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Attualità

“Il Terre Alfieri Docg non è solo vino ma un’idea di territorio”

«Terre Alfieri non è solo un vino, anzi due: è un territorio, la gente che lo fa vivere, sicuramente una filosofia»: Beppe Guido, «Pescaja» per chi sa un po’ di vino, quando 5 anni fa da Roma era arrivato il riconoscimento Docg per questa denominazione a cavallo tra Monferrato e Roero, aveva anche scomodato papa Giovanni Paolo II: «rendere questo mondo più abitabile».
E oggi se non tutto il mondo, almeno quella striscia di colline tra Astigiano e Cuneese che si annoda attorno al Tanaro è un posto «più abitabile» rispetto a quando non le si chiamava ancora «Terre Alfieri».

Beppe Guido è uno dei «papà» di questa storia, iniziata una ventina di anni fa quando un manipolo di sognatori ha dato concretezza ad un progetto che sembrava irraggiungibile: dare la «nobiltà» di una Doc a uve Arneis e Nebbiolo, escluse dal disciplinare per poche centinaia di metri e qualche campanilismo più che per «manchevolezze» qualitative. L’area di produzione comprende solo 11 Comuni di cui 7 nella provincia di Asti: Antignano, Celle Enomondo, Cisterna, Revigliasco, San Martino Alfieri, Tigliole, San Damiano; e parte di 4 nella provincia di Cuneo: Castellinaldo, Govone, Magliano, Priocca.

Una sfida partita dal basso, con l’appoggio della Coldiretti, e che ha poi coinvolto Comuni, istituzioni e Consorzio della Barbera. «Siamo partiti quasi come carbonari e abbiamo dovuto affrontare grandi difficoltà e ostacoli soprattutto al di là del Tanaro – ricorda oggi “Pescaja” – perché c’era chi non voleva che questa realtà prendesse forma e chi non ci credeva. Oggi vediamo una realtà indubbiamente ancora piccola, ma che ha saputo conquistarsi spazi e riconoscimenti».

Se è vero che fino a non tanti anni fa coltivare uve da queste parti non era così redditizio, oggi ci trovi firme dell’enologia internazionale; sono sorti B&B e centri come San Damiano e Cisterna sono entrati nei tour turistici. E sono nate le agrimacellerie, con salami che si producono solo da queste parti, c’è chi punta sul miele (vedi Ferrere) e poi ci sono i tartufi e il cappone di San Damiano. E’ per questo che Beppe Guido dice che «non è soltanto una questione di vino: i territori che funzionano danno opportunità, si crea una “sinergia producente”, c’è una reazione positiva, non c’è abbandono del territorio».

Secondo i dati del Consorzio della Barbera e dei vini del Monferrato il Terra Alfieri Docg nel 2024 ha fatto registrare una crescita dell’8% e i 10 anni del riconoscimento della Doc e i 5 della Docg rappresentano «un traguardo importante che sancisce il valore di un’area che esprime due grandi anime, il Nebbiolo e l’Arneis, interpretazioni di un territorio che si distingue per la straordinaria armonia tra suolo, clima e viticoltura».

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