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Attualità

Il ragazzino e l'amico si nascosero
in un "gherbin" in attesa dei soccorsi

Il tragico episodio raccontato per la prima volta da Mariuccia Musso, aveva trovato una testimone diretto anche in Franco Villata, l'amico allora tredicenne di Giovanni che si trovava con lui

Il tragico episodio raccontato per la prima volta da Mariuccia Musso, aveva trovato una testimone diretto anche in Franco Villata, l'amico allora tredicenne di Giovanni che si trovava con lui quando venne colpito dalla mitragliata. La sua testimonianza è già stampata e si trova nel libro "Cultus loci cura anima" del professor Dario Rei.
Si tratta di un saggio edito da Diffusione Immagine che si occupa della microarea fra Chieri e la provincia di Asti che ha come comune di riferimento quello di Castelnuovo Don Bosco. Il professor Rei, docente universitario di Torino, vi si è trasferito a metà degli Anni Novanta insieme alla sua curiosità e alla voglia di comprendere la storia e le dinamiche di quella porzione di territorio di confine. Così, dopo vent'anni di vita rurale, ha restituito a quella terra i racconti, le testimonianze, i documenti, le analisi raccolte. «Ho provato in questa ricerca ad adottare una prospettiva micrologica -? scrive l'autore nella prefazione dedicata a Giampaolo Fabris e Filippo Barbano ?- lavorare sul piccolo per trovare il grande; trovare pagliuzze d'oro negli scarti, fare un uso movimentato di fonti e citazioni non per soddisfare garanzie di oggettività ma per dare supporti a sforzi di posizione personale». Di seguito riportiamo stralci del capitolo dedicato ai ricordi di Franco Villata sui fatti del 20 agosto 1944.

d.p.

(…)In quel pomeriggio molto assolato intorno alle 17 arrivò una colonna di 10 camion militari tedeschi, provenienti probabilmente da Chieri e carichi di almeno 150 armati, che si attestarono in fila in piazza Dante: l'ultimo camion trainava un cannoncino.(…) Con modi sbrigativi la truppa tedesca diede ordine alla gente di ammassarsi ai lati della strada: ne seguì un'agitazione con persone che presero a scappare nel viale. I tedeschi cominciarono a sparare in alto contro le foglie dei platani; nella sparatoria furono colpiti una signora di Buttigliera alla schinea e Lorenzo Aiassa di Castelnuovo, colpito alla spalla che si tenne poi per due anni in corpo il proiettile ricevuto.

(…)I più si gettarono di corsa nei prati; alcuni si buttarono nel rio fognario e lo percorsero per qualche decina di metri risalento dall'altra parte, trovandosi nell'altro rio, che attraversarono per poi uscire dal paese. Due amici, Giovanni Musso (12 anni) e Franco Villata (13 anni) proseguirno ancora nei campi vero Buttigliera e giungero nella zzona sotto una collinetta dove si trova attualmente il ricovero San Giuseppe. Con la gola arsa per la precipitosa fuga, Villata si slanciò a raccogliere un grappolo; giunto a metà collinetta vide un solitario soldato tedesco armato sbucare fuori dal campo di granturco e nel contempo sentì le acute grida di lamento dell'amico che era stato ferito e si trovava a terra nascoto. Si consegnò a mani alzate al sodato: "Quanti anni hai?" " 13" "E l'altro?" "12" "Prendi e porta da mamma".

Ma il timore che qualche altro soldato nelle vicinanze sopraggiungesse consigliò al ragazzo più anziano di nons costarsi dal militare, nonostante le sue secche ingiunzioni di andarsene. Fu il soldato stesso a proseguire in direzione di Buttigliera e a perdersi di vista, dopo aver sparato un altro colpo. Villato si portò allora in una vigna di famiglia in direzione Moriondo nascondendosi in un "gherbin" coperto di frasche; non prima di un'ora vide i camion che ripartivano in colonna verso Chieri e udì la mamma che, dalla cascina Val Martina, era andata a cercarlo e lo chiamava. IL ragazzo ferito fu recuperato da alcuni adulti che posarono su una carriola e lo trasporarono a casa. L'Occhiena che si portò sul ragazzo "ebbe la sua camicia macchiata tutta di sangue mentre il ragazzo diceva "Lasme nèn sol".

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