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Il nuovo direttore dell’Asl: «Asl e Massaia hanno buoni numeri e posso crescere ancora»

Giovanni Gorgoni: «Ci sono eccellenze e cose su cui si può migliorare, ma la base è mlto buona». Confermata l’apertura del Presidio di Nizza

Gli sono bastati pochi giorni per fare la sua prima diagnosi: «C’è un ingiustificato complesso di inferiorità». Giovanni Gorgoni, dal 1° gennaio Direttore generale dell’Asl, manager di lungo corso nella sanità, è abituato a ragionare con i numeri alla mano. «Appena arrivato mi si diceva: eh, però Asti non è proprio il massimo… Sono andato a vedere cosa gli altri dicono di Asti: non siamo in Champions, ma qui ci sono ottimi numeri». Gorgoni parla ad una platea di 150 persone, in gran parte dirigenti e personale dell’Asl, sindacalisti, giornalisti, per la sua presentazione ufficiale. Linguaggio diretto, chiaro (nonostante le slides e i numeri), niente «politichese».

I numeri

Gorgoni mostra i risultati di diverse ricerche, firmate Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari) e Newsweek (storica e prestigiosa rivista americana): il cardinal Massaia e l’Asl ne escono con giudizi confortanti. Sottolinea in particolare la classifica di Newsweek, «che è fatta anche di reputazione: Asti è al 62° posto sui 140 ospedali ritenuti migliori in Italia (su 1363). Questo vuol dire che i medici di altri ospedali quando devono indicare una struttura di cui si fidano, segnalano anche Asti».
Tutto bene dunque? «Certo che no: ci sono aree di eccellenza e settori in cui si può ancora crescere: ma nella mia esperienza ho visto molte altre realtà che avevano specialità che non arrivano alla sufficienza».
Quindi, il succo, sgomberare il campo dal «complesso di inferiorità» perché la base da cui partire è più che buona.

Cosa fare

Quello che non va, è un po’ un comun denominatore della sanità italiana: le liste d’attesa, la carenza di medici e infermieri in particolare in alcune specialità (Pronto soccorso, radiologi, anestesisti, in particolare), il tema del Pronto soccorso dove pochi vogliono andare a lavorare. Accenna alla Dermatologia e ricorda che sulla Pediatria, durante la sua esperienza in Puglia, promosse un servizio di continuità assistenziale nei Pronto soccorso che aveva dato risultati interessanti.
Sulla carenza di medici e personale spiega che in Francia e Germania sono pagati molto di più: «Non mi scandalizza il ricorso ai gettonisti, ma non sono la soluzione al problema e c’è l’intenzione della Regione di limitarne il numero».

Ricorda che l’Astigiano ha un territorio molto frammentato e che la telemedicina potrà essere una delle risposte. «Anche se, va bene la tecnologia, ma la Sanità è un’attività ad alta intensità di capitale umano, non dobbiamo mai dimenticarlo». Ha già visitato il cantiere del Presidio sanitario di Nizza Monferrato: «Confermo che c’è la volontà di aprirlo: la data è agosto 2026. Intanto bisognerà garantire che possa aprire con il personale che serve».
Difende la «sanità universalistica» ma si pone il problema della «disuguaglianza di salute: oggi c’è una questione di chi si può permettere le cure e di chi non può nemmeno pagare il ticket. Dobbiamo tenere a bordo coloro che sono esclusi».

Le promesse

Dice che si è preso un mese «per l’ascolto» di chi in Sanità lavora, delle istituzioni, dell’associazionismo («una realtà molto forte qui»). Parla di «salute di Comunità» intendendo il coinvolgimenti «di tutti gli attori», di «sanità di valore che punti cioè all’appropriatezza degli interventi». Conclude: «Non prometto di risolvere tutti i problemi in tre anni, ma garantisco l’impegno totale con la mia passione, tenacia, curiosità e creatività».

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