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Attualità

«La casa della morte? Fatela altrove»
In via Urbani il no alla sala commiato

Sarà via Carlo Urbani, nel quartiere residenziale a ridosso della clinica Sant’Anna, ad ospitare, contro il volere dei residenti, la prima “sala del commiato” di Asti? Il caso è nato nei

Sarà via Carlo Urbani, nel quartiere residenziale a ridosso della clinica Sant’Anna, ad ospitare, contro il volere dei residenti, la prima “sala del commiato” di Asti? Il caso è nato nei giorni scorsi quando gli abitanti, molti dei quali già non avevano visto di buon occhio l’atterraggio della struttura ospedaliera a fianco delle proprie villette, hanno saputo che un terreno di via Urbani potrebbe essere stato identificato da una cordata di pompe funebri per costruire la struttura in cui svolgere cerimonie di addio, in forma laica, prima delle sepolture. L’apertura di queste sale del commiato e espressamente prevista dalla Variante 31 al Piano regolatore che, dopo l’iter nell’apposita commissione, sarà adottata in Consiglio comunale.

Che il terreno di via Urbani venga usato per questo scopo è solo una voce, sebbene insistente, ma tanto è bastato per mettere in allerta chi abita nella via. Alcuni l’hanno già ribattezzata “La casa della morte” ma, al di là dell’aspetto più macabro, esiste un regolamento regionale in materia di attività funebre il quale, all’art. 13, comma 5, precisa: “Le strutture per il commiato non possono essere collocate in strutture obitoriali, strutture sanitarie pubbliche o private o nelle loro immediate vicinanze, nonché in strutture socio-sanitarie o socio assistenziali”.

L’immediata vicinanza alla clinica Sant’Anna del terreno dove si suppone possa atterrare la struttura è innegabile; ma quanto immediata dev’essere per escludere che lì possa essere avviata quell’attività? A chiederselo sono i cittadini che hanno incontrato il vice sindaco Davide Arri per avere rassicurazioni. Arri ha ricordando proprio la norma restrittiva imposta dalla Regione per rassicurarli ma ciò non è bastato. Marta Parodi, assessore con delega allo Sportello Unico, conferma che in Comune è arrivata una richiesta per quel tipo di attività ma ricorda che il terreno del contendere «è destinato a servizi, è in prossimità della clinica e, prima di autorizzare ogni attività di sale del commiato, è necessario aspettare il regolamento regionale di attuazione di quelle norme». Forse nel regolamento sarà indicata la distanza in metri, minima, per chiarire cosa si intenda per “immediate vicinanze” ma, nel frattempo, i residenti hanno deciso di mettere le mani avanti ribadendo il proprio no e annunciando una raccolta firme nel caso non arrivasse una rassicurazione formale da parte dell’amministrazione.

«Non stiamo dicendo no perché siamo superstiziosi o perché temiamo la vicinanza dei morti – spiega uno dei residenti – ma, dopo l’apertura della clinica, con i disagi che ha portato, sarebbe il caso di dotare il quartiere di qualche servizio, tipo un parco giochi per i bambini che potrebbe essere costruito proprio sul terreno. In città ci sono molte strutture abbandonate, già pronte, che potrebbero ospitare la sala del commiato, ad esempio nei locali dove una volta c’erano piccoli supermercati». Inoltre il progetto di costruire un parco giochi sul quel prato sarebbe stato più volte ricordato agli attuali residenti quando vennero venduti loro i terreni. «Gli impegni vanno mantenuti fino in fondo – sottolinea un altro abitante – perché ricordo che la costruzione delle case ha comunque permesso al Comune di edificare strade e servizi pagati con gli oneri di urbanizzazione».

Riccardo Santagati

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