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Il PD discute e la minoranza alza la voce
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Il PD discute e la minoranza alza la voce

«Dobbiamo amaramente constatare che, dopo un ventennio di deriva berlusconiana, anche il nostro partito ha subito una profonda contaminazione, è sempre più populista e plebiscitario e sta

«Dobbiamo amaramente constatare che, dopo un ventennio di deriva berlusconiana, anche il nostro partito ha subito una profonda contaminazione, è sempre più populista e plebiscitario e sta diventando sempre meno partecipato e democratico». Parole di Carlo Ventura, 69 anni, tesserato del Partito Democratico di Asti e appartenente alla mozione Civati, la stessa che ha abbandonato i lavori del Congresso (Luigi Sposato, candidato alla Segreteria cittadina, si è chiamato fuori in polemica con la decisione di rifare le votazioni anche con i famosi tesserati "last minute") e che aveva chiesto di presiedere la commissione di garanzia chiamata ad indagare sui noti fatti accaduti in alcuni circoli del territorio.

Ventura, in una lettera al giornale, definisce «strano» il PD nel quale, alla prima convocazione del nuovo Comitato direttivo provinciale, presieduto da Francesca Ferraris, la stessa «si è subito premurata di precisare che gli iscritti al partito, finora ammessi ad assistere ai lavori di tale organismo pur non essendone componenti, non hanno assolutamente facoltà di parola». Una limitazione che Ventura non condivide se si pensa che le Primarie per eleggere il Segretario nazionale sono state aperte a chiunque, «anche a cittadini mai iscritti e anche se non si iscriveranno mai ad esso. Un partito – prosegue Ventura – in cui, a livello locale, gli iscritti in massa e last minute hanno avuto recentemente diritto di votare i nostri organismi dirigenti. Viceversa gli iscritti di sempre, magari persino fondatori del PD astigiano, non hanno neppure la libertà di parola nelle istanze organizzative del loro partito».

L'area della mozione Civati, che in un primo tempo aveva sostenuto la rielezione di Ferraris per contrastare i "renziani", ha da ridire sull'accordo siglato per sotterrare l'ascia di guerra e procedere alla nomina di Giorgio Ferrero a capo della segreteria provinciale. Accordo fatto direttamente tra Ferraris e Ferrero ma che Ventura (e con lui altri civatiani) lamentano non essere stato diffuso tra i tesserati. «Non vedo perché quell'accordo, che è politico, non possa essere consegnato agli iscritti – aggiunge – E c'è dell'altro. Se tutto viene demandato alle Primarie la dialettica, all'interno del partito, rischia di essere sepolta. La mia impressione è che siamo diventati un comitato elettorale permanente». Alla denuncia di deriva antidemocratica nel PD replicano sia Ferraris che Ferrero.

«L'assemblea provinciale è pubblica ma non aperta – spiega il neo presidente – Tutti gli iscritti possono ascoltare ma solo i vari membri dell'assemblea possono parlare. Non dobbiamo confondere democrazia con anarchia perché questo è l'organo che dà l'indirizzo politico, non una riunione di condominio. Non ho fatto altro che applicare una norma esistente. Credo che la democrazia stia proprio nel rispettare le regole e non nel trasformare l'assemblea provinciale in una sorta di sfogatoio. Dopodiché sono sicura che Ferrero farà assemblee aperte per consentire a tutti di confrontarsi». Altra questione è l'accordo politico che secondo alcuni è stato oggetto di troppa riservatezza soprattutto da parte dell'ex segretario che aveva fatto della trasparenza uno dei suoi cavalli di battaglia arrivando a pubblicare on line anche i bilanci del partito. «L'accordo lo conoscono tutti e lo si vede nei fatti, a cominciare dalla composizione degli esecutivi provinciale e cittadino, entrambi composti da 5 nomi scelti da me e 5 da Ferrero. Però abbiamo deciso di non dargli troppa pubblicità».

Lo stesso Giorgio Ferrero minimizza l'alone di mistero gettato sull'accordo e lo etichetta come una sorta di promemoria «senza valore legale, nel quale abbiamo più che altro scritto alcune cose per non dimenticarle. In ogni caso l'abbiamo divulgato in tutti i modi, ne abbiamo parlato nei circoli e non c'è nessuna volontà di tenerlo segreto, ci mancherebbe altro». Sta di fatto che di questo accordo i "civatiani" lamentano di non averne avuto copia e attendono che sia reso pubblico, anche attraverso la rete. Nel PD astigiano l'armonia tra "cuperliani" e "civatiani" sembra essere giunta alla fine anche per la scelta di Ferraris di nominare Francesco Porcellana, ex presidente dell'assemblea provinciale, nella commissione di garanzia di cui è diventato presidente. I "civatiani" hanno a lungo chiesto quel ruolo (solitamente espressione della minoranza) per uno di loro, ma anche questa richiesta è sfumata quando invece si pensava fosse ormai cosa fatta, mettendoli ancora una volta fuori dai giochi.

«Nulla di personale contro Porcellana – spiega Luigi Sposato – ma l'accordo politico è stato siglato tra "cuperliani" e "renziani" e quindi la mozione Civati è nei fatti la vera minoranza all'interno del partito. Ritengo, vista la prassi adottata fino ad oggi, che quel ruolo spettasse a noi mentre così non è stato». Sposato si dice però pronto a portare avanti i programmi enunciati durante i Congressi ma è anche deciso a fare chiarezza sulla questione dei tesseramenti last minute, vera pietra dello scandalo in questa delicata fase di rinnovamento del PD astigiano. «Nessuno pensi che l'accordo politico possa trasformarsi nella pietra tombale per i fatti successi ai Congressi – conclude Sposato – perché non abbiamo nessuna intenzione di far passare in cavalleria quanto avvenuto».

Riccardo Santagati

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