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Attualità

“Io sopravvissuta all’inferno del Nova Festival dico che il risentimento non porta da nessuna parte”

Hadar Sharvit, 29 anni, ospite del Rotary club di Asti e dell’Associazione Italia-Israele

Hadar ha 29 anni, è minuta e ha lunghi capelli neri. Fa l’insegnante ed è israeliana. Il 7 ottobre del 2023 era al Nova Music festival. Di quelle drammatiche, lunghissime ore, ricorda tutto: i colpi di kalashnikov e dei razzi, le grida dei terroristi, le urla disperate di chi era stato ferito o portato via o abusato. La corsa affannosa verso un bosco di cedri “che sembrava dare energia” dove rimanere nascosti. E la paura, quella che ti fa pensare che oramai è finita e cerchi di capire come fare a non cadere prigioniera. Nella radura del Nova Festival oggi ci sono le lapidi di 378 giovani uccisi.

Hadar Sharvit parla con tono pacato, piano, mai un’enfasi, un po’ di commozione a tratti. E’ ospite del Rotary club di Asti (presidente Renzo Gai) e dell’Associazione Italia-Israele (Luigi Florio). Nei giorni scorsi ha partecipato ad iniziative analoghe in Liguria. “Perché sono qui? La mia è una missione di testimonianza. Ci sono persone che negano il 7 ottobre, dicono che non è successo niente. Parlo per persone che non ci sono più, soprattutto per le donne”.
Il discorso passa presto dal passato al presente e al futuro.
Hadar è tornata presto al suo lavoro di insegnante (ragazzi tra i 13 e i 18 anni). Una scelta precisa: “Tornare a insegnare, per me, è il modo migliore per parlare ai ragazzi di resilienza. Se io torno alla mia vita, dimostro loro che si può andare avanti. Ai miei ragazzi spiego che all’odio non si risponde con altro odio, ma con l’amore e l’educazione”. A chi le chiede cosa pensa delle 60 mila vittime palestinesi, replica: “Quelli sono i numeri che dà Hamas. Non è proprio possibile che sia qual numero”. Ammette che in Israele ci sia “un minoranza molto piccola che critica il nostro esercito, e questo mi fa male, ma noi siamo una vera democrazia” e aggiunge: “Durante la guierra abbiamo finanziato con centinaia di migliaia di shekel Gaza: quale popolo genocida finanzia il suo nemico?”.
Parla anche della crescente ondata di antisemitismo in Europa: “Ai giovani che cantano dal fiume al mare chiederei di quale fiume e di quale mare parlano, E poi li inviterei a visitare il nostro bellissimo Paese. Sono 2 mila anni che dobbiamo giustificarci, non so perché Israele debba sempre difendersi. Vorrei vedere come reagirebbero se in Europa accadesse quello che è successo a noi”.
Il futuro? “Non alimentare altro risentimento, né contro Israele né contro qualunque altra comunità. Bisogna cominciare da noi stessi, chiederci ogni giorno come possiamo guarire interiormente – spiega – Credo però che nei territori governati da Hamas, stia avvenendo l’esatto opposto, con un’educazione sistematica all’odio”. Cambierà qualche cosa? “Non subito, per noi perdonare è impossibile. Il peso di ciò che abbiamo visto, sentito e vissuto è troppo grande. Spero però che per i miei figli sia diverso, si possa tornare a vivere in pace, insieme, a fidarsi dei nostri vicini. E’ per questa speranza che voglio andare in giro a raccontare quello che è successo”.

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