Cerca
Close this search box.
Margherita Ruffino
Attualità
Elezioni comunali

La candidata a sindaco di Asti Ruffino: «Con i soldi del PNRR possiamo aiutare le fasce più deboli»

La rappresentante del Popolo della Famiglia ci spiega i suoi progetti e le idee per rilanciare la città

Margherita Ruffino, classe 1948, maestra in pensione residente a Canale (CN), ma molto legata ad Asti, mette al centro della campagna elettorale che la vede candidata a sindaco i valori del Popolo della Famiglia.

Come nasce la sua candidatura a sindaco di Asti?

Noi del Popolo della Famiglia abbiamo piacere di farci conoscere e di portare i nostri valori all’attenzione del maggior numero possibile di persone. Dato che abitato a 20 km da Asti, a Canale, mia zia ha abitato per tanti anni ad Asti e gli amici di mio padre avevano un negozio di scarpe in città, la scelta è stata abbastanza naturale. Avevamo già fatto la campagna elettorale nel 2018, con Raffaele Bianchino, per le elezioni europee. Abbiamo organizzato diversi incontri nel Monferrato, ma ho il desiderio di aprire un circolo del Popolo della Famiglia anche ad Asti.

Quali sono le maggiori criticità di Asti dal suo punto di vista?

Le criticità di Asti sono quelle che esistono anche in altre città. Cominciamo dalle piccole e medie imprese che vanno a rotoli e che continuano a pagare tasse, bollette, ma anche l’ombra per le tende o la tassa per i dehor. Queste tasse bisognerebbe toglierle, magari usando i fondi del PNRR. Poi abbiamo le persone che hanno perso il lavoro, quelle che vivono con contratti rinnovati ogni quindici giorni e che vivono nel precariato. Anche l’università di Asti dev’essere assistita, curata e adeguata, ma soprattutto, come rappresentante del Popolo della Famiglia, penso alle piccole e medie imprese, ai disoccupati e alle stesse famiglie che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena.

Negli ultimi anni la nostra città ha cambiato vocazione inseguendo l’asset del turismo. Secondo lei è un’operazione che ha senso?

Piazza San Secondo è stupenda, ci sono tanti palazzi antichi che possono rientrare in un progetto turistico. Certamente andrebbe potenziata la costruzione di giardini, di verde pubblico, magari curandolo di più. Anche grazie al fatto dei giovani che frequentano l’università si può collegare Astiss al potenziamento dell’aspetto turistico. Io non sono di Asti e non conosco perfettamente le difficoltà che ci sono, ma se non sono degne di essere visitate le nostre città, quali dovrebbero esserlo?

Ma per valorizzare le bellezze di Asti è necessario eliminare un bel po’ di auto allargando l’isola pedonale e la ZTL. È d’accordo?

Vedrei molto bene l’allargamento, ma poi bisogna convogliare l’eventuale turismo nell’isola pedonale. Anche qui a Canale ho affrontato questo tema perché se non passano le auto la gente non si ferma più a comprare, parcheggia lontano e non ha voglia di venire in centro. Bisogna inoltre costruire la tangenziale per liberare la città da tante macchine, ma con la facilità di raggiungere il centro dove ci sono i negozi, Altrimenti danneggiamo i commercianti e non va bene.

Ad Asti, nonostante le telecamere installate ovunque, continuano a essere episodi di vandalismo, degrado urbano e danneggiamenti dei beni pubblici. È un problema culturale o solo di sicurezza?

C’è un problema di mancanza di valori per cui tutto va bene quel che ti diverte. Lo imputo al fatto che la nostra civiltà era basata sui valori cristiani che adesso sono stati messi nel dimenticatoio per dare la massima libertà di fare qualunque cosa a chiunque. Ma il recupero di questi valori sarebbe da fare a monte con attività da programmarsi.

Lei è amante della letteratura e sa che Asti porta avanti l’eredità culturale di Vittorio Alfieri nonostante continui a essere ancora un autore di nicchia le cui opere sono poco conosciute anche dagli stessi astigiani. Non è l’unico perché ci sono altri autori locali altrettanto ignorati. Siamo davanti al più classico del “Nemo propheta in patria”?

Innanzitutto dovrebbero essere le scuole a far conoscere questi autori, magari trattandone uno ogni quindici giorni. Poi però farei anche serate e incontri in piazza per far tornare la gente a parlare di cultura. Vorremmo organizzare eventi molto semplici, coinvolgendo anche i bambini per richiamare i loro genitori. Se fossi sindaco farei anche una settimana al mese con l’ufficio del sindaco aperto a tutte le persone che hanno da chiedere, da fare osservazioni o protestare perché è così che si riporta la gente a pensare.

Ad Asti ci sono tanti anziani che spesso vivono isolati o per i quali, al di là del volontariato, si sente l’assenza di servizi dedicati. Proposte in merito?

Vogliamo avere cura degli anziani e dei disabili, che spesso sono soli o poveri. Questo nostro pensiero si rifà al principio della sussidiarietà perché dovrebbe essere lo Stato a intervenire dal momento che il volontariato c’è, ma potrebbe anche non esserci. Bisognerebbe con il PNRR costruire appartamentini, ristrutturando i palazzi vuoti, con l’ascensore o con piano terra per chi ha problemi di deambulazione aiutando le fasce deboli a pagare gli affitti. Poi creare delle istituzioni che seguano gli anziani a casa, magari per la spesa o per fare con loro una passeggiata. Aiuti che dovrebbero avere anche i disabili che spesso chiedono l’eutanasia perché sono soli e perché le famiglie non ne possono più. Se invece ci fossero persone, pagate dallo Stato, che andassero ad aiutare e sollevare il morale di queste persone non chiederebbero di morire nelle famose cliniche svizzere.

Venerdì è stata la giornata internazionale contro l’omotransfobia. Asti il 16 luglio ospiterà il suo secondo Pride, una manifestazione che la comunità LGBTQI promuove per rivendicare diritti civili e di uguaglianza con il resto della popolazione. Il Popolo della Famiglia non è d’accordo. Perché?

Venerdì era anche l’anniversario dell’omicidio di Calabresi e noi abbiamo celebrato quello. Credo che gli omosessuali siano fratelli ed esseri umani. Cosa facciano nella vita privata non ci interessa, o peggio sotto le lenzuola. Ma in questo momento, con tutti i problemi degli anziani, delle famiglie e delle piccole e medie imprese, dei disoccupati la gente è amareggiata e stufa e non ha voglia di vedere queste persone che fanno una specie di Carnevale di Rio. Siamo contro per quello, ma soprattutto inorridiamo per il fatto che prendono in giro i segni della fede cristiana di cui tutti facciamo parte. Ad Alba quando hanno fatto il Gay Pride abbiamo solo chiesto al vescovo che non permettesse di farlo passare, durante la messa, davanti alle chiese. Per noi il matrimonio è un sacramento istituito da Gesù Cristo, ma per loro ci sono già le Unioni Civili con le quali possono cedersi i diritti, le eredità, gli affitti e l’assistenza negli ospedali. Dovrebbero accontentarsi di questo e vivere felici. Anche l’adozione dei bambini da parte delle coppie gay non va bene perché riteniamo che un bambino abbia diritto ad avere una mamma e un papà.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Scopri inoltre:

Edizione digitale