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Carmelo Il Musichiere
Attualità
La storia

“Il Musichiere” si appresta a chiudere per sempre: Asti perde un luogo simbolo della musica

Carmelo Castiglione andrà in pensione a fine anno con il rammarico di aver visto cambiare, in peggio, la fruizione della musica dal vinile allo streaming

Agli appassionati di musica che abitano ad Asti, specie quelli nati tra gli anni ’80 e ’90, è sufficiente dire “Il Musichiere” per provocare in loro ricordi, oggi sempre più rari, di ore trascorse in un negozio “fisico” per acquistare, discutere, informarsi di musica a 360°. Un negozio che si trova in via del Varrone 8 e che a fine anno chiuderà per sempre la saracinesca rendendo la città un po’ più povera di oggi.

Carmelo Castiglione, lo storico titolare del Musichiere a partire dal 1988, ha deciso di ritirarsi per godersi la meritata pensione. Lui che ha vissuto l’era dei vinili, delle musicassette, l’avvento del CD, dei laserdisc (una meteora nel panorama musicale), ma anche la decadenza dei supporti fisici in favore degli mp3 e, oggi, dei servizi in streaming, ha saputo davvero essere un punto di riferimento insostituibile per i fruitori di musica, grandi e piccoli, giovani e anziani. Prima di internet, prima delle riviste del settore, ci si rivolgeva a Carmelo per acquistare o recuperare l’album tanto bramato.

Incontriamo Carmelo mentre si trova in negozio dove ha avviato una svendita sia sul reparto musicale, sia nel comparto degli orologi del quale era diventato altrettanto specialista. Accompagnati da un sottofondo di buona musica, che non manca mai in quel negozio, gli chiediamo com’è cambiato il modo di ascoltare le canzoni nel corso degli anni: «Il modo è cambiato radicalmente – risponde – perché da quando ho aperto il negozio, ad oggi, è stato stravolto con l’avvento di internet. Per i giovani la musica dev’essere gratis, ma per noi anziani acquistare la musica era parte della sua fruizione. Abbiamo iniziato dal 45 giri, oggi praticamente sconosciuto tra i più giovani».

Internet, esattamente come successo con i film e le serie tv, ha agevolato le nuove generazioni nel cercare ogni espediente per “aggirare” l’acquisto della musica tramite la pirateria, più o meno consapevole, la condivisione di abbonamenti ai servizi in streaming e l’uso di YouTube sul quale si può ascoltare (e vedere) di tutto. Scaricare e masterizzare cd è ormai acqua passata perché oggi viviamo nell’era dello streaming dove si hanno a disposizione decine di milioni di brani, sempre e subito, senza bisogno di dovere salvare alcun file.

«I più giovani sono cresciuti ascoltando la musica sulle applicazioni come Spotify – continua Carmelo – e questo, secondo me, ha già ucciso la musica. C’è poi la questione dei costi. Tanto per fare un esempio, basta andare su Amazon e, a parte le raccolte, i cd non sono poi così economici come si crede. Però i giovani in negozio non vogliono pagare il costo di un cd anche se fai loro un prezzo meno caro di Amazon dove invece pagano senza discutere. Questo perché hanno la consegna a casa con un click, per loro fondamentale».

Carmelo, per ovvie ragioni e sue scelte personali, non usufruisce della musica on line, né è abbonato a un servizio streaming e l’idea di avere milioni di brani a disposizione nel telefono non lo stuzzica per nulla. «Ascolto sempre di più la musica jazz, – spiega – ma non quella strimpellata. Io vengo dal country rock, vengo dagli Eagles, dai Dire Straits, mentre i Pink Floyd non mi hanno mai acchiappato più di tanto. Oggi a un giovane che mi chiedesse quali artisti italiani ascoltare gli direi Guccini, Vecchioni e De Gregori dei vecchi tempi. Tra gli stranieri suggerirei Adele, Toni Braxton e Michael Bublé».

Ascoltare la musica in un dispositivo elettronico, in primis nello smartphone, non ha nulla a che vedere con l’esperienza d’ascolto in un impianto professionale, o comunque tramite stereo e casse come si faceva una volta. Questa fruizione in cuffia rappresenta una perdita per la cultura musicale? «Si capisce che è una perdita, – sottolinea il titolare del Musichere – ma questo non vuol dire che non ci sia più della buona musica. Se ne trova, ma i produttori non hanno più interesse a pubblicizzarla, a farla entrare nella testa, perché non c’è più il tornaconto. Per me Sanremo dell’anno scorso è stato uno dei più belli, ma nessuno è venuto a chiedere né un disco né una compilation. Una volta, negli anni ’90, mi arrivavano pacchi pieni di roba anche se non ordinati».

Eppure negli ultimi anni c’è stato un ritorno al vinile e di un modo antico, o così sembra, di ascoltare musica. «Ma molti vogliono nel vinile l’assortimento del CD e questo non è possibile. L’80% dei clienti che viene qui per chiedere un vinile non ha le idee ben chiare. L’altro giorno è entrato un tizio che voleva acquistare sul vinile il mix di The Wall (iconico album dei Pink Floyd uscito nel 1979 ndr). Che devo pensare? Secondo me anche il vinile è semplicemente una moda che passerà e resterà solo più l’ascolto in digitale. Purtroppo si perderà anche la cultura dei collezionisti e lo dico ricordando che il disco non è aumentato nei costi rispetto a tanti altri prodotti».

Il Musichiere chiuderà il 31 dicembre, per sempre, perché nessuno porterà avanti la passione messa da Carmelo nella sua attività lungo tutti questi anni. «Onestamente non me la sentirei neanche di cedere il negozio a qualcuno – conclude – dal momento che non ha più un seguito questo lavoro, ma comunque non è venuto nessuno a chiedere di subentrare nella gestione e quindi il problema non si pone».

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