta per le cene o le presentazioni culturali». Però, anche per Briccarello, alla fine, «meglio un ristorante cinese che mantenere un posto vuoto, degradato e mal frequentato com’è adesso il Movicentro». «Forse un ragionamento per far convivere una realtà privata e una realtà pubblica e sociale andava fatto» conclude la consigliera.

[nella foto di repertorio l’interno del Movicentro dove aprirà il ristorante]

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