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Incisa Scapaccino: il femminicidio di Floriana e il suo impatto sui bambini del paese

Intervistate le insegnanti che raccontano anche come, dalla riflessione su questo fatto di cronaca, siano emersi almeno tre episodi in cui altrettante bambine sono state avvicinate in modo equivoco da adulti malintenzionati

Si avvicina il giorno della sentenza a carico di Paolo Riccon, originario di Incisa Scapaccino, sotto processo in Corte d’Assise ad Alessandria per aver ucciso a coltellate la compagna Floriana Floris, nella casa di famiglia dell’uomo.

Proprio la morte di Floriana è stata scelta per inaugurare il ciclo di inchieste di Sos Donna, il progetto astigiano, attivo dal 2019 contro la violenza di genere. E Laura Nosenzo, giornalista, scrittrice e ideatrice di Sos Donna propone storie inedite pubblicate sul sito sos-donna.it

La prima intervista ha per  titolo: “Cappuccetto e il Lupo sono ancora tra noi: il femminicidio di Floriana Floris nelle parole e nei silenzi dei ragazzini di Incisa Scapaccino”.

Protagoniste quattro insegnanti: Lucia Ferrante, Angela Signoretti (primaria), Antonella Marcellino e Ornella Urso (secondaria di primo grado). Raccontano come la storia del femminicidio di Floriana Floris è entrata in classe, come è stato affrontato un caso così inatteso e tragico con bambini e ragazzini di un piccolo paese che, da un minuto all’altro, si è scoperto diverso.

Le risposte sono in parte sorprendenti. Il femminicidio avviene nel giugno 2023, i ragazzini tornano a scuola a settembre. “Qualcuno di loro – chiede l’intervistatrice – ha voluto parlare di Floriana o lo avete fatto voi?”. Lucia Ferrante: “Solo una bambina ha detto: a Incisa è morta una donna. Tanti non lo sapevano. Credo che le famiglie abbiano scelto il silenzio per proteggere i figli, sigillarli nel non detto per evitare di impressionarli”.

“Anche il paese – le parole di Ornella Urso – si è come chiuso in se stesso. Forse il rimorso per non esserci accorti di quello che succedeva oltre quelle finestre, forse un po’ di vergogna, come una macchia che ti senti addosso anche se non hai colpe”.

Come affrontare un tema spinoso come la violenza sulle donne con allievi piccoli come quelli della primaria? Angela Signoretti: “Con i bambini della quinta ho puntato l’attenzione sulla differenza tra amore e possesso. Ho fatto qualche paragone e ci abbiamo ragionato su: se vai in un giardino e vedi un bel fiore, non lo spezzi per prenderlo, gli dai da bere. Se vuoi bene a una donna, la tratti con gentilezza,  non la picchi. Ci siamo soffermati sul concetto di cura: accudire il fiore, rispettare la donna. Abbiamo concluso: così come ci sono bambini che, se non possono avere un giocattolo, lo distruggono, così ci sono uomini che quando vogliono una donna, e non possono averla, le fanno male. E ci siamo detti che tutto questo non ci piaceva”.

Dopo il lavoro in classe, a ottobre scolari e insegnanti vanno al Foro Boario a vedere la mostra di SOS donna “Non crederci! Se ti tratta male e poi ti dice: non lo farò più…”. Sul lenzuolo che chiude l’esposizione lasciano molti pensieri, tra i quali: “La donna è oro” (i bambini) e “A volte il mostro non è sotto al letto ma dorme con te” (ragazzini).

Tornate in classe, le giovani della 1A della secondaria si sentono chiedere dall’insegnante se abbiano mai subito avances non volute, episodi molesti per strada, e come abbiano reagito. Si raccontano in modo spontaneo e sincero, chi per qualcosa accaduto a Incisa, chi in altri luoghi o Paesi di origine (compongono una classe multietnica).

Due tra le tante testimonianze: “Una mia amica ed io siamo state fermate da un signore che ci ha proposto soldi, in cambio di foto intime, invitandoci a seguirlo in macchina”. “Un commerciante mi ha proposto di aiutarlo, tentando approcci fisici e perseguitandomi per giorni. Quando ho cercato protezione presso un adulto, si è spacciato per mio padre per tentare di portarmi via”. Poi racconti, diretti e non, di approcci sui social e pedinamenti.

“Fatti molto pesanti: come li avete affrontati?” la domanda.

Antonella Marcellino: “Parlandone tutti insieme. La cosa che è subito saltata all’occhio è la quantità di storie che riguardano uomini adulti che tentano di adescare ragazze minorenni per strada. Abbiamo deciso di pubblicare la nostra inchiesta sul giornalino della scuola per condividere il problema con le altre classi, allertare le famiglie. L’articolo, intitolato ‘Cappuccetto e il Lupo’, è uscito un mese fa”.

L’intervista, che si può leggere integralmente sul sito di sos-donna (https://www.sos-donna.it/le-storie-di-sos-donna/) è completata da cinque domande al sindaco Matteo Massimelli che premette: “La soluzione contro gli uomini molesti non è chiudere in casa le ragazze”.

L’amministratore lancia la proposta di uno sportello di ascolto, da far nascere dalla collaborazione tra Comune e Istituto Comprensivo, e rivela l’apertura di una casa rifugio nel territorio del Cisa Asti Sud: “In un luogo che, neppure io che sono il presidente, conosco: una scelta che ho voluto fare per preservare la riservatezza e la sicurezza delle donne che accoglieremo”.

Infine si augura che “dopo la conclusione del processo si possano togliere i sigilli dalla casa del femminicidio, che quel luogo silenzioso possa tornare a vivere, avere nuovi abitanti, uscire dall’isolamento e abbandono in cui versa da un anno”.

Intanto davanti alla grande casa gialla, dove il nastro bianco e rosso dei carabinieri è stato rinnovato dopo che qualcuno, dicono, ha provato a entrare, è comparsa una girandola colorata e una scritta a mano: “Non ti dimentichiamo Flo” e un fiore, una farfalla, un cuore tracciati a matita e poi ripassati col pennarello rosso. Con cura e amore, ciò che la donna, venuta da Milano e che quasi nessuno conosceva a Incisa, ha perso per sempre.

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