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«La scoperta dei nuovi esopianeti? Wow!»
Attualità

«La scoperta dei nuovi esopianeti? Wow!»

L’astrofisico Massimiliano Razzano e l’astrofilo Alessandro Cavalotto, entrambi di Asti, spiegano perché la scoperta della NASA sia così importante per il futuro dell’uomo

«Il mio primo commento è stato: wow! Tutto quello che fino a 20 anni fa si vedeva solo nei film o si leggeva nei libri di fantascienza è diventato realtà e scoprire un sistema di sette pianeti simili alla Terra, di cui tre nella fascia abitabile, cambia la prospettiva di trovare la vita fuori dal nostro mondo». Così l’astrofisico astigiano Massimiliano Razzano, ricercatore al Dipartimento di Fisica “E. Fermi” dell’Università di Pisa, specializzato in astrofisica delle alte energie e fisica delle onde gravitazionali, commenta la rivoluzionaria scoperta della NASA ufficializzata mercoledì sera (ora italiana). Razzano, che oggi lavora ai progetti Fermi-LAT (Large Area Telescope) e Virgo, il progetto europeo che studia le onde gravitazionali, è figlio del sindaco di Penango Sergio Razzano. Quest’ultimo, proprio mercoledì, ha comunicato con lui via sms per avere maggiori informazioni su Trappist 1, i suoi sette esopianeti e quanto questo influirà nella ricerca di vita extraterrestre.

La fascia abitabile

«Tre pianeti sono nella fascia abitabile, quindi potrebbero avere acqua allo stato liquido che consideriamo essere una condizione necessaria per ospitare la vita – spiega Massimiliano Razzano – Ci sono altri studi in tal senso, legati all’analisi dell’atmosfera di questi esopianeti e che dovrebbero indicare qualcosa di più specifico sull’eventuale presenza di forme di vita. Ma, attenzione, quando parliamo di vita bisogna andarci cauti perché ci basiamo sulla nostra esperienza, mentre eventuali forme viventi potrebbero anche essere dei batteri». Insomma, la ricerca degli alieni è solo al primo stadio, ma la scoperta della NASA, una delle più importanti dai tempi di Galileo, cambia le prospettive future per tutti i ricercatori.

«La stella più vicina a noi, dopo il Sole, è Proxima Centauri, ad appena 4,2 anni luce. Il sistema Trappist 1 si trova a 40 anni luce, quindi la luce, che viaggia a 300.000 km/s, ci impiegherebbe 40 anni ad arrivare. Distanze enormi per la mente di un uomo, ma relative se consideriamo l’intero universo».

Ci sono altre Terre?

Soffermandoci ai dati in nostro possesso, nell’universo ci sono quasi certamente migliaia di “Terre” in zone abitabili e quindi possibili mondi che potrebbero ospitare la vita. «Il problema è sempre lo stesso: trovare il carburante adatto per spingere veicoli spaziali che possano raggiungere questi mondi e, una volta arrivati a destinazione, riuscire a frenare» precisa Razzano consapevole che, oggi, ci vogliono da 6 a 9 mesi per raggiungere Marte, quindi migliaia di anni per arrivare a Trappist 1. «Ciò che la NASA è riuscita ad osservare, guardando il cambio di luminosità della stella provocata dai passaggi degli esopianeti, fa parte di un campo pionieristico della ricerca scientifica, ma raggiungere Marte sarà fondamentale per studiare la composizione del pianeta e affrontare un ambiente ostile, dopo aver risolto i grandi problemi legati al viaggio di andata e ritorno». Passino le distanze cosmiche, ma alcuni si chiedono, in primis l’astrofisico Stephen Hawking, se sia saggio far sapere ad eventuali civiltà aliene che noi esistiamo.

«Ormai la frittata è fatta – risponde Razzano – E’ da più di 60 anni che trasmettiamo i programmi televisivi nello spazio, senza dimenticare i segnali radio ancora più datati: per non farci scoprire dovremmo spegnere tutto, ora, ma mi sembra improponibile».

Entusiasmo per la scoperta della NASA anche da parte di Alessandro Cavalotto del Beta Andromeade, il gruppo astrofili astigiano. «Finalmente abbiamo la prova che potrebbero esserci altri mondi abitabili, ma raggiungerli oggi sarebbero come per una formica andare da Asti a Pechino. Per me è una notizia sensazionale, ma è anche necessario porsi con umiltà verso l’universo che, quando lo osservo, mi ricorda quanto siamo infinitamente piccoli rispetto a lui». Anche per Cavalotto la fantascienza è sempre più scienza e meno fiction, con un dubbio: «Certo mi piacerebbe raggiungere questi mondi, ma una domanda la faccio io: se l’uomo riuscirà a raggiungere altri pianeti abitabili, come li tratterà? Come sta maltrattando la Terra?» Una domanda che, da mercoledì, non può più essere ignorata.

Riccardo Santagati

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