«Volete vedere una pista ciclabile fantasma? Venite da noi in corso Torino». La segnalazione dei commercianti e dei residenti di una delle arterie principali di ingresso alla città sembrava
«Volete vedere una pista ciclabile fantasma? Venite da noi in corso Torino». La segnalazione dei commercianti e dei residenti di una delle arterie principali di ingresso alla città sembrava unesagerazione. Ma è bastato venerdì mattina restare per venti minuti nel primo tratto del corso, quello verso la piazza, per contare almeno una decina di passaggi di biciclette sui marciapiedi. E qualcuno di questi passaggi a velocità decisamente sostenuta.
A tutta velocità fra i tavolini del dehor
«Guardi, se mi dessero 1 euro per ogni bici che passa sul marciapiede davanti al mio bar, mi guadagnerei così la giornata – è la battuta di Silvia Chiusano, titolare del Charlie Caffè, allingresso del corso subito dopo la piazza, vicino alla concessionaria Seat – Ho aperto il bar sei mesi fa e da subito ho dovuto fare i conti con persone di ogni età che, ad ogni ora del giorno e ad ogni velocità, sfrecciano sul marciapiede. Ho chiesto lautorizzazione e pagato per mettere il dehor fuori: in un primo tempo i tavolini erano sistemati sotto gli alberi del viale, poi ho dovuto spostarli e accostarli al muro del bar, perchè rischiavo continuamente di essere travolta dai ciclisti che viaggiano a pochi centimetri dalle persone sedute a prendere il caffè le quali devono essere abbastanza svelte a ritirare i piedi indietro per non farseli pestare dalle ruote». Ma il brutto vizio (per non parlare del divieto) di usare i marciapiedi come pista ciclabile si è esteso ultimamente ai motorini e agli scooter, che li usano come corsia preferenziale. «Vanno qui vicino, agli uffici Equitalia, poi, invece di immettersi sul corso, percorrono questo tratto di marciapiede fino alla piazza e poi se ne vanno – continua a raccontare la barista – nei giorni scorsi è passata anche una moto di grossa cilindrata».
Proiettile di porfido
Per il bar di recente inaugurazione, però, i pericoli non arrivano solo dalle bici e dalle moto sui marciapiedi. Ad un tratto, infatti, la signora Chiusano tira fuori un sacchettino dentro il quale cè un cubetto di porfido, di quelli con i quali è lastricata metà del corso. «Vede questo cubetto? Il 10 maggio, poco prima di mezzogiorno, nel pieno del momento degli aperitivi, è stato scagliato contro il mio locale dal passaggio di un autobus sul corso. Le ruote pesanti hanno fatto saltare il cubetto già divelto che ha attraversato la siepe, il marciapiede, ha sfiorato due clienti al tavolino e, visto che la porta del bar era aperta, si è conficcato nel bancone facendo un buco. Se avesse intercettato una persona? Le avrebbe spaccato una gamba. Ho fatto denuncia, ma ancora nessuno si è occupato della cosa». Tenendo conto che sono moltissimi i punti di corso Torino in cui i cubetti di porfido sono saltati fuori dalla loro sede e sono potenzialmente pericolosi sia per il rischio di essere schizzati dalle auto in corsa come accaduto davanti al bar, sia perchè rappresentano un ostacolo che può far cadere bici, moto o far inciampare persone e bambini.
Tutti usano la corsia asfaltata
A difendere i ciclisti interviene però un residente storico della zona, un pensionato. «Guardi, io non vado e non sono mai andato in bicicletta, ma mi dica lei se si fiderebbe ad andarci su un fondo stradale così incerto – spiega indicando il corso con le sue due corsie appaiate in asfalto e in porfido – fanno male a passare sui marciapiedi, ma rischiano la vita se vanno in strada». Perchè, spiega, il traffico si concentra tutto sulla corsia più interna di asfalto, più scorrevole e sicura; quella in porfido viene usata paradossalmente come corsia di sorpasso per quelli che vogliono andare più veloce e che rischiano di tamponare quelli che invece la usano ormai come corsia di servizio in cui sostare in doppia fila per brevi commissioni, per scaricare il vetro nella campana, per parcheggiare a lisca di pesce non consentita. «Dovrebbero togliere tutto, anche lo spartitraffico centrale, fare due corsie centrali, i parcheggi a lato e una pista ciclabile come si deve» è il suggerimento di diversi residenti che chiedono anche attraversamenti pedonali rialzati e ben visibili sia sul corso che sulla piazza ma anche dissuasori di velocità. «Perchè qui, ad ogni ora del giorno e della notte – dice Paolo Fiscelli della Cooperativa della Rava e della Fava – gli automobilisti scambiano il corso per un prolungamento dellautostrada».
Cantieri infiniti
Ultimamente è poi emerso il problema del cantiere per il rifacimento della condotta del gas (vedi articolo in pagina) che toglie parcheggi e crea rallentamenti al traffico. «I lavori sulla strada sono una cosa allucinante – spiegano Roberto Novo e Nadia Montanella del negozio di fiori Flora Folies – Da febbraio, quando abbiamo aperto, ci sono stati una serie continua di cantieri che si sono interrotti forse solo per un mese. Un altro problema che ci preme segnalare è la velocità con cui sfrecciano le automobili e che, quando la strada è libera, superano anche i 100 km/h. Infine i parcheggi in doppia fila, che sono veramente tanti, ma anche la manutenzione dellaiuola sullo spartitraffico che dovrebbe essere curata un po di più». «Magari il marciapiede dovrebbe essere un po più pulito – racconta Mattia, uno dei commercianti della strada – Qui, davanti al negozio dove lavoro, o ci siamo noi a dare una spazzata o le signore delle pulizie del condominio. Per quanto riguarda la sicurezza non ci sono grossi problemi ma confermo il passaggio di scooter sul marciapiede».
Archeologia urbana
Una passeggiata su corso Torino è anche loccasione per vedere lo stato del decoro urbano, non sempre piacevole alla vista. Allimbocco con la rotonda del Pam, davanti ad una banca, si trova un pannello per le affissioni pubbliche (il n. 288) che da tempo immemore è piegato verso il marciapiede, pendendo da un lato così da essere un potenziale pericolo nel caso dovesse cadere.
Allimbocco con la discesa verso lex PAM si trova ancora il palo che sosteneva la cartellonistica del supermercato e delliNs (chiuso da tempo) che fa brutta mostra di sé parzialmente coperto dalle piante. Sempre sulla rotonda a metà del corso cè un reperto archeologico urbano, un palo pubblicitario, ormai in disuso, con sopra un orologio che non segna neanche più lora esatta.
«Per non parlare di come dobbiamo aspettare noi lautobus – tuona una cittadina anziana in attesa dell1, poco distante dalla rotonda – Vedete questi bidoni? Lattesa è accompagnata da un bel profumino».
Addio bike sharing, lauto vince sulla bici
Infine alcuni passanti ci segnalano le rastrelliere abbandonate del servizio di bike sharing in piazza Torino dove, interrotto il servizio perché troppo costoso rispetto al numero degli utenti, larea delle biciclette è diventata una zona di sosta selvaggia delle auto dove non mancano sacchetti dellimmondizia o altri rifiuti gettati a ridosso dei contenitori del vetro e dei vestiti usati.
Daniela Peira e Riccardo Santagati