Si chiamano infermieri di famiglia e di comunità e rappresentano una nuova figura professionale, nell’ottica di una sanità distribuita sul territorio e non più concentrata sugli ospedali.
Alla loro formazione è dedicato il Master universitario di primo livello in Assistenza infermieristica di famiglia e di comunità, avviato ieri (giovedì) al Polo universitario astigiano con 27 iscritti. Promosso dal Dipartimento di Scienze della sanità pubblica e pediatriche dell’Università di Torino, è gestito dal consorzio Corep, i cui soci sono le Università di Torino e Messina insieme alla Camera di Commercio di Torino.
L’avvio delle lezioni è stato preceduto da una presentazione del programma di studio alla presenza, tra gli altri, di Mario Sacco, presidente del consorzio Astiss che gestisce a livello amministrativo il Polo universitario; Valerio Dimonte, presidente del corso di laurea in Scienze infermieristiche dell’Università di Torino; Flavio Boraso, direttore generale dell’Asl; Claudio Lucia, presidente provinciale dell’Ordine dei Medici e Vilma Gentile, vice presidente dell’Ordine degli infermieri.
L’obiettivo del master
L’obiettivo del master consiste nel formare infermieri provvisti di conoscenze e competenze cliniche avanzate e abilità tecniche che consentano – coordinandosi e integrandosi con altri professionisti – di agire per la promozione della salute, la prevenzione della malattia, la riabilitazione e l’assistenza ai malati e ai morenti a livello di famiglia e comunità. Diversi, infatti, gli sbocchi professionali previsti, come case della salute, studi medici associati, servizi ambulatoriali, assistenza a domicilio, unità speciali di continuità assistenziale.
Articolato in due anni, per un costo di 2.400 euro, prevede lezioni il giovedì e il venerdì presso il Polo universitario astigiano, accompagnate da un tirocinio formativo.
La risposta al territorio
«Con questo master – ha sottolineato Dimonte – realizziamo un’idea nata tempo fa, volta a rispondere alla necessità, acuita dalla pandemia, dello sviluppo di una sanità che vada incontro alle famiglie e alle comunità. Ma per coprire questi bisogni è necessario avere e disposizione le figure professionali adeguate. Ed ecco, allora, il Master».
«A pochi mesi dalla presentazione – ha aggiunto Sacco – abbiamo raggiunto questo risultato concreto. Una nuova opportunità formativa di alto livello che si inserisce in uno dei due filoni di specializzazione del Polo universitario, che vogliamo far diventare Polo del benessere e Polo dell’enologia/enomeccanica. Al contempo, rispondiamo ad un’esigenza del territorio, che chiede di portare la sanità pubblica a casa delle persone senza intasare gli ospedali».
D’accordo Carla Maria Zotti, direttrice del Dipartimento di Scienze della sanità pubblica, che in video collegamento ha sottolineato come finora l’assistenza sia stata centrata sugli infermieri ospedalieri. «Ora, però, come ha dimostrato l’emergenza sanitaria – ha affermato – l’infermiere deve uscire: il passaggio dall’ospedale al territorio diventa cruciale».
L’intervento di Ginetto Menarello (Aifec)
All’intervento di Flavio Boraso, che ha ribadito la lungimiranza di una formazione che risponde ad un bisogno reale, sono poi seguite le parole di Ginetto Menarello, presidente dell’Aifec (Associazione infermieri di famiglie e di comunità). «Il nostro gruppo – ha raccontato – è nato a livello piemontese al termine della prima edizione del Master, avviato a Torino nel 2005. Ora conta 200 iscritti provenienti da 10 regioni diverse. Un veloce sviluppo durante cui si è finalmente arrivati alla consapevolezza generale della necessità di questa figura professionale, che peraltro è solo una rotella di un sistema delle cure primarie che va innovato».