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Chiesa di San Rocco inaugurazione
Attualità

La chiesa barocca di San Rocco restituita alla città

Chiusa dal 2016, è stata inaugurata sabato scorso dopo gli interventi di messa in sicurezza e restauro conservativo

L’inaugurazione

E’ stata restituita alla città e al suo borgo, che le è molto affezionato, la chiesa di San Rocco in via Brofferio.
Gioiello del Barocco, è stata inaugurata sabato scorso essendo terminati i lavori di messa in sicurezza avviati nel settembre del 2017, dopo che era stata dichiarata inaccessibile nell’agosto del 2016 in seguito ad un distacco di intonaco dalle volte. Tante le persone, soprattutto della zona, che hanno voluto assistere alla cerimonia, alla presenza degli sbandieratori del borgo e delle autorità, dal sindaco Maurizio Rasero al vescovo Marco Prastaro e ai vertici della congregazione Oblati di San Giuseppe che si occupano della chiesa.
A presentare i lavori eseguiti l’architetto Fabio Calosso (progettista e direttore dei lavori in collaborazione con l’ing. Giorgio Piccinino, che ha realizzato il progetto strutturale). Calosso è intervenuto per spiegare gli interventi eseguiti anche tramite un video, cui è seguita la messa presieduta dal vescovo e officiata da quattro sacerdoti, tra cui Padre Lino Mela.
Gli interventi necessari sono stati decisi dalla Diocesi e coperti grazie anche al finanziamento Cei (Conferenza episcopale italiana), al contributo della Fondazione CrAsti e al bando legato alla legge regionale 15/89. All’investimento, pari a 150mila euro, hanno contribuito anche i residenti del borgo, molto legati alla chiesa, a titolo personale o tramite raccolte fondi.

Gli interventi effettuati

«La chiesa, nota come Confraternita San Rocco e costruita tra il 1708 e il 1720 – spiega l’architetto Calosso – presentava problemi dovuti all’umidità di risalita, anche per il fatto di aver subito l’alluvione del 1948. Umidità che nei decenni aveva compromesso murature e pavimentazioni, che erano diventate sconnesse. In questo anno di lavoro si è quindi provveduto ad effettuare lavori di consolidamento, messa in sicurezza e restauro conservativo dell’edificio senza intervenire a livello di restauro artistico, in quanto l’obiettivo era di rendere la chiesa nuovamente agibile».
L’architetto tiene quindi a sottolineare che la maggior parte degli interventi non sono visibili. Si è infatti provveduto a rimuovere la pavimentazione lesionata recuperando gli elementi decorati, posati con la stessa tecnica e il medesimo disegno; ad effettuare scavi con l’assistenza archeologica; a realizzare una nuova soletta e ad installare il riscaldamento a pavimento. Quindi si è effettuato un consolidamento statico della struttura tramite tiranti e sono stati ripristinati gli intonaci. «Un lavoro molto lungo, poi – continua – è stato quello svolto dalla restauratrice Ilaria Deambrogio, che ha consolidato l’intonaco della volta».
«Certo – anticipa Calosso – ora bisognerebbe proseguire con interventi di restauro artistico, il recupero degli altari laterali e della balaustra. In quest‘o senso ’ottica è allo studio la partecipazione a bandi per il reperimento di parte dei fondi necessari. Nel frattempo, considerati i lavori effettuati, sarebbe bello che Asti si riappropriasse della chiesa al di là della sua funzione religiosa, dato che si tratta di un gioiello barocco interessante dal punto di vista turistico e che potrebbe essere aperto al pubblico in occasione di iniziative (ad esempio concerti)».

La storia

La chiesa, infatti, è stata edificata tra il 1708 e il 1720 per accogliere il sempre maggiore numero di fedeli della piccola chiesa sede della Confraternita di San Rocco, composta da alcuni astigiani sopravvissuti all’epidemia di peste del 1630. San Rocco, infatti, è il Santo degli appestati, cui i confratelli si erano rivolti affinché liberasse la città da quel flagello. I confratelli erano soprattutto artigiani del borgo, che allora era l’antica contrada dei filanti e dei tessitori.
«All’interno della chiesa – conclude l’architetto Calosso – sono molte le opere degne di nota, come l’altare maggiore, costruito dal marmorino Francesco Ferrari a partire dal 1763 e consacrato da monsignor Caisotti nel 1764, gli arredi e la cantoria, realizzata da Francesco Maria Bonzanigo nel 1770 per ospitare il prezioso organo, costruito nel 1762 dal napoletano Liborio Grisanti».

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