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Intervista al direttore Caritas, Beppe Amico«Con la crisi arrivano anche i "vulnerabili"»
Attualità

Intervista al direttore Caritas, Beppe Amico
«Con la crisi arrivano anche i "vulnerabili"»

«La percezione della crisi economica, da parte dei nostri volontari, è colta dalla quantità degli interventi erogati e dall’avvicinarsi di nuovi casi che vedono protagoniste persone appartenenti

«La percezione della crisi economica, da parte dei nostri volontari, è colta dalla quantità degli interventi erogati e dall’avvicinarsi di nuovi casi che vedono protagoniste persone appartenenti alla cosiddetta categoria dei vulnerabili, ovvero dei “nuovi poveri”». Ad affermarlo Beppe Amico, direttore della Caritas di Asti (organismo pastorale della Cei, Conferenza episcopale italiana, per la promozione della carità), presieduta dal vescovo Francesco Ravinale.
Direttore, quanti sono i centri di ascolto Caritas nell’Astigiano?
«Sono 15 quelli che lavorano “in rete”, partecipano agli incontri di coordinamento mensile, alle proposte formative e utilizzano il nostro software per il caricamento dati, grazie a cui abbiamo potuto fornire i “numeri” per redigere il rapporto annuale nazionale Caritas. A loro si affiancano altri centri di ascolto che si muovono autonomamente».
Quanti sono i volontari coinvolti?
«Circa 75, cui se ne affiancano altri che svolgono servizi diversi dall’impegno nei centri di ascolto».
Il numero di utenti dei centri di ascolto è aumentato rispetto al periodo antecedente alla crisi economica?
«Non posso affermarlo a livello di statistica, in quanto il primo report dei 15 centri di ascolto “in rete” risale al 2008, ma allora erano ancora presenti molti “doppioni”, ovvero famiglie che si rivolgevano contemporaneamente a diversi centri. Il lavoro che abbiamo svolto in questi anni è andato nella direzione di eliminarli, invitando i volontari a seguire le famiglie in base alla zona della città di competenza, ovvero a quella in cui operano. Tuttavia posso dire che la percezione della crisi economica, da parte dei volontari, è colta dalla quantità degli interventi erogati e dall’avvicinarsi dei vulnerabili, ovvero a persone che sono scivolate solo ultimamente in una condizione di povertà».
E’ aumentato, negli ultimi anni, il numero di Italiani che si è rivolto ai centri di ascolto?
«Il report relativo al 2009 evidenziava un’utenza straniera pari al 58,1%, scesa nel 2011 al 54,8%: gli Italiani sono quindi aumentati».
Quali sono le azioni che i volontari  possono mettere in campo per aiutare queste persone?
«Accogliere, ascoltare e rispondere offrendo orientamento, informazioni, aiuti materiali. E, soprattutto, instaurare relazioni capaci di esprimere calore umano, rispetto  e partecipazione».
Nel caso in cui l’utente sia disoccupato cosa rispondono?
«Abbiamo predisposto una specifica scheda per la raccolta di dati utili alla preparazione di un bilancio di competenze della persona in cerca di lavoro. Se l’interessato è d’accordo i volontari inoltrano la scheda a chi, nell’ambito della Caritas, sta seguendo uno specifico “progetto lavoro”; tra questi anche un giovane tutor che segue il disoccupato nella ricerca di nuove opportunità. Inoltre abbiamo già attivato alcuni tirocini formativi (stage) finanziati da fondi nostri della durata di tre mesi e con la possibilità di essere prorogati: l’azienda interessata ospita il disoccupato, che viene pagato da noi ma che può cominciare a stringere contatti di lavoro nella speranza di un contratto».

e. f.

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