In attesa che il Governo si pronunci con un nuovo decreto, i sindaci alluvionati della Valle Bormida attendono di vedersi riconoscere lo stato di calamità naturale
In attesa che il Governo si pronunci con un nuovo decreto, i sindaci alluvionati della Valle Bormida attendono di vedersi riconoscere lo stato di calamità naturale. Una condizione che, se vidimata da Roma, consentirebbe ai privati e alle attività economiche di avere accesso ai risarcimenti assicurativi.
In caso contrario questi cittadini e imprenditori potrebbero rischiare di non ottenere nulla. «Siamo abbastanza fiduciosi – commenta il sindaco Stefano Reggio di Bubbio, il paese più colpito dall’evento alluvionale dello scorso 24 e 25 novembre – i tecnici della Protezione Civile Nazionale che a inizio anno hanno fatto un sopralluogo nel nostro territorio hanno riscontrato i danni e le conseguenze provocate dall’esondazione del Bormida. Ci auguriamo quindi che a breve la loro relazione convinca il Governo a riconoscerci lo stato di calamità naturale».
Intanto resta l’attesa per i fondi della Regione Piemonte che i comuni attendono per coprire le spese sostenute nei primi giorni dell’emergenza. Solo a Bubbio, ci rivela il sindaco, il Comune è stato costretto a sbloccare dal bilancio 26mila euro per togliere il fango e ripristinare la strada provinciale.
Quanto alla Valbormida Stampaggi Spa, azienda che a Bubbio da lavoro a 100 dipendenti, le presse sono tornate in funzione già dai primi di gennaio, nonostante i danni provocati dall’acqua e vicini ai 2 milioni di euro. «Non possiamo più rimandare i lavori di intervento sul Bormida.
La proprietà della Valbormida Spa ha già dovuto sopportare due alluvioni, quella del 1994 e quella dello scorso novembre. Non è in grado di sopportarne una terza. Rischiamo che delocalizzino la produzione» commenta preoccupato Reggio.