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Luciano Sardo Sutera
Attualità
Politica

Il PD di Asti: «Faremo di tutti affinché in Consiglio non vengano approvati gli atti sull’Asp»

Lunedì si discuterà sugli atti strategici per il futuro della multiutility, ma decisi dall’amministrazione Rasero senza coinvolgere la minoranza
È una dichiarazione di totale contrarietà a tutte le pratiche sull’Asp, che saranno portate in Consiglio comunale a partire da lunedì sera, quella fatta dal Partito Democratico di Asti e dal suo gruppo consiliare. Il Consiglio tornerà a riunirsi lunedì, in presenza, con un ordine del giorno interamente dedicato all’Asp: si affronteranno atti che riguardano, tra gli altri, la strategia sul riassetto della governance, gli indirizzi per la modifica dello Statuto e l’aggiornamento dei Patti parasociali, ma anche le linee guida del nuovo Piano industriale.
Pratiche portate al voto dopo un serrato confronto tra l’amministrazione Rasero e i vertici di Nos, il socio privato di Asp che detiene il 45% della multiutility, oggi rappresentato in larga parte da Iren. Ma se il sindaco Rasero e l’assessore alle Partecipate Renato Berzano rivendicano i risultati come strategici per evitare una serie di contenzioni legali con Nos (uno su tutti quello che potrebbe nascere dopo le note vicende del progetto, mai iniziato, sul teleriscaldamento), il PD annuncia battaglia e si dice pronto ad attuare «tutti i passi necessari affinché quegli atti non vengano approvati dall’amministrazione comunale uscente, perché li considera politicamente inaccettabili».
I Dem contestano, in particolare, che tutte le pratiche saranno portate in aula tardi, a pochi mesi dalle elezioni, senza che i consiglieri di minoranza abbiano avuto il tempo per approfondirle in vista di una più ampia discussione. Contrarietà è stata anche espressa «perché si tratta di accordi – sottolineano dal PD – che conferiscono a Nos un’influenza dominante nel Consiglio di Amministrazione, consegnando di fatto nelle mani del socio privato un’azienda pubblica. Il PD non è contrario alla presenza del privato in Asp, ma ritiene che il Comune, in quanto socio di maggioranza, debba e possa esercitare in ogni momento il proprio ruolo fondamentale nelle scelte di sviluppo dell’azienda». I Democratici temono, inoltre, che dal 2027 l’Asp possa perdere funzioni strategiche (igiene urbana, trasporti, acqua) «fino a perdere la propria integrità e forza aziendale».
«La città e le minoranze – commenta Luciano Sutera Sardo, consigliere del PD e presidente della commissione Bilancio (nella foto) – vogliono un’azienda che lavori al meglio e rafforzi la propria posizione sul mercato e sul territorio astigiano, non una realtà produttiva spezzettata e depotenziata, con il rischio di perdere le concessioni dei servizi svolti finora. A prefigurare tutto questo, e altro ancora, l’amministrazione Rasero ha impiegato anni, pagando consulenti esterni e non coinvolgendo mai il Consiglio comunale nel definire gli indirizzi strategici dell’Azienda e il rapporto con il socio privato. In Consiglio comunale – prosegue ci verrà chiesto di approvare un pacchetto già confezionato, senza possibilità di incidere con integrazioni o modifiche. Insomma più che fare i consiglieri dovremmo fare i passacarte. È evidente, ancora una volta, come la volontà di confrontarsi con i consiglieri eletti dai cittadini non sia il tratto distintivo di questa amministrazione».

La replica di Berzano: «Parlano proprio loro che hanno creato questi problemi»

Ma se il Partito Democratico annuncia battaglia contro tutte le pratiche sull’Asp, l’assessore Renato Berzano non intende incassare in silenzio e parte al contrattacco. «È inaccettabile che dal PD arrivino certe dichiarazioni dal momento che sono stati proprio loro, quando amministravano la città, a creare questo disastro al quale abbiamo dovuto porre rimedio. Ed è altrettanto inaccettabile – continua l’assessore – che continuino a spostare l’attenzione sulla strategia futura dell’Asp che, senza quell’accordo, non avrebbe nessun futuro. Ma soprattutto – conclude deciso l’assessore – è del tutto inammissibile che facciano finta di non capire. Mi viene il dubbio che davvero non avessero compreso quello che avevano sottoscritto nel 2015».

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