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Il caso

Ipotesi Sud/Ovest di Asti: «Non siano cinque varianti del progetto di 15 anni fa»

Il consigliere Malandrone di Ambiente Asti commenta le anticipazioni sul tragitto date dal nostro giornale e dice no al tunnel sotto la collina di corso Alba

Le cinque ipotesi per costruire il collegamento Sud/Ovest, inserite nel progetto di fattibilità tecnico economica dell’Anas, non sono ancora state rese pubbliche, ma già fanno discutere. Non è ancora ufficiale quale tracciato si andrà a realizzare per collegare il casello di Asti Ovest con la zona di Rocca Schiavino, al di là del Tanaro (quindi con l’A33), ma si sa che tutte le ipotesi prevedono di bucare la collina di corso Alba con un tunnel dove far passare la “tangenzialina”. Un collegamento a due corsie, una per senso di marcia, che a seconda del tracciato definitivo dovrebbe essere lungo tra 5 e 8 Km.

«Dalle indiscrezioni pubblicate sul giornale sembra che Anas abbia predisposto cinque varianti del progetto Marmo di 15 anni fa – commenta il consigliere comunale di Ambiente Asti, Mario Malandrone [nella foto] – Un progetto che prevederebbe anche questa volta, sebbene in forma meno “larga”, una galleria sotto la collina di corso Alba e questo perché la città ha invaso ogni spazio di prossimità, con costruzioni nate tra gli anni ‘70 e ‘90, dove in teoria avrebbe potuto passare la nuova bretella senza dover bucare una collina. In epoca post Covid i grandi investimenti dovrebbero essere dirottati per bonificare l’ambiente, non per creare una tangenziale su idee ormai superate». Malandrone, prima ancora di diventare consigliere comunale e punto di riferimento degli ambientalisti astigiani, con la lista nella quale è stato eletto, aveva contrastato il primo faraonico progetto di tangenziale che sarebbe stata anche la strada più costosa d’Italia. Sono passati tanti anni, ma per Malandrone gli attori non sarebbero poi così cambiati.

«Ad amministrare questa città ci sono sempre gli stessi di allora, compreso il sindaco e qui stiamo parlando di un progetto su cui si discute da oltre 30 anni. Poi è arrivata l’ipotesi della “maxi tangenziale”, per fortuna bloccata anche grazie ai quartieri residenziali che si sono opposti a quell’opera che non sarebbe servita alla città, in quanto solo un passante. Ora – sottolinea – il progetto si è ristretto, ma sarebbe ugualmente impattante. Si andrebbe a sfondare una collina con una strada che, molto probabilmente, andrà a invadere spazi destinati all’agricoltura. La vera domanda è: cosa è stato fatto sul fronte della mobilità alternativa per scongiurare tutto questo? La tangenziale promessa dovrebbe essere leggera, collegata agli assi viari della città. Le prime notizie uscite parlano di due ipotesi di progetti che addirittura andrebbero a collegarsi al tunnel dei Molini di Isola. È chiaro che un secondo ponte sul Tanaro serve nel caso ci fossero emergenze, ma per averlo non possiamo costruire una tangenziale per far passare qualche camion fuori dal centro urbano. Si mettano in campo strategie per impedire il passaggio dei camion, si creino complanari e si proceda al rifacimento della rotonda di piazza Torino che, a detta del sindaco, già sortirebbe effetti positivi sul traffico sud/ovest».

Infine la questione del confronto sul territorio prima di ogni decisione. «Per noi, confrontarsi significa fare assemblee nei quartieri dove passerebbe il tracciato. Alla “scorsa tangenziale” c’era il presidente della Provincia Marmo che rimase in minoranza e come lui Galvagno e Armosino. Spero che per Rasero, sindaco del capoluogo e presidente della Provincia, ascoltare il territorio non significhi ascoltare solo se stesso. In passato, al posto del viadotto su corso Ivrea, fu accolta la proposta del Comitato contro la tangenziale e dell’ingegner Ratti: fu asfaltata una strada esistente, la bretella intorno all’Obi, che ha alleggerito il traffico in entrata alla città. Asti ha bisogno di piccolo agopunture viarie per risolvere i problemi del traffico».

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