Jonatan Bartoletti, fantino di Santa Maria Nuova nel Palio 2013, è ancor oggi restìo a parlare del triste episodio capitatogli ad Asti lo scorso 15 settembre. Reduce da due carriere senesi per lui
Jonatan Bartoletti, fantino di Santa Maria Nuova nel Palio 2013, è ancor oggi restìo a parlare del triste episodio capitatogli ad Asti lo scorso 15 settembre. Reduce da due carriere senesi per lui non troppo ricche di soddisfazioni, Scompiglio, questo il suo soprannome, è giunto nella nostra città pieno di buoni propositi. Primo fra tutti quello di regalare il Drappo a Santa Maria Nuova. I presupposti per centrare lobiettivo cerano tutti. Mamuthones, eccellente cavallo di proprietà dello stesso Bartoletti, possedeva i requisiti per giocarsela alla pari con i migliori esemplari del lotto. Ma poi…
Jonatan, che cosa ricordi di quel giorno?
«Sono venuto ad Asti per fare il Palio, non da comparsa ma da protagonista. Volevo vincere, perchè sapevo benissimo quanto forte fosse il mio purosangue. Siamo entrati tra i canapi per la batteria. Ero tranquillo, anche se dovevo vedermela con rivali di elevata caratura. Cè stata una prima partenza falsa. Siamo tornati dentro…».
Poi?
«Poi ho fatto il mio mestiere. Come in tutti i Palii che ho corso. Ho visto sulla mia destra la Torretta che savvicinava al canapo, a sinistra avevo Martin. Viatosto era sotto, Mulas stava arrivando e Mureddu era proprio dietro di me. Ho provato a partire. A mio modo di vedere i presupposti cerano. Il regolamento dice che quando i cavalli sono entrati tutti tra i canapi la mossa può essere data in qualsiasi momento. E la partenza è sempre stata una delle mie peculiarità».
Lo invito a continuare, anche se mi rendo conto, trattandosi di unintervista telefonica, che il suo timbro di voce è cambiato. Le parole escono a fatica…
«….Vado avanti, se vuoi… Il canapo non è andato giù. Il mio cavallo gli ha battuto contro e si è capottato. Una circostanza già successa e vista un sacco di volte nei Palii. Questa volta la fatalità ha voluto che il mio cavallo, perchè tengo a sottolineare e non mi stancherò mai di farlo che il cavallo morto ad Asti era il mio cavallo, morisse nellincidente. Io sono volato via dalla sua schiena, atterrandogli appena davanti. Ho picchiato il volto in terra, ero stordito…»
A detta di molti la tua è stata una forzatura esagerata…
«No, non sono daccordo. Bastava che il canapo scendesse subito e la mia sarebbe stata una partenza falsa come quella di poco prima. E poi scusa: ci sono fantini che per innervosire i rivali le partenze false le provocano. E una tattica. E se io avessi deciso di adottarla? Altra cosa: supponiamo che un cavallo, sfuggito al controllo del fantino, avesse tentato di partire e fosse andato contro il canapo. Che sarebbe accaduto? Il canapo deve andare giù…».
Quali colpe ti attribuisci?
«Colpe? Io non ho colpe, non mi ritengo responsabile di nulla di quanto è accaduto. Ho passato giorni dinferno. Me ne sono state dette di tutti i colori. Tutti si sono accaniti contro di me. Anche quelli che i cavalli non sanno neppure che cosa siano. Il giorno seguente, ad Asti, è successo un episodio esattamente uguale al mio. E passato inosservato. E sai perchè? Perchè in quel caso al purosangue non è successo nulla. Per fortuna ho ricevuto la solidarietà di molti miei colleghi, tutti hanno sottolineato la componente della fatalità…»
Hai taciuto a lungo in seguito. Nellimmediato e nei giorni a seguire…
«Ho scelto di tacere per non alimentare tensioni e perchè ero davvero solo contro tutti. Le mie parole, in quei frangenti, non sarebbero servite a nulla. Ho perso il mio cavallo, ero distrutto, ma sono stato in silenzio. Se realmente avessi fatto qualcosa di grave, qualcosa di dannoso al mio purosangue, se avessi sbagliato tutto come molti hanno affermato, il mio Borgo non mi avrebbe difeso. Anzi, ravvisando un mio errore, si sarebbe schierato contro di me. E ti domando: se ciò che è capitato a me fosse accaduto ad un fantino alle prime armi, come ne sarebbe venuto fuori? La sua carriera sarebbe stata stroncata sul nascere».
Devo fare lavvocato del diavolo. Alcuni sostengono che tu, tra i canapi, faccia un uso esagerato del nerbo…
«Ah si? Se me lo danno io lo uso. E il regolamento a prevederlo. Lo uso per portare il cavallo sotto canapo e lo uso in corsa. Ma se si decidesse di proibirne luso tra i canapi io non mi metterei certo a piangere. Ad Asti, negli anni passati, quando riuscii a partire bene, ricevetti elogi da tutti. Un evento sfortunato, una maledetta fatalità, mi ha trasformato in qualcosa che non sono».
Il tuo ricorso alla squalifica di dieci Palii è stato preso in esame dagli stessi che ti avevano comminato la squalifica. A detta di alcuni Rettori una situazione da rivedere…
«Meno male che lo dicono i Rettori… Ciò che posso dire è che non sono il personaggio che molti hanno dipinto. Non sono un violento, non maltratto i cavalli. Ad Asti ho passato un giorno terribile. Con Mamuthones molti mi avevano visto allopera allo stadio: era il mio cavallo, il cavallo che tutti i giorni montavo e allenavo. Non ho fatto nulla perchè dovesse capitargli ciò che gli è capitato. Le cattiverie gratuite fanno male. Devo arrivare a pensare che se fosse accaduto qualcosa a me la cosa avrebbe fatto meno notizia?»
Fin qui Jonatan Bartoletti, detto Scompiglio. Scontato che le sue parole susciteranno altre discussioni, che molti continueranno a non giustificarlo… Non prendiamo posizioni in merito e lasciamo che ognuno faccia le proprie valutazioni su quanto ha sostenuto. Magari però, a distanza di un mese e mezzo dallaccaduto, con la mente un tantino più fredda e non condizionata dallesito della vicenda.
«Mamuthones era il mio cavallo – dice Bartoletti – questo vorrei che tutti lo tenessero sempre presente»….