Ospiti il sociologo Massimo Introvigne, il giornalista di Panorama Sherif El Sebaie e la ricercatrice astigiana Letizia Viarengo che, moderati dal direttore dell’Israt Mario Renosio, hanno fatto chiarezza tra immigrazione e falsi miti legati ai musulmani
Cosa sappiamo sull’Islam e cosa crediamo di conoscere, magari per sentito dire? Sabato, in Comune, l’associazione At-tivi di Asti ha creato l’occasione per approfondire il tema grazie alla presenza di alcuni relatori di primo piano che, a vario titolo, si occupano di Islam, integrazione sociale e teologia. Ospiti il sociologo Massimo Introvigne, il giornalista di Panorama Sherif El Sebaie e la ricercatrice astigiana Letizia Viarengo che, moderati dal direttore dell’Israt Mario Renosio, hanno fatto chiarezza tra immigrazione e falsi miti legati ai musulmani.
L’occasione per parlare di Islam è stata data dalla presenza ad Asti della “Moschea” di via Balbo e delle polemiche che ne sono seguite. Moschea che, come spiegato da Introvigne, non è una Moschea «perché in Italia ne esistono solo cinque, le altre possono essere classificate come sale di culto e, più in generale, vengono registrare come circoli sportivi». La classificazione delle Moschee è solo un esempio dei falsi miti legati all’Islam, ma certo non aiuta a fare chiarezza una legislazione farraginosa, che non rende per nulla semplice aprire un luogo di culto islamico come potrebbe essere per una chiesa.
«Altro equivoco – ha spiegato Introvigne – riguarda il ruolo degli Imàm che non sono l’equivalente di preti o vescovi, ma una via di mezzo tra i sagrestani e i presidenti dei consigli pastorali. In Italia gli Imàm sono così importanti, rispetto altrove, perché vengono invitati in televisione». Anche il giornalista Sherif El Sebaie ha rimarcato questo aspetto: «Purtroppo i musulmani vengono chiamati sempre a parlare di Islam; anzi, se non hanno la tunica e la barba non li chiamano proprio, perché sono accessori che aumentano l’odiens. Per questo meccanismo, in Italia, la figura dell’Imàm è stata elevata quasi a casta sacerdotale, che sembra parlare a nome di tutti i musulmani, ma non è così».
Letizia Viarengo ha invece diffuso i dati sull’immigrazione ad Asti città, richiamando il Dossier della Caritas e della Commissione per il dialogo interreligioso della Diocesi, da cui emerge che la comunità straniera più numerosa è quella albanese, quindi romena e solo a seguire quella marocchina, composta da magrebini berberi, e che anima i tre centri culto islamici della città.
Riccardo Santagati