Tutto è nato da una segnalazione diretta alla scuola, alla quale il dirigente ha risposto nel merito, ma poco dopo è esplosa una vera querelle politica, probabilmente ben oltre quelle che erano le intenzioni di partenza. Continua infatti a tenere banco la vicenda denunciata dal segretario cittadino della Lega di Asti, Mauro Serena, che ha chiamato in causa l’Istituto superiore Artom dove, stando ad alcune segnalazioni ricevute dal partito, alcuni docenti avrebbero «distribuito materiale di propaganda referendaria a favore del “sì” all’interno dell’istituto». La Lega ha definito questo fatto, se confermato, una «grave violazione etica e professionale», oltre che «legale», sottolineando che «la legge proibisce il volantinaggio, che sarebbe avvenuto in modo capillare, secondo le segnalazioni, e l’indottrinamento politico all’interno delle scuole, salvo specifiche procedure e l’autorizzazione del dirigente scolastico». Poi ha aggiunto, però, di non dubitare «della serietà dell’Istituto e del suo dirigente».
Denuncia alla quale ha infatti risposto il dirigente scolastico Franco Calcagno, invitando la sua replica alla Lega, ma rendendola nota anche agli organi di stampa. «Nel caso specifico, è stata segnalata la presenza non autorizzata di volantini su banchi e cattedre – scrive Calcagno – Tali materiali sono stati immediatamente rimossi, e una comunicazione interna è stata prontamente diramata per ricordare a tutti – studenti, docenti e operatori – che qualsiasi attività di questo tipo è inopportuna se non discussa e autorizzata preventivamente». Il professor Calcagno ha quindi evidenziato che «i percorsi di Educazione Civica e “Cittadinanza Attiva” attivati presso l’Istituto hanno l’obiettivo di offrire agli studenti e alle studentesse occasioni per conoscere, analizzare, studiare e approfondire tematiche che sono fondamento della vita democratica e del vivere in comunità, nel rispetto delle idee di tutti e di tutte. Tuttavia, è altrettanto essenziale sottolineare che la scuola, proprio in virtù del suo ruolo pubblico e formativo, non può e non deve farsi portavoce o veicolo di alcuna corrente politica o ideologica».
Ma, nonostante il fatto limitato e su cui lo stesso segretario cittadino della Lega non intenderebbe andare oltre, la querelle politica è comunque esplosa. Fabio Condemi, membro del movimento Giovani di Fratelli d’Italia – Sezione di Asti, è intervenuto puntando il dito contro i presunti responsabili: «Se tale iniziativa venisse confermata, – aggiunge – sarebbe un fatto grave, da condannare con fermezza. La scuola è – e deve restare – un luogo neutro, di crescita critica, confronto equilibrato e libertà di pensiero. È inaccettabile che alcuni docenti possano utilizzare il loro ruolo e l’ambiente scolastico per orientare le opinioni politiche degli studenti, approfittando della loro posizione e del contesto educativo».
Il consigliere comunale di Ambiente Asti, Mario Malandrone, ha osservato che «il volantinaggio è avvenuto fuori dalla scuola, su suolo pubblico». Ha quindi detto che parlare di «propaganda a scuola genera un’immagine fuorviante e rischia di creare allarmismo ingiustificato. Distribuire materiale informativo in uno spazio pubblico, accessibile a tutti, è un diritto sancito dalla nostra democrazia. E gli insegnanti, delegati sindacali hanno ben chiare le regole di dove si può diffondere e dove no il materiale». Quindi il consigliere ha lanciato una contro-accusa, affermando che incontri con esponenti di Fratelli d’Italia si sono svolti «regolarmente dentro la scuola in oggetto». «I giovani – conclude – hanno un cervello e sono perfettamente in grado di formarsi un’opinione propria, vagliando tra varie idee, discernendo. Sottovalutarli significa non riconoscere il loro ruolo attivo e la loro autonomia di pensiero […] Dibattito politico-sociale e propaganda partitica sono cose diverse».
Non meno stupita per l’eco della vicenda ( definita una «stupidissima questione») è stata la consigliera comunale Vittoria Briccarello di Uniti si può che ha osservato: «I ragazzi e le ragazze delle superiori leggono, studiano, ascoltano, alcuni si informano, altri no, alcuni hanno idee politiche, altri no, alcuni sono di destra e saranno di sinistra da grandi, altri il contrario, altri ancora sono anarchici e magari lo saranno per sempre, ma tutti hanno una testa pensante. Tutti hanno un cervello, ragionano e scelgono cosa votare. Certo, per loro questo referendum sarà la prima votazione della loro vita, il primo timbro sulla tessera elettorale, il primo ingresso al seggio. Ma potrà anche essere la prima volta che, sconsolati, decidono di non recarsi alle urne, convinti e convinte che il loro No e il loro Sì non conti nulla. E invece che accompagnare il futuro del Paese alla prima esperienza di cittadini attivi ci si fa le pulci su chi li manipola, chi li devia, chi li ‘compra’. […] Studenti e studentesse faranno cosa vogliono, ed è una delle poche certezze di libertà in questo Paese».
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