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«La sanità è un diritto, non un profitto: chiediamo un referendum abrogativo»

Raccolte anche nell’Astigiano le firme per chiedere di avviare l’iter del referendum abrogativo regionale che «fermi la privatizzazione»

Saranno consegnate nei prossimi giorni le firme raccolte nell’Astigiano per chiedere di avviare l’iter del referendum abrogativo regionale che «fermi la privatizzazione nella sanità pubblica piemontese».
A promuovere l’iniziativa il Comitato per il diritto alla tutela della salute e alle cure – costituito da sindacati, associazioni di volontariato, organizzazioni professionali, comitati spontanei, pazienti e medici – che ha organizzato banchetti anche a Nizza Monferrato, Canelli e, mercoledì scorso, in piazza Campo del Palio ad Asti.
L’obiettivo è promuovere un referendum per l’abrogazione della legge regionale 1 del 31 gennaio 2012 che consente di adottare le cosiddette sperimentazioni gestionali, cioè la possibilità per le Asl, autorizzate dalla Regione, di costruire società con soggetti privati per gestire i servizi sanitari.
«L’iter – spiega Luca Quagliotti, segretario generale provinciale Cgil, sindacato che fa parte del comitato – prevede due gradini. Primo, la raccolta firme per chiedere la possibilità di avviare la campagna per indire il referendum. Secondo, una volta ottenuta l’autorizzazione, la raccolta di 50mila firme sul territorio regionale per chiedere il referendum abrogativo».
Tre, secondo il sindacalista, le possibilità all’orizzonte: la risposta (affermativa o negativa) da parte della Regione e l’abrogazione della legge da parte della Giunta Cirio indipendentemente dal referendum, «dato che da recenti dichiarazioni sembra che ci siano posizioni orientate in tal senso», afferma.

Le ragioni dell’adesione

«Come Cgil – continua – siamo a favore della sanità pubblica. Innanzitutto perché non ha fini di lucro. In secondo luogo perché la nostra Costituzione affida al settore pubblico il ruolo da protagonista nel garantire le cure ai cittadini. Infine per smettere di finanziare, con le tasse dei cittadini, la sanità privata. Basti pensare che sul territorio italiano il 96% delle cliniche è convenzionato con il pubblico, tanto da ricevere fondi statali».
Quagliotti riflette quindi sulle implicazioni concrete della legge anche nell’Astigiano. «Pensiamo all’ospedale della Valle Belbo – incalza – che è attualmente in costruzione, anche se non si sa ancora quali servizi potrà ospitare. Secondo noi una scelta opportuna sarebbe quella di concentrare in quella struttura i servizi di day surgery, one day surgery e day hospital, per fare in modo che si effettuino interventi chirurgici, come la cataratta, riducendo le liste di attesa. Anche in questo caso il rischio di “inserimento” del privato ci sarebbe. L’unico modo per evitarlo, quindi, è abrogare la legge».
D’accordo Arianna Franco, componente della segreteria Cgil, presente al banchetto in piazza Campo del Palio. «L’obiettivo generale – ha affermato – è sostenere una corretta gestione della sanità che deve essere efficiente, gratuita e universale, “stringendo le maglie” del percorso verso la sanità privata».
«La sanità – hanno aggiunto Tiziana Valente e Gloria Ruffa, volontarie in occasione della raccolta firme – deve essere un diritto e non un profitto. Il nostro obiettivo è difendere la sanità pubblica in un Paese in cui la gente è sfiduciata e rinuncia a curarsi a causa dei costi troppo elevati».

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