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Attualità

Il sit in della comunità albanese:
"Il nostro voto libero al congresso Pd"

Erano un centinaio gli albanesi che, sabato pomeriggio, hanno manifestato davanti alla Prefettura contro le dichiarazioni discriminatorie fatte durante il recente congresso del Partito Democratico

Erano un centinaio gli albanesi che, sabato pomeriggio, hanno manifestato davanti alla Prefettura contro le dichiarazioni discriminatorie fatte durante il recente congresso del Partito Democratico astigiano. La comunità albanese di Asti è stata chiamata in causa in più occasioni ed è finita su giornali e telegiornali nazionali per l’elevato numero di tesseramenti al partito registrati proprio durante le votazioni per eleggere il nuovo esecutivo cittadino e provinciale. In generale si è parlato di «voti cammellati» ma gli albanesi non ci stanno a passare per quelli che hanno “inquinato” il congresso. «Gli albanesi sono ad Asti dal 1991 e sono circa 7.000 – si legge nel comunicato del sit in – non sono persone che possono essere portate a votare ma vogliono partecipare alla vita pubblica della nostra provincia. Quando si è saputo che due nostri connazionali si sono candidati per diventare dirigenti del Partito Democratico abbiamo dato loro il nostro appoggio, contenti del fatto che lo Statuto del PD consente di iscriversi e partecipare alla vita del partito anche a noi stranieri».

Il riferimento è a Marian Bjeshkza e Hasan Bulcari, candidati rispettivamente per l’esecutivo cittadino e provinciale. «Credevamo di poter davvero contare finalmente qualcosa – proseguono i portavoce della comunità albanese – di poter dire la nostra opinione nella città in cui viviamo, lavoriamo, paghiamo le tasse e i contributi (che servono a tutta la comunità, non solo agli stranieri); la città in cui mandiamo i nostri figli a scuola. I commenti che sono usciti dopo il risultato della nostra partecipazione ci mortificano in quanto cittadini albanesi». La protesta di sabato è stata quindi contro chi li considera «indegni di partecipare alla vita di un partito solo perché stranieri, contro il razzismo e per l’integrazione». Al sit in hanno partecipato numerosi esponenti del PD, a cominciare da Giorgio Ferrero, candidato alla segreteria provinciale, renziano e sostenuto da molti cittadini albanesi, Carlo Gentile (uscito vincitore su Luigi Sposato nell’esecutivo cittadino prima che la commissione di garanzia regionale annullasse il risultato del congresso), il sindaco Brignolo, il consigliere regionale Motta, il presidente del Consiglio comunale Ferlisi, gli assessori Parodi e Vercelli ma anche il consigliere comunale Cadeddu (Indipendenti).

Una piccola delegazione della comunità albanese composta dai candidati e dall’imprenditore Dede Kola, presidente dell’associazione “AssoAlbania” (presente al sit in non per motivi politici ma per testimoniare la propria vicinanza ai connazionali albanesi) è poi stata accolta dal prefetto Faloni e dal sindaco Brignolo con i quali c’è stato un cordiale confronto sull’accaduto. Quanto avvenuto nel PD ha avuto però un risvolto inaspettato. Dal Consiglio comunale Anna Bosia e Paolo Crivelli, sui banchi della maggioranza col gruppo Uniti per Asti, intervengono con un durissimo comunicato.

«Abbiamo assistito ad una disputa politica ridotta a lotta di potere, dove la paura di perdere e di essere emarginati induce ad annullare qualsiasi confronto politico vero e porta a misurarsi esclusivamente a colpi di tessere. La figuraccia del PD astigiano di fronte all’Italia intera non viene nemmeno ammessa da molti suoi protagonisti – commentano Bosia e Crivelli – La frattura profonda che lacera il PD astigiano è un dato politico preoccupante, ma ancor più preoccupante è il modo di intendere la politica che emerge da questo quadro: non ci si preoccupa più dei tanti problemi che affliggono il mondo che sta fuori dal partito, ma tutto viene ridotto ad una prova di forza tra le fazioni al proprio interno. Uniti per Asti – concludono i due – che con questo PD costituisce forza di maggioranza al governo della città, vive ora una profonda delusione ed irritazione e non può fare finta che nulla sia accaduto poiché, a nostro avviso, è stato minato alle radici il rapporto limpido e corretto che deve esistere con gli elettori, rendendo sempre più difficile da parte nostra dare credito a chi dimostra di avere questa concezione della politica».

Riccardo Santagati
@rickysantagati

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