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Lavoro nell'astigiano scarseggia
Attualità

Indagine Ires: L’astigiano è una delle province più povere del Piemonte

I risultati (aggiornati al 30 giugno 2019) sono frutto di una ricerca commissionata dalla CGIL all’Istituto IRES Lucia Morosini per valutare, appunto, lo stato di salute economico e occupazionale della nostra provincia e, purtroppo, Asti è risultata tra le peggiori province del Piemonte in entrambi i settori

L’Astigiano territorio tra i più poveri del Piemonte

I dati emersi dalla conferenza di martedì scorso, relativi all’analisi economica della provincia di Asti, sono risultati deludenti e scoraggianti e hanno posizionato quest’area tra le più povere del Piemonte.
I risultati (aggiornati al 30 giugno 2019) sono frutto di una ricerca commissionata dalla CGIL all’Istituto IRES Lucia Morosini per valutare, appunto, lo stato di salute economico e occupazionale della nostra provincia e, purtroppo, Asti è risultata tra le peggiori province del Piemonte in entrambi i settori.
“Sono dati preoccupanti – ha esordito Luca Quagliotti Segretario Generale della CGIL, presente alla conferenza insieme al Direttore dell’IRES, Francesco Montemurro e a Mamadou Seck, Segretario provinciale della FIOM CGIL – che si potrebbero arginare con una collaborazione più stretta ed efficace tra amministrazione, imprese e università perché solo unendo le forze e attingendo alle risorse, si può creare una filiera che permette uno sviluppo.”

Segni di rallentamento

“Dopo la ripresa del 2017 – ha sottolineato Montemurro – ci sono ora evidenti segni di rallentamento che investono la produzione, il fatturato, gli ordinativi interni ed esterni.
I punti di forza come la buona performance dell’industria agro-alimentare, il discreto peso del valore aggiunto dato dal manifatturiero, l’elevato tasso di imprenditorialità o l’economia familiare diffusa, non bastano a fronteggiare i numerosi punti deboli come il valore aggiunto pro capite più basso in Piemonte, la bassa specializzazione produttiva, il lavoro stagionale mal gestito, la scarsa qualificazione, la bassa retribuzione, i pochi investimenti o i negativi indicatori sulla sicurezza e, se da un lato, – ha continuato il Direttore di IRES – alcune opportunità come uno sviluppo dei settori produttivi innovativi (grazie a finanziamenti straordinari), una maggiore qualificazione del Polo Universitario, vertenze per l’aumento salariale o politiche per il ripopolamento di comuni in declino ci sono, esistono anche minacce come la rarefazione dei servizi di base in alcune zone, eccessiva frammentazione del sistema produttivo o declino di attività imprenditoriali causato dalla mancanza di politiche per il ricambio generazionale.”

Mancato decollo delle Start Up

Asti risulta avere una performance peggiore della media per quanto riguarda la produzione di tutti i settori ad eccezione dell’alimentare e se il clima di fiducia delle imprese sembra migliorare, Asti e Biella rimangono comunque in zona negativa ed anche il mancato decollo delle Start Up Innovative (solo 6 ad Asti) non ha aiutato.

Più contratti nel settore agricolo, bene il tessile

Nel corso del 2018 sono aumentati i contratti nel settore agricolo ma solo per gli over 50 (in generale dopo Biella, Asti ha gli occupati meno giovani) e nella componente maschile, sono calate le assunzioni nel settore industriale dove tra il 1° trimestre 2018 e lo stesso periodo del 2019 si è verificata una riduzione di contratti a tempo indeterminato pari al 20,8% mentre il comparto tessile è l’unico positivo con + 35,3%, il settore chimico e quello metalmeccanico, rispettivamente con -41,2% e -22,5%, destano preoccupazione.

Previsioni di investimento in calo

Le previsioni di investimento sono in calo e se, nella prima parte dell’anno, la provincia di Asti è stata tra le meno toccate dal fenomeno della Cassa Integrazione con sole 94.000 ore autorizzate, per la crisi di Mercatone Uno e della Blutec, si attende un aumento di richiesta.
“Le retribuzioni medie orarie – ha evidenziato Mamadou Seck – sono tra le più basse del Piemonte, sono calati gli ammortizzatori sociali ed è aumentato il part time, manca la formazione professionale e la qualificazione.”
È diminuita anche la percentuale di lavoratori indipendenti, 27,2% contro il 32,4% dell’ultimo triennio.
Purtroppo Asti si riconferma città dormitorio anche per la scarsa capacità di trattenere le forze lavoro, solo il 70,6% degli astigiani infatti lavora nella propria provincia contro l’88,7% di Alessandria, o il 94,6% di Torino.

Reddito di cittadinanza: oltre 4mila le richieste

Nel corso della conferenza sono stati poi forniti i dati relativi al Reddito di Cittadinanza, da cui risulta che le domande pervenute, al 5 luglio 2019, sono state 4.094 (10,96% compilate da CAAF CGIL) di cui 3.160 fatte alla sede di Asti e 934 a quella di Nizza Monferrato, le Pensioni di Cittadinanza erogate sono state 368 (36,68% elaborate da CAAF CGIL), per quanto riguarda Quota 100, al 30 giugno erano invece pervenute 491domande di cui 305 nella gestione privata, 83 in convenzione internazionale, 103 in gestione pubblica (22,4% elaborate da INCA CGIL).

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Una risposta

  1. Certo se continuano ad alzare l iva su tutto andiamo a mangiare tutti alla chiesa.( uno stato esen tasse ) Si lavora x pagare i debiti fatti da una politica di sinistra e centro destra corrotta. MERDE!

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