Seconda missione in Zambia nell’arco di un anno
In alternativa alle vacanze estive, riparte oggi per l’Africa, per una settimana dedicata all’attività di prevenzione e trattamento del tumore del collo dell’utero presso il “Mtendere Mission Hospital” di Chirundu, in Zambia, il professor Maggiorino Barbero, primario di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale “Cardinal Massaia” di Asti. La seconda missione in Africa nell’arco di un anno (la precedente nello scorso mese di febbraio), dettata dalla necessità, come aveva segnalato al professor Barbero suor Ermina, Direttore dell’ospedale missionario, di effettuare interventi su 70 pazienti le cui condizioni non consentono un’attesa di ulteriori sei mesi. La missione in Zambia dal 16 al 23 agosto sarà anche l’occasione per visionare di persona l’ultimazione dei lavori di ristrutturazione del reparto di pediatria dell’ospedale, per il quale era stata raccolta una somma di 20.000 euro (Onlus Astrogin e Rotary Club di Asti), grazie alla generosità di molti astigiani.
Il progetto
«Sono passati oltre dieci anni dall’inizio della collaborazione con i “Patologi oltre frontiera” sul progetto della prevenzione del tumore del collo dell’utero in Zambia. L’iniziativa è nata in un piccolo ospedale missionario, il “Mtendere Mission Hospital” di Chirundu, paese di oltre 3.000 abitanti sulle rive dello Zambesi, fiume che separa lo Zambia dallo Zimbawe – ricorda il professor Barbero – In Africa la più importante causa di morte per neoplasia nella donna è il cancro del collo dell’utero. Tra le molte carenze sanitarie emerge la quasi assenza di anatomopatologi; in Zambia agli inizi degli anni 2000 era operativo un solo patologo che lavorava nella capitale Lusaka, che dista 150 chilometri da Chirundu; se si inviava una biopsia la risposta poteva arrivare nella migliore delle occasioni dopo sei mesi. Nel 2006 l’associazione “Patologi oltre frontiera” è diventata una ONG riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri ed aveva iniziato ad effettuare lo screening del tumore del collo dell’utero mediante il pap test inviando in Italia le immagini citologiche attraverso il satellite ( Telepatologia). Inutile dire che i casi di lesioni neoplastiche e pre-neoplastiche scoperte dal pap test furono subito molte e l’unico intervento disponibile in ospedale era l’isterectomia (l’asportazione dell’utero), che comportava l’impossibilità di avere altre gravidanze; nella cultura locale la donna che non può riprodursi viene purtroppo emarginata, quindi la maggior parte di loro rinunciava all’intervento».
Ogni anno 1.200 pap test e 50 interventi
«Per questo motivo fui contattato da uno dei “patologi oltre frontiera”, nella speranza di poter attuare anche in Africa le tecnologie che permettono di trattare le lesioni pre-tumorali o inizialmente invasive senza asportare l’utero. Con molta perplessità feci un sopralluogo nell’ospedale e con sorpresa ho constatato la buona organizzazione esistente: il nosocomio, sostenuto dalla diocesi di Milano, è gestito da suore con metodo, grande professionalità e discreta disponibilità finanziaria. A questo punto attraverso la Società Italiana di Colposcopia abbiamo donato l’attrezzatura ed iniziato gli interventi. Chirundu ha una popolazione di 3.000 abitanti, con una media di 6 figli per famiglia, positività per HIV nel 23% della popolazione, età media del primo rapporto 16 anni. L’ospedale dispone di 150 posti letto con bacino di utenza di 6.000 persone, una popolazione assistita di 80.000 mila, circa 1.000 parti all’anno, un solo chirurgo. I pap test eseguiti nel 2008 sono stati 1.850 e i trattamenti a radiofrequenza sul collo dell’utero circa 100. Negli anni l’attività è continuata con una media di 1.200 pap test annuali e oltre 50 interventi eseguiti dai medici locali con il nostro supporto circa una volta all’anno». Nelle sue missioni a Chirundu, il professor Barbero, oltre a trattare i casi presenti più complessi e ad eseguire gli interventi di chirurgia maggiore, dedica anche un ampio spazio alla formazione del personale sia medico che infermieristico. E nell’ultimo periodo l’importante contributo per la ristrutturazione del tetto del reparto di Pediatria, attraverso la somma rilevante di circa 20.000 euro, raccolta attraverso la ONLUS astigiana ASTROGIN G. Rizzoglio e un service del Rotary Club astigiano a cui va tutta la riconoscenza dei piccoli ricoverati presso il “Mtendere Mission Hospital” (che nella lingua locale significa “pace”).