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Il teatro entra in carcere: sabato 18 novembre lo spettacolo aperto al pubblico

Composto da due atti, vedrà sul palco 15 detenuti della casa di reclusione di Quarto nell’ambito del progetto promosso da Agar teatro ed Effatà con Comune di Asti e direzione del carcere

Si intitola “Teatro Oltre” per richiamare il concetto che con l’arte si riesce ad andare oltre le sbarre del carcere. Parliamo del progetto promosso da Agar teatro e Associazione Effatà – insieme a Comune di Asti, Casa di reclusione di Quarto d’Asti e Federazione italiana teatro amatori – che prevede la realizzazione di uno spettacolo teatrale che coinvolge, in qualità di attori, circa quindici detenuti del carcere astigiano.
A presentarlo, ieri (venerdì) in conferenza stampa, Silvana Nosenzo e Mario Li Santi (Agar Teatro), Giuseppe Passarino (Associazione Effatà), il dirigente comunale del settore Cultura Angelo Demarchis e la direttrice del carcere Giuseppina Piscioneri, affiancata da Debora Chiarle dell’area trattamentale della casa di reclusione.

Il progetto

«Il progetto – ha spiegato Silvana Nosenzo, regista dello spettacolo con Pellegrino Delfino e Mario Li Santi – fa parte del programma “La città entra in carcere”. Prevede la realizzazione di uno spettacolo teatrale in due atti al termine del laboratorio di teatro che abbiamo tenuto in carcere, che coinvolge circa 15 detenuti. Il primo atto, intitolato “Arte oltre i pregiudizi”, è un testo collettivo nato durante il laboratorio, formato da lavori, racconti e brani che i partecipanti hanno proposto e che abbiamo trasformato teatralmente. Ad esempio, è stato inserito un canto che un detenuto cantava sempre in occasione dei pranzi di famiglia. Abbiamo quindi recuperato il vissuto precedente con una trasposizione artistica in leggerezza, come richiesto da loro».
«I detenuti – ha aggiunto Mario Li Santi – si sono così riscoperti, sul palco, in ruoli diversi. Hanno apprezzato molto il laboratorio e ne hanno evidenziato l’importante funzione. Alcuni ci hanno detto che, se avessero scoperto il teatro trent’anni, fa forse non sarebbero finiti in carcere».
Il secondo atto è invece una commedia brillante, intitolata “Un picnic di tre disperati”. «E’ un testo che racconta una divertente storia ricca di sotterfugi, inganni, espedienti, scritta in napoletano e poi italianizzata da un partecipante al laboratorio», ha anticipato Silvana Nosenzo.
Lo spettacolo sarà messo in scena nella casa di reclusione in due date: martedì 7 novembre la serata sarà destinata ai familiari dei detenuti – attori e comprenderà anche un’ora di incontro tra parenti; sabato 18 novembre, alle 10 (ma bisognerà presentarsi all’ingresso un’ora prima), lo spettacolo sarà invece aperto al pubblico. Biglietti: 10 euro. E’ obbligatoria la prenotazione entro l’8 novembre tramite mail a: biglietteriateatroalfieri@comune.asti.it (allegando copia della carta di identità in PDF). La prenotazione sarà confermata via mail in prossimità dello spettacolo.

Gli altri progetti

Silvana Nosenzo ha quindi sottolineato che l’attività teatrale non terminerà con le due rappresentazioni. «Come richiesto dai detenuti – ha continuato – proporremo in carcere due spettacoli della nostra compagnia, ovvero “Basta un click” e “Il fu Mattia Pasquale”, cui seguiranno spettacoli di altre compagnie».
Tra i titoli proposti, “Fine pena ora” di Elvio Fassone. Inserito nella Stagione teatrale dell’Alfieri, dove sarà in scena il 14 marzo 2024, è al centro di un progetto dell’associazione Effatà con gli studenti, in primo luogo con gli alunni dell’istituto Monti. «In obbedienza ai nostri filoni di attività – ha aggiunto Passarino – ci siamo inoltre assunti gli oneri dei costi della compagnia per rappresentare lo spettacolo in carcere: ci saranno 60 posti a favore dei detenuti interessati a vederlo. Seguirà anche un incontro con un facilitatore e gli attori della compagnia».

Il commento della direttrice Piscioneri

A sottolineare i benefici dell’attività teatrale che coinvolge i detenuti anche la direttrice del carcere, Giuseppina Piscioneri. «La finalità del trattamento penitenziario – ha ricordato – è il reinserimento del detenuto nella società. A questo riguardo condivido in pieno l’attività teatrale, perché consente ai detenuti di esprimere le emozioni interiori. Inoltre, nonostante l’elevata burocrazia che comporta, crea un ponte tra interno ed esterno, ovvero tra carcere e città».
D’accordo Debora Chiarle: «E’ importante avvicinare la popolazione ad un mondo che conosce poco».

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