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“InDipendenze”: due anni di prevenzione e rete per i giovani astigiani [photogallery]

Al Circolo Nosenzo la presentazione dei risultati del progetto che ha coinvolto scuole, associazioni e servizi pubblici per contrastare le dipendenze e promuovere il benessere sociale

Due anni di lavoro sul campo, un’équipe multidisciplinare e una rete ampia di scuole, enti, associazioni e servizi pubblici: al Circolo Nosenzo sono stati presentati i risultati del progetto “Indipendenze”, programma di azione e studio nato nel 2023 per la prevenzione delle dipendenze comportamentali e da uso o abuso di sostanze tra i giovani. Finanziato dal Dipartimento per le Politiche Antidroga, il progetto ha coinvolto il Ser.D di Asti, il Comune di Asti, la Cooperativa Jokko, il mondo della scuola e numerose realtà sportive e associative del territorio.

A moderare l’incontro è stato Francesco Scalfari, vicepresidente del Circolo Nosenzo, che ha ricordato come “InDipendenze” rappresenti una risposta concreta e strutturata: «La prevenzione non può essere episodica – ha detto – ma deve diventare un percorso educativo permanente». Il progetto ha avuto come destinatari diretti i giovani tra i 14 e i 25 anni, ma ha coinvolto anche genitori, insegnanti ed educatori in un’ottica di comunità educante.

Piero Vercelli, presidente della Cooperativa Jokko e coordinatore del progetto insieme alle psicologhe Monica Marrandino ed Elena Baisi, ha sottolineato l’importanza di investire in prevenzione: «Bisogna uscire dalla logica dell’emergenza e garantire continuità. Per questo abbiamo già partecipato a un nuovo bando ministeriale». Vercelli ha anche elogiato il lavoro degli operatori pubblici: «Nel Comune di Asti e nell’ASL ci sono vere eccellenze, spesso non valorizzate».

Roberto Giolito, Direttore del Settore Politiche Sociali, Istruzione e Servizi Educativi del Comune di Asti, ha definito “Indipendenze” un «vero progetto di prevenzione», capace di realizzare un autentico lavoro di rete e percorsi professionali concreti: «È un’esperienza che è andata avanti da sola, grazie alla collaborazione e alla qualità degli operatori».

Tra le esperienze collegate, Mariangela Ortolan coordinatrice Servizio Educativa territoriale, ha illustrato il legame con il progetto “Giovani ExtraOrdinari plus”, che ha messo al centro l’ascolto dei ragazzi e la costruzione di una “mente collettiva” fra operatori: «Gli adulti devono essere argini che accompagnano, non dighe che bloccano. Il lavoro di rete ci ha permesso di fare molto di più con minori risorse». Oltre 350 giovani sono stati coinvolti direttamente, mentre la formazione condotta da Marrandino e Baisi ha interessato 17 educatori professionali del servizio di educativa territoriale e 400 volontari del Servizio Civile.

Nel suo intervento, Monica Marrandino ha presentato i dati principali: 91 laboratori (a fronte dei 18 previsti), 8 tavoli di lavoro, 198 ore di attività, 182 ragazzi e 138 adulti coinvolti. Particolarmente significativa la collaborazione con il Ser.D di Asti, che ha registrato 255 accessi online tramite i QR code diffusi e ha accolto 60 studenti in visita per conoscere da vicino il servizio.

Elisa Stirintano, del Ser.D di Asti, ha raccontato il clima informale degli incontri con i ragazzi, con sedie disposte in cerchio e dialoghi aperti: «Volevamo togliere l’aura oscura che circonda il servizio e mostrare che qui si parla anche di gioco, social, internet, non solo di droghe». Diversi studenti hanno condiviso esperienze personali e preoccupazioni per i compagni, chiedendo come poterli aiutare.

L’educatrice Ornella Bruno, ha rimarcato il valore innovativo dell’iniziativa: «Per la prima volta sono stati i giovani a venire da noi. Hanno scoperto che il Ser.D non è il vecchio “Ser.T”, ma un servizio che si occupa anche di dipendenze comportamentali e prevenzione». Il problema principale, ha spiegato, resta la mancanza di opportunità che rischia di lasciare spazio alla noia: «Se non offriamo alternative – sport, musica, esperienze positive – la dipendenza trova terreno fertile».

Tra i ringraziamenti, spazio anche a Fabiano, referente sportivo, che ha ricordato le attività nei parchi e nelle palestre: «Bisogna andare nei luoghi di vita dei ragazzi per incontrarli.

Foto di Maria Grazia Billi

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