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Attualità
Politica

La minoranza lascia la votazione in Consiglio comunale: Mussolini resta cittadino onorario di Asti

Su 22 voti necessari per togliere il Duce dall’Albo onorario della Città ce ne sono stati solo 17, tutti di maggioranza

È pesante il dato “politico” dell’ultimo Consiglio comunale di Asti che si è svolto lunedì sera on line. All’ordine del giorno c’era da votare, dopo tanti tira e molla, la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Una pratica faticosa che ha messo in evidenza, fin dal suo arrivo in aula con due ordini del giorno, di maggioranza e opposizione, una netta divisione tra le parti.

Contrapposizione che è rimasta fino all’ultimo con una serie di concause che hanno affossato la pratica per l’ultima volta. Risultato? Benito Mussolini, capo del Fascismo, resterà Cittadino onorario di Asti insieme a Liliana Segre, una delle vittime delle sue Leggi razziali.

Ieri doveva essere votata la pratica nata dopo la delibera di Giunta, che di fatto revocava la cittadinanza al Duce, ma che l’opposizione ha voluto modificare con un emendamento scritto da Luciano Sutera del PD.

Un emendamento che possiamo definire di semplificazione perché, alla fine, quello che non piaceva alla minoranza era ciò che il consigliere Mauro Bosia ha definito «la pappardella di otto pagine della Comunità europea» inserita nel documento originale quale pezza d’appoggio politica a giustificazione dell’atto formale.

Dall’opposizione hanno chiesto di rendere la pratica molto più netta e semplice con la cancellazione tout court del Duce. Che depennare Mussolini, morto e sepolto da tempo, fosse un gesto simbolico l’ha evidenziato la consigliera Angela Quaglia: «È un gesto simbolico che dovrebbe vedere tutti uniti nel togliere la cittadinanza ad una persona che la storia ha condannato, che il popolo italiano ha condannato, che la Costituzione ha emarginato, ma è un gesto simbolico. Mussolini è morto e non protesta neppure più se gli si toglie la cittadinanza».

Però qualcosa non ha funzionato neanche questa volta. La maggioranza, orfana del gruppo di Fratelli d’Italia e del vice sindaco Marcello Coppo, assenti per una riunione di partito, ha rimandato al mettente le proposte di modifica alla pratica mettendola ai voti così com’era.

Una decisione definita «divisiva» dallo stesso Sutera e dagli altri consiglieri di minoranza che non hanno nascosto la propria delusione.

Ma per essere approvata, la pratica avrebbe avuto bisogno di 22 voti, la maggioranza qualificata. Voti che non ci sono stati perché i consiglieri di minoranza, 11 presenti, non hanno partecipato alla votazione lasciando che i 17 voti di maggioranza non raggiungessero il quorum necessario.

«Spiace che la minoranza non voti questa pratica perché avremmo tolto la cittadina a Benito Mussolini: è il risultato che dovevate cercare – ha commentato il sindaco Maurizio Rasero – Questa pratica è arrivata oggi in un modo che non vi piace, ma io avrei guardato al risultato storico. Vi prendete la responsabilità di quello che andate a fare».

La nota stampa della minoranza

Affossata la pratica e con Benito Mussolini che resta Cittadino onorario di Asti, i consiglieri di minoranza Massimo Cerruti, Angela Quaglia, Mauro Bosia, Michele Anselmo, Maria Ferlisi, Luciano Sutera, Mario Malandrone, Giorgio Spata, Davide Giargia, Martina Veneto e Giuseppe Dolce hanno diffuso una nota stampa per spiegare l’accaduto addossandone la colpa alla maggioranza.

Ecco il testo integrale.

«Consiglio Comunale spaccato, questa sera, sulla revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini. Mancava tutto il gruppo di Fratelli d’Italia, così come mancava il vicesindaco Coppo durante la Giunta che ha steso la delibera da portare in Consiglio. Numero dei consiglieri presenti altalenante e, soprattutto,  maggioranza (come quasi sempre accade), silenziosa e in evidente imbarazzo.

Eppure l’argomento era noto. Dall’ottobre scorso, da quando cioè era stata ventilata la proposta di conferire la cittadinanza onoraria alla sen. Segre, la minoranza aveva chiesto che, contestualmente a questa (poi votata all’unanimità) si revocasse quella a Mussolini: nello stesso albo d’onore non potevano comparire, secondo la minoranza, il carnefice e la vittima.

Dopo oltre sei mesi è stata prodotta una pratica, arricchita da un emendamento che lascia molti dubbi storici e politici e che è apparsa, da subito, un tentativo di “cambiare discorso” per non creare tensioni all’interno della maggioranza. La minoranza ha proposto, ancora questa sera, con toni collaborativi, un emendamento che riportasse il ragionamento alla sua essenza: revocare ciò che storicamente e politicamente non è più accettabile in uno stato democratico.

Anche la proposta di questa sera non è stata accolta e la minoranza non ha potuto far altro che abbandonare la riunione per rimarcare il fatto che “occorreva guardare al risultato” e non voler stravincere. Spiace constatare che la maggioranza, anche quei consiglieri che si richiamano a principi liberali e democratici, abbia accettato il ricatto di una componente politica che, strategicamente assente, ha condizionato il risultato. E spiace inoltre considerare che, con tutti i problemi che esistono in città, il sindaco e la maggioranza abbiano fatto perdere così tanto tempo per non arrivarci,  al risultato! D’altra parte è bene si sappia, che per revocare una cittadinanza occorrono 22 voti (che la maggioranza da sola non ha).

Se davvero (cosa della quale col senno di poi ci permettiamo di dubitare) la si voleva davvero revocare, occorreva fare come i Padri costituenti hanno fatto dopo la guerra: un passo indietro per ciascuno per raggiungere un obiettivo comune. Il Consiglio comunale, e il sindaco in particolare, hanno perso un’occasione: quella di dimostrare che di fronte a valori comuni si possono mettere da parte le reciproche bandierine.

Purtroppo la nostra città continuerà ad essere contemporaneamente la città di Mussolini e della sen. Segre».

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