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In Palestina per portare l’assistenza medica
Attualità

In Palestina per portare l’assistenza medica

Si occupa di progetti a sfondo sanitario e sociale nei Paesi del Sud del mondo (tra cui Nepal, Mozambico e Palestina), oltre ad interventi di informazione ed educazione allo sviluppo nelle scuole

Si occupa di progetti a sfondo sanitario e sociale nei Paesi del Sud del mondo (tra cui Nepal, Mozambico e Palestina), oltre ad interventi di informazione ed educazione allo sviluppo nelle scuole astigiane. Parliamo di Di?Svi (Disarmo e Sviluppo), unica organizzazione non governativa con sede ad Asti, che da 32 anni si occupa di realizzare progetti di cooperazione nei Paesi poveri. Recentemente ha organizzato una cena di raccolta fondi al circolo Way Assauto alla presenza di Stefania Caratti, infermiera professionale in pensione (è stata per anni caposala all'ospedale di Asti), "anima" dell'organizzazione e volontaria in prima linea dalla metà degli anni Ottanta, da quando ha cominciato a seguire progetti per conto di varie ong (tra cui Emergency e, appunto, Di?Svi) tra Asia, Europa e Africa, ovvero in Paesi come Iraq, Cambogia, Cina, Albania, Etiopia, Darfur. Ora si sta occupando in prima persona del progetto avviato da Di?Svi lo scorso aprile, di durata triennale e finanziato da fondi del Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, intitolato "Sostegno alle popolazioni emarginate del Governatorato di Hebron". Area "calda" da cui è tornata nelle scorse settimane dopo sette mesi di permanenza.

«Questo progetto ?- spiega -? prosegue e integra l'attività che, come ong, abbiamo cominciato in quella zona nel 2008. Siamo nella fascia pre desertica del Sud della Palestina, abitata da popolazioni beduine o ex nomadi che vivono di pastorizia». Zone difficili, dove si respira l'annoso conflitto tra Israele e Palestina. «Siccome mancano i servizi di base – sottolinea – abbiamo avviato alcune iniziative in collaborazione con il Ministero della Salute palestinese. Ad esempio, abbiamo ristrutturato locali per farne piccoli ambulatori, poi allestito tre cliniche mobili, dotate di uno staff composto da un medico, due infermiere e un autista impegnati a portare l'assistenza sanitaria di base. Quindi abbiamo avviato iniziative di educazione sanitaria incentrata su temi quali l'igiene dell'alimentazione e l'allattamento al seno, e attivato ambulatori per la salute delle donne, anche riproduttiva, dato che parliamo di aree in cui a famiglia media comprende 6 figli. Anche perché nei nostri progetti c'è sempre una componente di attenzione al genere».

Recentemente il progetto è stato arricchito con un ciclo di incontri di formazione per volontari del luogo da utilizzare per il servizio di emergenza e pronto soccorso, dato che queste popolazioni non hanno alcun accesso ai servizi di pronto intervento, anche a causa della zona impervia in cui vivono, sfruttando gli ambulatori recentemente ristrutturati. Il prossimo anno, invece, l'attenzione dell'organizzazione si allargherà anche all'ambito economico, dato che in uno dei villaggi in cui opera ha attuato un censimento degli animali posseduti dai pastori per poter donare, nei prossimi mesi, montoni da riproduzione in modo da incrementare il numero dei capi in loro possesso. «I progetti sono numerosi ? aggiunge il vice presidente Edoardo Angelino ? ma purtroppo le risorse a disposizione sono sempre meno, sia perché negli ultimi anni i fondi del Ministero sono stati ridotti, sia perché la crisi ha falcidiato le donazioni, altra nostra fonte di sostegno». Per chi volesse saperne di più: www.disvi.it.

Elisa Ferrando

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