Come capita da molti mesi quando c’è da contestare l’amministrazione in carica, quasi tutte le anime dell’opposizione in Consiglio comunale si sono unite per far scoppiare una nuova vivace querelle. Ma questa volta a finire nel mirino dei consiglieri di minoranza è il presidente dell’assemblea, Walter Rizzo, in quota alla maggioranza e subentrato a Giovanni Boccia il 22 ottobre scorso.
Ed è proprio questo suo essere, secondo l’accusa, “troppo di maggioranza” e quindi poco imparziale ad aver scatenato il rimprovero dell’opposizione che ha deciso di condannare il suo atteggiamento rispetto alla conduzione dei lavori consiliari.
«La minoranza ha pazientato per oltre cinque mesi con l’interpretazione, personale ed eterodiretta, che il presidente Walter Rizzo ha deciso di dare alla propria carica, ma ora la misura è davvero colma – raccontano dai banchi dell’opposizione – In cinque mesi il presidente ha convocato una sola volta la Conferenza dei Capi Gruppo per definire le modalità nonché le pratiche da portare nelle sedute dei Consigli comunali convocati. La riunione dei Capi Gruppo non è una gentile concessione del presidente o della maggioranza bensì un obbligo stabilito dalle leggi in materia. Il presidente Rizzo dovrebbe studiare le prerogative della sua carica stabilite dalle Leggi che hanno istituito il suo ruolo».
Così i consiglieri di minoranza Michele Anselmo, Mauro Bosia, Massimo Cerruti, Giuseppe Dolce, Maria Ferlisi, Davide Giargia, Mario Malandrone, Angela Quaglia, Giorgio Spata, Luciano Sutera e Martina Veneto (ma non Angela Motta che non ha condiviso questa presa di posizione contro il presidente non essendo tra i firmatari), hanno ricordato a Rizzo quali siano le sue prerogative e soprattutto la sua autonomia rispetto alla maggioranza consiliare.
«L’opposizione – evidenziano dalla minoranza – è perfettamente consapevole che il presidente del Consiglio, eletto dalla maggioranza, non sarà mai super partes. Vi è però una netta differenza tra la conduzione del presidente Boccia e l’attuale conduzione di Rizzo. Boccia garantiva una parvenza di neutralità politica e, diligentemente, convocava le riunione dei Capi Gruppo. Rizzo nella sua conduzione dei lavori, oltre a dimostrare di essere totalmente eterodiretto dal sindaco, dimostra di non avere rispetto né per se stesso né, soprattutto, di non avere rispetto per una carica istituzionale importante che, se gestita correttamente, garantirebbe un confronto proficuo tra i consiglieri. Convocare giovedì 22 aprile l’ennesimo Consiglio comunale senza aver preventivamente convocato i Capi Gruppo è l’ennesimo schiaffo all’opposizione, la dimostrazione di non volersi confrontare sulle pratiche giacenti in attesa di essere licenziate a partire dai tanti Ordini del Giorno, come quello della revoca alla cittadinanza astigiana conferita a Mussolini nel 1924. È comodo assegnare la cittadinanza alla Senatrice Segre, deportata ad Auschwitz, e mantenere la cittadinanza all’artefice delle leggi razziali. Il presidente Rizzo, almeno in qualche occasione, dimostri la sua autonomia se vuole essere rispettato».
Interpellato per una replica, Rizzo ha preferito non commentare, sebbene non nasconda la propria disapprovazione nell’essere stato etichettato come “eterodiretto dal sindaco”. «A parte che una volta, con i Consigli in presenza, le riunioni dei Capi Gruppo venivano fatte mezz’ora prima dell’inizio – ricorda Rizzo – e non sempre chi dovrebbe farlo partecipa, tanto per dire che non sono così ambite. Risponderò ai consiglieri durante la prossima riunione ringraziandoli “per la stima” che hanno di me. Posso però dire che si attaccano a qualsiasi cosa».