Nei disegni dei ragazzini, premiati con una copia della Costituzione, la mascherina rappresenta il simbolo dell’impedimento all’essere liberi (a emergenza finita, nell’immaginazione dei bambini, diventa l’aeroplano che si alza in volo), mentre il parco giochi, il campi di calcio e il mare blu sono la meta da raggiungere in una ritrovata autonomia.
C’è chi ritrae il presentatore televisivo che annuncia alla famiglia sul divano: “Possiamo confermare che il Coronavirus è finalmente sconfitto” e chi isola, comunque, qualcosa di buono nel buio di questo anno che ci ha chiusi in casa: “Il sorriso dei medici donato a milioni di persone che hanno salvato”.
Immagini fresche e immediate che si possono scorrere sullo schermo del computer o del telefonino collegandosi al sito web del Comune (www.villafrancadasti.at.it) nello spazio dedicato a “Pagine di libertà”, altra iniziativa dell’Amministrazione Macchia per la Festa della Liberazione. Venticinque i libri suggeriti, in dotazione alla Biblioteca Civica Paolo Luotto, che riportano ai valori della Resistenza. Sugli scaffali, da qualche giorno, c’è un volume in più fresco di stampa: “Io c’ero. Cinquantuno storie tra fascismo e liberazione” di Laura Nosenzo e Loredana Dova (Araba Fenice) donato dalla Provincia di Asti. In un racconto si parla di Giovanni Rolfo, Vanni, partigiano della 21ª Brigata San Damiano, che ancora molti ricordano a Villafranca.
Intanto è diventato virale in rete il video “Il coraggio di dire grazie” in cui Pierfrancesco Favino, Alessandro Gassman, Jasmine Trinca, Claudio Bisio e molti altri attori rendono omaggio alle lapidi dei ribelli sulle note de “La storia siamo noi” di Francesco De Gregori. C’è anche Ambra Angiolini che si sofferma commossa davanti alla targa in marmo di Faustino Novara collocata sotto il balcone della casa di Baldichieri dove il giovane, 28 anni, venne impiccato il 1° ottobre 1944.
Qui, il 25 aprile, ha deposto un mazzo di fiori il sindaco Gianluca Forno, mentre un analogo gesto è stato compiuto a Villafranca dal primo cittadino Anna Macchia alla lapide dell’abitazione al cui balcone, il 31 agosto 1944, fu appeso Luigi Capriolo. Le due case, simbolo del sacrificio partigiano, distano l’una dall’altra pochi chilometri e uniscono i due paesi in una tragica immagine del passato, ma anche nell’impegno di oggi a tenere vivo il ricordo nella difesa quotidiana della libertà.