«Io non ho paura e non ho nessuna intenzione di cambiare il mio modo di vivere a Parigi, o di tornare spaventata tra le colline dell'Astigiano». Jessica Rossotto ha 31 anni, è dipendente di una
«Io non ho paura e non ho nessuna intenzione di cambiare il mio modo di vivere a Parigi, o di tornare spaventata tra le colline dell'Astigiano». Jessica Rossotto ha 31 anni, è dipendente di una società di telecomunicazioni, ma sta trascorrendo un periodo di studio nella capitale francese. Il 13 novembre, giorno degli attentati terroristici dell'ISIS che hanno sconvolto l'Europa intera, Jessica era lì: una ragazza come molte altre, appena tornata a casa dopo una giornata passata tra i libri e gli impegni quotidiani. «Alle 19 mi trovavo in Place de la République, non distante dal Bataclan che si trova nella zona del Marais – racconta Jessica contattata telefonicamente dopo la strage – Stavo tornando a casa e, proprio in quel momento, la metropolitana ha subito alcuni fermi improvvisi per la presenza di pacchi sospetti. A Parigi i viaggiatori vengono costantemente informati se succede qualcosa nella metro, o se c'è un possibile pericolo. Nessuno, però, poteva immaginare ciò che sarebbe successo dopo».
Nel preciso momento degli attacchi dell'ISIS, Jessica si trovava a casa insieme al fidanzato. «Ero distante dal Bataclan, che è un locale molto frequentato dai giovani – continua la ragazza – Venuti a conoscenza del fatto, abbiamo acceso la televisione e seguito su internet cosa stava avvenendo. Purtroppo, fin da subito, non c'è stato alcun dubbio che si trattasse di attacchi terroristici accuratamente progettati. Ho quindi contattato i miei famigliari, in Italia, per tranquillizzarli sul fatto che eravamo al sicuro. Poi siamo rimasti svegli per buona parte della notte perché, in quel momento, era impossibile prendere sonno. Sabato e domenica siamo usciti restando in una zona di sicurezza, senza allontanarci troppo da casa. La polizia ha continuato a fornire indicazioni su come muoversi, impedendo alla ressa e ai curiosi di sostare in Place de la République».
Questa è stata Parigi, una città rimasta blindata per alcune ore, ma con la voglia di tornare al più presto alla normalità. «Dopo i fatti di Charlie Hebdo era aumentata la presenza di poliziotti tra le strade – aggiunge la studentessa – ed eravamo abituati ai controlli. Però, nonostante l'accaduto, c'è la voglia di andare avanti, di non farsi spaventare, di tornare nei bistrot e nei teatri come prima degli attacchi».
Anche in Italia si continua a parlare molto di quanto successo ma, secondo Jessica, è passato un messaggio di terrore che non è del tutto vero. «In Italia, soprattutto i primi giorni dopo la strage, si è discusso a lungo dell'accaduto, anche più che in Francia. Abbiamo saputo di gente che avrebbe detto di non voler più venire a Parigi perché spaventata. Altri, che vivono qui, hanno detto di voler tornare in Italia. Io non ho paura e, in realtà, i francesi, anche quelli che conosco, provano tanta tristezza per quanto accaduto, ma non vogliono iniziare una nuova guerra o vivere nella paura di uscire da casa. L'attacco terroristico, ad esempio, ha avvicinato tutti, nessuno l'ha usato per fare propaganda politica o chiedere le dimissioni del presidente Hollande».
Andare avanti, non lasciarsi spaventare. Questo il sentimento dei parigini e dei francesi, ma anche ciò che molti italiani residenti nell'Ile-de-France, compresa Jessica, hanno intenzione di fare per non cedere allo stato di paura nel quale l'ISIS intende far precipitare l'Occidente e quelli che considera essere i suoi nemici mortali.
Riccardo Santagati